Lusso accessibile: le aziende come Geox, Aeffe e Piquadro hanno registrato un notevole incremento dei profitti rispetto agli anni passati
Era l’ormai lontano 2006 quando nelle sale cinematografiche usciva “Il Diavolo Veste Prada”, non una semplice commedia da archiviare tra le tante altre ma un vero e proprio specchio di quella che era la moda negli anni 2000, fatta di lusso e contraddizioni.
Diciassette anni dopo la moda non è più quella di un tempo, anzi marchi un tempo colossi del settore iniziano ad arrancare, questo è dovuto a diversi fattori. Uno su tutti è la mancata capacità di adattamento da parte delle case di moda, che non hanno mai saputo andare in contro ai trend del momento, ma hanno snobbato una sempre più recente richiesta di capi unisex, lontani dall’eleganza classica e con uno stile più sportivo.
I trend più in voga come quello streetwear hanno incontrato sia il benestare di alcune case di moda come Gucci e Prada, sia il malcontento di chi è rimasto legato a canoni di moda più selettivi, come la stessa Anna Wintour, il cui alter ego fu interpretato da Meryl Streep nel film sopracitato, che ha sempre snobbato questa parte della moda sempre più in crescita.
La rottura con la moda del passato e l’avvento del casual wear
Non a caso gli stilisti di oggi non hanno voluto raccogliere l’eredità dei loro predecessori, trovandosi a fronteggiare un sistema in cui oramai stavano stretti. La costante crescita del casual ha contribuito a limare le differenze tra chi si approccia all’acquisto, garantendo la possibilità del “vestirsi bene” a chiunque ne sentisse l’esigenza.
Sull’accessibilità alla moda l’Italia gioca un ruolo particolare, vuoi per cultura, vuoi per il ruolo fondamentale all’interno del settore in cui opera. Nel Belpaese sembra che l’alta moda sai più accessibile, a darne dimostrazione sono dei dati: Geox ha registrato un fatturato di 340,6 milioni nel primo semestre, con un aumento del +29%. Il gruppo Aeffe che gestisce marchi come Alberta Ferretti, Philosophy by Lorenzo Serafini, Moschino e Pollini, ha chiuso i primi sei mesi del 2022 con ricavi pari a 176,5 milioni di euro, ovvero +13,9% rispetto al 2021.
Un altro grande esempio è Piquadro, gruppo bolognese di pelletteria che conta al suo interno i marchi Piquadro, The Bridge e Lancel, ha chiuso con un fatturato di 32 milioni, registrando una crescita del 47,2% rispetto all’esercizio 21-22 (esercizio fiscale che inizia il 1° aprile, ndr), in cui chiuse a 21,8 milioni.
In tema di streetwear, occorre sottolineare come alcuni marchi sportivi abbiamo giocato un ruolo fondamentale per la diffusione del trend, come ad esempio Puma (Kering): il marchio tedesco ha saputo adattare la propria linea con collezioni adattabili anche al quotidiano oltre che ai momenti strettamente sportivi, una scelta che si è rivelata vincente e che ha fatto chiudere il semestre in crescita, con i ricavi che sono aumentati del 53,7%. Arrancano Nike e Adidas, che hanno subito un calo delle vendite, nonostante le prospettive di vendita siano ancora positive.