L’urbanistica non è una moda stagionale. Guarda avanti e affronta le sfide globali. Le risposte di Utrecht, Portland, Melbourne.
Quali concetti di città, di mobilità, di convivenza e di sostenibilità condizioneranno la forma urbana del futuro? E in che modo i nuovi bisogni e abitudini produrranno una nuova domanda di prodotti e servizi immobiliari e sociali?
Le differenze sociali ed economiche si accentuano, la ricchezza si concentra sempre più nelle mani di una fascia di popolazione molto ristretta. In Italia nel 2020 il valore della ricchezza in mano all’1% più ricco ha superato la quota del 70% più povero (Oxfam). Le grandi concentrazioni urbane hanno seguito le numerose fusioni aziendali, l’accorpamento dei servizi e la massificazione delle produzioni. Un processo che oggi mostra drammaticamente la sua insostenibilità.
L’esperienza degli ultimi anni ha reso normali città inadeguate con abitazioni “nido” che garantiscono la sicurezza e la soddisfazione dei bisogni esistenziali minimi. Si aprono grandi opportunità per molti settori, come l’arredo e le costruzioni. La Milano Design Week 2023 ha dimostrato la grande la vitalità creativa di questi settori.
La ricerca di modelli urbanistici e abitativi alternativi è già in atto da molto tempo. Non è un esercizio progettuale interessante, ma utopistico, anzi. Alla luce dei cambiamenti climatici e di possibili futuri rischi pandemici, è già un processo reale, necessario e urgente. Forse sarà la nostra salvezza.
Tutti i servizi raggiungibili a piedi
La città vive un momento di ripensamento globale. Fino ad oggi abbiamo visto affermarsi un’idea di densità estrema, che ha portato alla “gentrificazione” cioè alla trasformazione dei quartieri popolari in zone abitative di pregio e al conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni, con spazi sempre più piccoli.
Oggi emergono proposte in antitesi, come le Città 20 Minuti, dove tutti i servizi sono raggiungibili a piedi con un tempo di percorrenza minimo, come ci mostrano le esperienze di Utrecht (Paesi Bassi) e Portland (Oregon). Anche il Piano di Melbourne, che guarda al 2050, si muove sulla stessa logica, con lo scopo di avvicinare vita privata e lavoro.
Il tema della mobilità è centrale, in triangolo con cambiamento climatico e salute. Su questi temi troviamo oramai una letteratura considerevole e decine di studi sviluppati dai maggiori istituti di ricerca e dalle società di consulenza globale.
Sono cinque i principi che regolano i nuovi criteri urbanistici: connessione, comunità, località, salute e crescita. Nuovi mondi si aprono e con essi nuovi grandi mercati.