Fondazione Milan e la forza dello sport

Di
Lucia Ingrosso
30 Ottobre 2022

L’impegno concreto di un grande club per bambini e ragazzi. Lo sport come strumento di inclusione, motivazione e rinascita.

 

Oltre 12 milioni di euro investiti, 150 organizzazioni finanziate, 210 progetti realizzati in 20 Paesi del mondo. Ogni anno vengono raccolti 800mila euro (con l’obiettivo di arrivare a 1 milione dal 2023) e aiutati 5.000 ragazzi. Sono numeri di tutto rispetto quelli di Fondazione Milan, public charity del gruppo AC Milan, fondata con l’obiettivo di portare avanti iniziative a beneficio della collettività.

C’era all’inizio, nel 2003, e c’è anche oggi Rocco Giorgianni, attuale segretario generale. «Ho cominciato subito dopo essermi laureato in Economia. Qui ho potuto conciliare due passioni: quella per lo sport e quella per la solidarietà e il terzo settore, di cui avevo avuto esperienza anche in precedenza».

Nel tempo, la mission si è evoluta. In principio, le iniziative benefiche riguardavano soprattutto l’ambito della salute. In seguito, è stato lo sport ad assumere maggiore centralità. «Adesso portiamo avanti iniziative più in linea con la nostra identità. A volte tendiamo a sottovalutarlo, invece lo sport ha un grandissimo impatto nel ridurre le disuguaglianze, diminuire il disagio giovanile e favorire l’inclusione sociale. Non solo, aiuta i ragazzi a trovare i loro talenti, anche quelli non necessariamente di tipo sportivo».

 

Rocco Giorgianni, segretario generale Fondazione Milan

«Lo sport ha un grandissimo impatto nel ridurre le disuguaglianze»

 

Giorgianni non nasconde il suo entusiasmo. «Siamo una piccola realtà all’interno di un grande club. Il nostro lavoro è quello di selezionare i progetti e poi trovare il modo migliore per sostenerli. Per tutto il resto, usufruiamo delle professionalità di AC Milan, dall’amministrazione all’ufficio stampa. Ho detto un grande gruppo, ma potrei anche dire una grande famiglia, perché è questo il clima, di amicizia e collaborazione, che si respira». I progetti si collocano in 3 ambiti: Sport for All (lo sport come mezzo di inclusione per giovani con disabilità), Sport for Change (per far crescere il talento dei ragazzi a rischio emarginazione sociale) e Assist (per generare nelle comunità un impatto positivo grazie allo sport). «Le iniziative che seguiamo sono tantissime. Aiutiamo i ragazzi disabili a gareggiare con i normodotati. Ci battiamo contro la dispersione scolastica. Siamo presenti nelle scuole di frontiera e realizziamo strutture sportive nei quartieri problematici. La pandemia, anche a Milano, ha fatto scivolare tante famiglie sotto la soglia di povertà. Ecco che siamo intervenuti anche per portare aiuti alimentari a chi ne aveva bisogno».

 

«Il premio più grande? La gioia dei ragazzi e delle famiglie»

Ma come vengono scelti i progetti da finanziare? «Accogliamo e vagliamo le richieste di associazioni non profit ed enti pubblici. Ogni anno, fra gennaio e febbraio, lanciamo una call. Privilegiamo le richieste che evidenziano chiaramente un bisogno da soddisfare. Dopo aver letto le carte, spesso andiamo a conoscere le persone. Non nascondo che questo è l’aspetto più interessante e motivante del lavoro. È importante che chi ci contatta abbia un buon rapporto con i ragazzi che vuole aiutare. La fiducia è fondamentale, pena l’alto tasso di abbandono» continua Giorgianni.

Ogni anno Fondazione Milan ha un budget preciso: una base importante è fornita dal club. Ma è poi la stessa Fondazione che mette in atto iniziative di raccolta fondi: eventi sportivi, cene di gala, raccolta del 5×1.000, aste online di cimeli, partecipazione a bandi. «La più grande soddisfazione è vedere che impatto hanno le nostre iniziative non solo sui ragazzi, ma anche sulle loro famiglie».

 

Iniziativa Sport for Change, Asha Bhavan Centre, Calcutta.

 

Ma che apporto danno i giocatori e quali sono in prima fila nelle iniziative solidali?

«Nel corso degli anni, ho visto tanti calciatori in prima linea per aiutare gli altri. Se devo fare dei nomi, dico Paolo Maldini e Franco Baresi. Oltre che autentiche bandiere milaniste, sono persone che ci hanno sempre dato una mano. Baresi è venuto anche all’estero, lo ricordo a seguire progetti in Kenya e in Libano. Ognuno fa ciò che può: non sempre essere solidale è semplice. Ricordo, per esempio, calciatori che non se la sono sentita di venire a trovare i bambini in ospedale. Del resto, le modalità con cui possono contribuire sono varie: chi dona una maglia, chi partecipa a uno spot per il 5×1000, chi incontra i ragazzi nelle scuole».

Oggi tutti vorrebbero una delle icone del Milan attuale: Zlatan Ibrahimović. Ma Giorgianni ci spiega perché, anche se meno famoso, Junior Messias può essere un testimonial ancora più convincente. «Lui ha una storia personale e professionale bellissima. Brasiliano, prima di approdare al calcio professionistico, ha fatto tantissimi lavori. È stato scoperto tardi e ha saputo cogliere tutte le opportunità che gli sono state date, fino a vincere lo scudetto quest’anno con il Milan. Ecco che la sua storia permette ai ragazzi di immedesimarsi e avere una motivazione in più».

 

Da Millionaire ottobre

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