Cuba: la storica visita di Obama e le opportunità di business

Di
Lucia Ingrosso
23 Marzo 2016

Ieri la storica visita di Obama a Cuba e le promesse della fine dell’embargo. Molti imprenditori da tempo stanno puntando sull’isola per fare business. Ma da dove iniziare. Lo spieghiamo in quest’inchiesta di Lucia Ingrosso.

Cuba, un arcipelago di 4.200 isolette

Sono 4.200 isolette le isolette che compongono l’arcipelago, ma allo stesso tempo è molto di più. C’è L’Avana, capitale coloniale con oltre due milioni di abitanti (la più popolata dei Caraibi).

Un’ostrica che si sta aprendo agli stranieri

«Il blocco economico continua. Ad abolirlo deve essere una legge del congresso Usa e i tempi sono lunghi. Questo comporta 4,5 miliardi di dollari fra mancati introiti e maggiori spese. Un enorme danno economico, se pensiamo che il Paese conta 11 milioni di abitanti con un reddito procapite minimo. Tuttora sono in vigore leggi penalizzanti. Se una nave tocca un porto cubano, per sei mesi non può approdare negli Usa. Gli atleti cubani che gareggiano negli Stati Uniti, in caso di vittoria, non possono riscuotere il loro premio. Di contro, è un Paese che ha da insegnare: altissima percentuale di votanti, deputati che quando sono in carica percepiscono solo il loro stipendio precedente, una classe politica rinnovata con età media di 44 anni, presenza di donne in parlamento al 49% senza quote rosa. Sanità e istruzione gratis per tutti» spiega Sergio Marinoni, presidente dell’associazione Amicizia Italia Cuba (www. italia-cuba.it). A Cuba tutti hanno l’indispensabile, ma molti se ne vogliono andare. A loro manca la libertà di decidere della propria vita.

Fonte foto utente Flickr Nick Kenrick, https://www.flickr.com/photos/33363480@N05/13831500985/

Perché andarci e perché no?

Il clima è favorevole (tropicale, con temperature comprese in genere fra 20 e 30 °C, anche d’inverno), la gente disponibile e simpatica, i luoghi meravigliosi. «Certo, andare a fare impresa a Santo Domingo e in Costa Rica è più facile. In teoria, bastano 10mila euro per mettere su un piccolo business di noleggio di moto d’acqua per i turisti. O si può anche affittare una casa da destinare a bed&breakfast. Qui non esiste la proprietà privata e le difficoltà sono enormi. Però è uno spazio ancora vergine, una pietra grezza e preziosa da valorizzare. Un insieme di situazioni e posti unici. Quando, fra qualche tempo, il Paese si aprirà davvero, essere già presenti sarà un vantaggio competitivo enorme. Senza contare che si può usare Cuba come testa di ponte per intraprendere in tutto il mercato centroamericano» spiega Galvagno.

Voglio vivere, lavorare, fare impresa o studiare a Cuba. Come faccio?

Per entrare a Cuba serve un Visto turistico, che dura al massimo tre mesi, con proroga per altri tre. In alternativa, se si viene assunti da un’azienda straniera, si può avere un Visto di lavoro, da rinnovare di anno in anno. Il Visto di lavoro è quello che può richiedere anche un imprenditore che avvia un’attività in loco. O un permesso di studio. L’ultima alternativa è quella di sposare un cittadino cubano. Ma attenzione: non tutti i sentimenti sono sinceri e chi mischia affari e amore rischia di fare una brutta fine. «Su 100 che puntano su Cuba, 90 rinunciano quasi subito e solo tre resistono, alla lunga» mette sull’avviso Galvagno.

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Fonte foto utente Flickr, Matteo Artizzu, https://www.flickr.com/photos/25874758@N05/7844776394/

Quali i limiti di chi fa impresa a Cuba? Come superarli?

«A Cuba si è in pieno socialismo reale, seppure in salsa caraibica. La prima difficoltà consiste nella necessità di realizzare una società mista con investitori locali. In secondo luogo, come detto, la proprietà privata non esiste, neanche per i locali. Il Governo può effettuare accordi per l’uso o anche la proprietà, ma a tempo determinato. In terzo luogo, impensabile partire con un piccolo investimento: per intraprendere a Cuba serve un capitale minimo di 100mila euro» avverte Galvagno.

Su quali business puntare?

«Un settore interessante riguarda l’importazione da Cuba di prodotti locali. Per esempio, si potrebbe puntare su chicchi di caffè non tostati, da tostare e poi distribuire in Italia. O anche partire dagli spazi immensi che ci sono a Cuba e riempire il vuoto nel settore del turismo all’aperto (camper e campeggi). Grandi spazi nel turismo in genere, rivolgendosi però agli stranieri che hanno soldi da spendere» osserva Galvagno.

A chi rivolgersi?

Prima di partire (i viaggi e le verifiche sono lunghi e costosi), si consiglia di rivolgersi alle istituzioni cubane (da mettere in conto tempi lunghi) e/o a società di consulenza private. Si segnala Sipor Cuba (www.siporcuba.it, info@siporcuba.it) che, a seconda del grado di complessità, per uno studio di fattibilità chiede fra 2mila e 10mila euro.

› L’ambasciata cubana a Roma organizza periodicamente incontri di presentazione delle opportunità di investimento del Paese. INFO: tel. 06 571724218, embajada@ ecuitalia.it

› Ambasciata italiana a L’Avana (www.amblavana.esteri.it). › Mariel è una zona franca, a 70 km dalla capitale, con un regime fiscale speciale per gli investitori stranieri. INFO: Camera di commercio italo-cubana, www.cc-ic.it

Lucia Ingrosso

(Fonte foto immagine in evidenza, Gem Webb, https://www.flickr.com/photos/62333332@N02/24978982156/)

 

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