La provocazione della “città senza uffici”

Di
Paola Pierotti
27 Novembre 2022

Smartworking e nomadismo digitale come driver per il riuso di spazi urbani e la riappropriazione di luoghi apparentemente distanti dall’immaginario lavorativo.

 

La città senza uffici, è un tema provocatorio che stimola visioni inedite sul futuro e sul concetto stesso di città, accendendo i riflettori anche sullo smartworking e sul nomadismo digitale, individuati come driver per il riuso di spazi urbani e per la riappropriazione di luoghi apparentemente distanti dall’immaginario lavorativo. Dalla “città produttiva” alle scelte legate al lavoro da remoto fino al cosiddetto “city quitting”. In che modo la città continuerà a essere il centro nevralgico della produzione economica e culturale? Quali tendenze e immaginari? Come cambierà il tessuto urbano nel momento in cui ci saranno anche lavori fatti da robot e intelligenza artificiale e meno impieghi classici, blue e white collar? Dove lavoreremo e come?

 

 

«Cambiano le esigenze e la qualità di vita urbana» commenta Luca Ballarini, ideatore del festival Utopian Hours di Torino, un laboratorio di idee ed esperienze sulle nuove visioni del futuro urbano «quindi sempre di più dobbiamo essere in grado di affrontare episodi estremi del cambiamento climatico, gli edifici che ereditiamo sono energivori e dispersivi, oltre a creare disconnessione sociale e zonizzazione. La città del prossimo futuro non sarà totalmente officeless, ma dovrà aprirsi a nuove funzioni, nuove forme di mobilità, nuovi mixed use impensabili 50 anni fa».

Ne è esempio il recupero dei cosiddetti Magazzini Raccordati sotto la Stazione Centrale di Milano, spazio che diventerà luogo vitale per uffici ed eventi. «La tendenza è certamente quella di collegarsi ai sistemi di trasporto» dice Giacomo Biraghi, co-direttore del festival Utopian Hours. «La sfida sarà integrare il futuro del lavoro con le nuove tecnologie. Con il lancio della nuova versione del sistema di Metaverso si metteranno in gioco le città in una maniera oggi ancora non immaginabile».

 

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