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“Città spugna”: l’architettura del futuro per combattere le inondazioni.

Di
Redazione Millionaire.it
21 Settembre 2024

Le alluvioni, frequenti e violente, cui le nostre regioni sembrano continuamente condannate non sono purtroppo un fenomeno isolato Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha causato un aumento significativo delle inondazioni a livello globale, spingendo architetti e urbanisti a cercare soluzioni innovative per rendere le città più resilienti agli eventi meteorologici estremi. Tra queste, spicca il concetto di “città spugna”, un’idea che punta a rendere le aree urbane più capaci di assorbire l’acqua, mitigando il rischio di alluvioni. Al tema il Financial Times ha recentemente dedicato un reportage molto interessante con numerosi esempi virtuosi in giro per il mondo.

 

Il concetto di “Città spugna”

Un esempio rilevante è quello dell’architetta pakistana Yasmeen Lari, che ha sviluppato un programma chiamato “Climate-Smart Eco-Streets” a Karachi, con l’obiettivo di proteggere la città dalle inondazioni attraverso interventi locali come pavimentazioni in terracotta e giardini di tasca che assorbono l’acqua. Questo approccio punta a coinvolgere direttamente le comunità locali e rappresenta una delle prime implementazioni del concetto di città spugna in Pakistan.

Il concetto di “città spugna” è stato popolarizzato dall’architetto paesaggista cinese Kongjian Yu. Quest’ultimo ha adattato tecniche antiche di gestione del paesaggio per applicarle alla pianificazione urbana moderna, utilizzando superfici permeabili, spazi verdi e zone umide artificiali. L’idea ha trovato ampio consenso in Cina, dove è stata adottata dal governo nel 2013 e testata in 30 città pilota. Un esempio significativo è il parco realizzato a Sanya, nell’isola di Hainan, che gestisce naturalmente le acque piovane, riducendo il rischio di allagamenti grazie a terreni a gradoni, paludi artificiali e campi di riso, capaci di trattenere fino a 830.000 metri cubi d’acqua piovana.

 

La cementificazione il vero ostacolo

Tuttavia, uno dei principali ostacoli all’implementazione di questa strategia su larga scala è la dipendenza delle città moderne dal cemento. Questo materiale, diffusissimo nei contesti urbani, non permette all’acqua di infiltrarsi nel terreno, aggravando il problema delle alluvioni. Come spiega Lari, “l’uso eccessivo di cemento nelle città impedisce all’acqua di penetrare nel suolo, provocando inondazioni più gravi”. Soluzioni alternative come pavimentazioni in terracotta, mattoni, ghiaia e asfalto poroso, invece, permettono all’acqua di filtrare lentamente nel terreno, riducendo il rischio di sovraccaricare i sistemi di drenaggio.

Anche altre città stanno adottando strategie simili. A New York, ad esempio, è in corso un progetto per installare sette miglia di pavimentazione porosa a Brooklyn, con l’obiettivo di ridurre il deflusso delle acque piovane. Anche la vegetazione gioca un ruolo fondamentale: piante e alberi non solo assorbono l’acqua, ma migliorano la qualità dell’aria, contrastano il calore estremo e favoriscono la biodiversità. Lari, a Karachi, ha implementato mini foreste urbane utilizzando il metodo Miyawaki, che prevede la creazione rapida di piccoli boschi per ripristinare terreni degradati.

 

I casi europei

In Europa, il concetto di città spugna è stato applicato con successo in città come Amsterdam e Vienna. Ad Amsterdam, il progetto “Resilio” ha portato alla creazione di oltre 12.000 metri quadri di tetti “blu-verdi” su complessi di edilizia sociale. Questi tetti non solo ospitano vegetazione, ma sono anche progettati per trattenere l’acqua piovana, riducendo il rischio di allagamenti. A Vienna, il quartiere Am Seebogen è considerato il più grande progetto di città spugna in Austria, con un sistema di camere sotterranee che raccolgono e conservano l’acqua piovana per irrigare gli spazi verdi durante i periodi di siccità.

Nonostante questi esempi di successo, implementare il modello di città spugna su larga scala presenta sfide finanziarie e pratiche. La sostituzione delle infrastrutture in cemento con soluzioni più permeabili richiede investimenti significativi e un cambiamento nelle normative edilizie. Come osserva Yu, “l’adozione di queste soluzioni implica una revisione dei regolamenti e delle pratiche edilizie, che spesso incontrano resistenze da parte di coloro che sono abituati ai metodi tradizionali”. Tuttavia, città come Berlino, Vienna e Leeds stanno dimostrando che è possibile integrare i principi della città spugna nella progettazione di nuovi quartieri. A Berlino, ad esempio, l’ex aeroporto di Tegel sta subendo una trasformazione da 8 miliardi di euro per diventare un distretto urbano resiliente ai cambiamenti climatici, con soluzioni che includono bioswales e tetti verdi.

Questi interventi non solo aumentano la resilienza delle città, ma coinvolgono i cittadini nella gestione sostenibile dell’ambiente. Secondo Yu, anche le persone possono fare la differenza a livello individuale, adottando soluzioni come tetti verdi, giardini pluviali e sistemi di raccolta dell’acqua piovana. In questo modo, le città spugna non nascono da un unico grande progetto, ma da una serie di piccoli interventi che, insieme, possono rendere l’ambiente urbano più sicuro e sostenibile.

 

 

 

 

 

 

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