Le regioni italiane dove si vive meglio

Le regioni italiane dove si vive meglio

Di
Alessandra Ponti
2 Settembre 2023

Quanto è vivibile l’Italia? Quali sono le città che offrono una qualità di vita migliore? È tutta una questione di preferenze in base alla generazione di appartenenza. GenX e Millennials scelgono l’Emilia Romagna, per i Boomer invece il Trentino Alto Adige sembra essere la destinazione ideale, le giovani famiglia, invece, scelgono la Toscana. A rivelarlo è l’indagine “Qualità della vita” 2023 de Il Sole 24 Ore, giunta quest’anno alla terza edizione. Si tratta di tre indici generazionali calcolati ciascuno su 12 parametri statistici che elencano i servizi offerti lungo la Penisola. Le classifiche, misurano le “risposte” dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute. 

La Romagna si conferma un paese per giovani: sul gradino più alto del podio si posiziona la provincia di Ravenna, seguita da quella di Forlì-Cesena e da Ferrara. Mentre le grandi città metropolitane offrono spesso maggiori opportunità di carriera e cultura, l’alto costo della vita può influenzare negativamente la qualità della vita dei giovani con redditi limitati.

D’altra parte, le piccole province possono offrire un ambiente più accessibile e tranquillo, favorendo così una maggiore soddisfazione personale tra i giovani residenti in queste zone. A confermarlo ci sono i numeri: i ragazzi tra i 20 e i 34 anni sono infatti più soddisfatti nelle piccole province mentre nessuna città metropolitana entra nelle prime 20 posizioni. Anzi, tra le ultime 30 classificate ci sono proprio nove città metropolitane: Napoli (105ª), Palermo (101ª), Bari (88ª), Torino (83ª) e Milano (79ª). “Colpa” anche dei canoni d’affitto inaccessibili. Un esempio su tutte è Roma (104°) penalizzata dall’enorme incidenza dei canoni di locazione: a fronte di un reddito medio annuo di 25.400 euro, affittare un bilocale in una zona semicentrale della capitale costa sui 1.620 euro mensili.

Il nuovo parametro introdotto quest’anno per rilevare la soddisfazione per il proprio lavoro, regala invece il primato a Cuneo, davanti ad Enna. Mentre Verona è la provincia dove la percentuale dei giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, è bassissima (sotto il 10 %). Un dato interessante, che riguarda sia Cuneo sia Verona, è il numero delle start up innovative che proprio in queste due città è cresciuto rispettivamente del 5 e del 4,8 per cento dal biennio 2021/2022. 

Le province del centro e del Friuli Venezia Giulia sono quelle che hanno ottenuto i migliori piazzamenti per quanto riguarda la qualità di vita delle famiglie con bambini. Tra le prime dieci si trovano tre Toscane, tra cui Siena che si posiziona prima davanti ad Aosta. Firenze è quarta, mentre Arezzo chiude la top ten preceduta da Ancona. Anche nelle classifiche dei bambini debuttano nuovi indicatori come la retta media della mensa scolastica, la spesa pro capite dei Comuni per interventi e servizi sociali per famiglie e minori, le competenze numeriche e alfabetiche dei ragazzi di terza media, peggiorate in tutte le province italiane post pandemia. Soprattutto a Crotone, che ha ottenuto l’ultimo posto nella classifica delle “competenze” dimostrate dai ragazzi di terza media in base ai test Invalsi.

Roma, penalizzata dai giovani per la questione degli affitti, ottiene invece il primato nella classifica delle rette delle mense scolastiche per il minore “peso” di queste sul reddito. Mentre Cagliari si distingue in positivo per la presenza di pediatri e Nuoro per spazi abitativi molto ampi. 

Gli over 65 preferiscono la provincia di Trento presente in cinque graduatorie su 12: per la speranza di vita, l’assistenza domiciliare, il trasporto di anziani e disabili, il basso consumo di farmaci per malattie croniche. Ma anche 

il Sud ottiene ben quattro primati: Barletta, Andria e Trani per la minore quota di anziani che vivono soli, Oristano per le biblioteche e Foggia sia per la percentuale di infermieri sia per il modesto ricorso a farmaci antidepressivi. Una classifica, quest’ultima, che trova invece Massa Carrara, Pistoia e Lucca nelle ultime tre posizioni. 

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