La nomofobia mette in crisi le nuove generazioni

La nomofobia mette in crisi le nuove generazioni

Di
Alessandra Litrico
6 Maggio 2023

Lo smartphone ha rivoluzionato il modo di vivere il presente e i rapporti sociali. Secondo le statistiche, in Italia ci sono più dispositivi cellulari che persone: 80 milioni su una popolazione di 60. Un rapporto Eures mostra come l’82% dei giovani sia a rischio dipendenza e, tra le ragioni, per il 46,9% compare la noia. Inoltre, per l’ente governativo YouGov, il 53% degli utenti di telefonia mobile entra in uno stato di ansia se si accorge di essere senza credito o connessione.

La paura di non essere connessi si chiama “Nomophobia” e colpisce il 90% degli studenti universitari. Ansia e mancanza di controllo della propria vita sembrano essere alla base di questa fobia, correlata anche ai disturbi del sonno. I sintomi sono riconducibili a tachicardia, calo della concentrazione e paura dell’abbandono. Altra caratteristica di una persona nomofobica è legata alla presunta necessità di dover tenere il telefono sempre acceso e di essere reperibile in ogni istante, controllando lo smartphone di continuo per verificare la presenza di messaggi, notifiche e chiamate. La cosiddetta “Sindrome da vibrazione fantasma”, chiamata così dallo psicologo David Laramie.

Il disturbo

Lo smartphone è diventato talmente importante da essere percepito non soltanto come utile, ma addirittura indispensabile. Questo avviene non solo per via delle operazioni che permette di compiere, ma per ciò che lo strumento rappresenta: un ponte per la relazione e la connessione con le altre persone. Da semplice mezzo per telefonare e connettersi online, ha preso possesso delle nostre vite. Non a caso, i social media prevedono impostazioni che, una volta attivate, permettono di limitare il tempo di utilizzo dell’app e persino di bloccare l’accesso all’utente se si supera un certo limite temporale.

La capacità di autoregolarsi è fondamentale e permette di migliorare il proprio benessere digitale, per non cadere vittime della paura e vincere anche la tecnologia, come spiega Claudia Campisi, influencer, psicologa e career coach: “Il suggerimento più importante che mi sento di lasciare è quello di parlare con i nostri ragazzi e instituire una netiquette familiare per un utilizzo funzionale e misurato degli smartphone. Dare l’esempio sarà fondamentale.

È possibile affrontare il tema in modo leggero guardando insieme dei film che raccontano storie di nomofobia per prendere contatto con il problema con un certo distacco che fa sentire protetti, ma che stimoli la riflessione”. L’intervento precoce sul problema è essenziale per scongiurare scenari peggiori. “Bisogna evitare lo strutturarsi di altre fragilità di natura psicologica”, aggiunge la psicologa. “In questo modo, si conservano le competenze relazionali e di socializzazione dei ragazzi, oltre a proteggerli dai pericoli della rete come hikikomori, cyberbullismo e revengeporn”.

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