«Da Gioia del Colle ad Auckland: la mia burrata ha conquistato i neozelandesi»

Di
Tiziana Tripepi
21 Novembre 2017

Ha 41 anni ma fa il casaro da quando ne aveva 15. Una vera passione per un mestiere che ha imparato in Italia, nel suo paese, a Gioia del Colle (Ba), dove ancora esistono i “mastri casari”, che ti insegnano le ricette del formaggio. Oggi Massimiliano De Caro è titolare a Auckland insieme ad Andrea Galli de Il Casaro, un caseificio che produce mozzarelle, ricotte e burrate che sono distribuite a ristoranti e piccoli negozi di specialità. Un successo, che fa registrare incrementi continui nel business.

Da Gioia del Colle ad Auckland: come hai fatto?

«Avevo 36 anni e da cinque avevo aperto il mio caseificio, il mio scopo era valorizzare il prodotto tipico locale. Un bel giorno un mio compaesano si è presentato da me. Abitava in Nuova Zelanda e voleva aprire un caseificio là. Mi ha chiesto se gli insegnavo a fare la mozzarella. Poi ha visto come lavoravo e mi ha proposto se volessi trasferirmi anche io. La sfida mi è piaciuta. Ho venduto la mia bottega e sono partito».

Come sono stati i primi tempi?

«Con i soldi che avevo mi sono mantenuto 8 mesi. Non sapevo una parola di inglese, ho dovuto impararlo. Ho studiato la qualità del latte: qui l’erba e molto ricca, bisogna alimentare il bestiame anche con il fi eno per equilibrare i sapori. Insieme a questa persona andavo a visitare le aziende agricole. Ma dopo qualche tempo non mi sono più trovato con lui e stavo per tornare in Italia, quando ho incontrato Andrea Galli, un ingegnere italiano che si è offerto di investire su quello che ormai era un progetto. Ha messo 65mila euro, mi ha dato il 60% della società. Lui tiene i conti, io mi occupo della produzione e della ricerca dei clienti. La cosa più difficile è stata ottenere il Visto business».

Come ti sei affermato?

«Ho studiato il mercato per capire a chi potevo vendere le mozzarelle. Ma bisognava anche creare un prodotto che si adattasse al gusto dei neozelandesi, abituati a una mozzarella importata e non amavano un sapore troppo delicato. Il primo test è stato nei mercatini, lì proponevo i formaggi e via via taravo la ricetta. Poi ho contattato gli chef dei ristoranti italiani, con loro studiavamo nuovi piatti a base di mozzarella e burrata. È stato un lavoro lungo, ma alla fine ce l’abbiamo fatta».

Che risultati hai avuto?

«Oggi abbiamo 100 clienti tra ristoranti e negozi di specialità. Tutto quello che guadagniamo lo investiamo per ingrandire l’attività. La nostra scelta è di non andare sulla grande distribuzione e rimanere artigianali. Ma la mia più grande soddisfazione è aver vinto diversi premi in questo Paese e in Gran Bretagna: segno che il mio lavoro sul gusto della popolazione locale non è stato tempo perso».

INFO: www.ilcasaro.co.nz

 

Tratto dall’articolo “Nuova Zelanda. Parola d’ordine: opportunity” pubblicato su Millionaire di settembre 2017. Per acquistare l’arretrato, scrivi a abbonamenti@ieoinf.it

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