Cosa ne penseresti dell’idea di fare “niente” per un anno?
Per molti potrebbe non essere possibile, per altri invece non è una scelta praticabile, ma c’è anche chi è riuscito ad organizzarsi per aumentare la propria produttività, con pianificazione e cambio radicale dei ritmi. E questo ‘movimento’ sembra crescere in tutto l’Occidente. Rimane il dubbio se non sia un lusso per pochi.
Niente lavoro, niente email, niente carriera, niente produttività. Per molti, un pensiero del genere potrebbe aver scatenato ansia in passato: il lavoro è status, guadagnare è realizzazione, e essere occupati è un motivo di vanto.
Ma oggi, un anno di pausa sembra sempre più attraente. Negli ultimi anni, infatti, c’è stato un crescente interesse per la “slow living” (vita lenta). Il concetto di #SlowLiving è stato utilizzato su Instagram oltre sei milioni di volte, anche se postare sui social è un po’ in contraddizione con i principi di una vita consapevole e meno digitale.
Le nuove generazioni stanno abbracciando una vita meno frenetica: la Gen Z ha lanciato il fenomeno del “quiet quitting”, ovvero fare il minimo indispensabile al lavoro per preservare le energie per aspetti più importanti della vita, come hobby e relazioni. In parallelo, il concetto di settimana lavorativa di quattro giorni sta guadagnando terreno, segno che la voglia di lavorare meno è trasversale.
Emma Gannon, autrice e podcaster, sa bene di cosa si tratta. Dopo un grave burnout, ha deciso di fermarsi per un intero anno, esperienza raccontata nel suo libro ‘A Year of Nothing’ (Un anno di niente), pubblicato quest’anno e già un successo editoriale. Tuttavia, non si è trattato di una scelta iniziale, ma di una necessità: i sintomi del burnout erano così gravi che Gannon è stata costretta a prendersi una pausa. Durante questo periodo di riposo, si è dedicata a attività semplici come il journaling, il birdwatching, la visione di programmi per bambini e il nuoto in acque fredde.
In passato, Gannon aveva già iniziato a distanziarsi dalla cultura del “girl boss” (donne in carriera) con il suo libro precedente, ‘The Success Myth’, in cui esaminava come il perseguimento del successo non porti necessariamente alla felicità. Ma è stato il burnout a costringerla ad affrontare seriamente l’importanza del riposo.
Oggi molti autori parlano del bisogno di rallentare. Jenny Odell, con il suo libro ‘How to Do Nothing’ (Come non fare nulla), ha legato l’esaurimento mentale all’uso delle tecnologie e dei social media, invitando a riconnettersi con la natura e con se stessi.
L’idea di fare nulla sta diventando sempre più popolare, e non a caso durante la pandemia molti sono stati costretti a rallentare, rendendosi conto che non volevano tornare ai ritmi di prima. Titoli come ‘Niksen’ di Olga Mecking, che esplora il concetto olandese di “non fare nulla intenzionalmente”, hanno risuonato particolarmente durante quel periodo, e oggi l’idea del riposo ha un nuovo valore.
Certo, non tutti gli autori affrontano il tema allo stesso modo: alcuni, come Alex Soojung-Kim Pang, vedono il riposo come un modo per migliorare la produttività, mentre altri, come Katherine May nel suo libro ‘Wintering’, lo considerano fondamentale per la salute mentale e il benessere spirituale.
Tuttavia, c’è una critica comune a questo movimento: molti dei suoi sostenitori appartengono a una classe privilegiata. Gannon stessa ha pubblicato bestseller e continua a guadagnare con la sua newsletter anche durante il suo anno di “niente”.
Questo solleva la questione: cosa succede se il burnout colpisce chi non può permettersi di fermarsi, come chi lavora due lavori solo per sbarcare il lunario?
Gannon riconosce di essere stata fortunata, ma sottolinea che la soluzione sta anche in un cambiamento di mentalità. Anche solo prendersi un giorno o una settimana di pausa può fare la differenza. E ricorda che le cose più semplici e gratuite possono davvero risollevare lo spirito, come una passeggiata o l’acquisto di un mazzo di fiori da pochi euro.
Sebbene il riposo e la vita lenta siano spesso associati a un privilegio, Gannon insiste che tutti possono trarre beneficio da una pausa, indipendentemente dalla situazione economica. E conclude con un monito importante: niente è più prezioso della propria salute.
Sempre che i risparmi te lo permettano.
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