Non sembrano più esserci confini per l’intelligenza artificiale. Dopo aver cominciato a rivoluzionare diversi settori, adesso viene anche usata per sviluppare profumi. Sì, proprio così, sembra infatti che i profumi possano essere progettati per innescare risposte emotive, utilizzando ingredienti noti come neuroprofumi – odori che, secondo misure biometriche, suscitano diversi sentimenti positivi come calma, euforia o sonnolenza.
Sono diversi i marchi di bellezza che hanno investito nella tecnologia neuroprofumica. Brand importanti che hanno intravisto potenzialità enormi e la possibilità di rivoluzionare il mercato.
Si parte con l’Oréal che ha collaborato con la società di neurotecnologie Emotiv per creare un'”esperienza” di scelta olfattiva. Oppure gli acquirenti di alcuni negozi Yves Saint Laurent, sparsi per tutto il mondo, che hanno utilizzato un auricolare per creare un elettroencefalogramma – EEG – per scoprire quali profumi li attraessero, con risultati che hanno mostrato come il 95% dei clienti che hanno utilizzato le cuffie abbiano trovato il profumo giusto. O anche Puig, azienda di moda e profumi, che afferma che ci sono volute 45 milioni di letture cerebrali da parte di uomini di età compresa tra i 18 e i 35 anni per perfezionare la colonia Phantom di Paco Rabanne, aggiungendo lavanda e limone alla formula come risultato della propria ricerca. Infine, l’eau de parfum Givenchy Irresistible – l’ultima iterazione della gamma Very Irresistible, un bestseller da 20 anni – che include un estratto di rosa soprannominato “anti-morose”, scelto dopo una ricerca biometrica.
Hugo Ferreira, ricercatore presso l’Istituto di Biofisica e Ingegneria Biomedica di Lisbona, da qualche tempo sta mappando la correlazione esistente tra l’attività cerebrale e la risposta che avviene verso i profumi, provando a costruire un database di neuroprofumi. Quello che lo affascina maggiormente è il senso dell’olfatto: “Con la vista e l’udito puoi immaginare il volto di una persona cara o la tua melodia preferita. È difficile però immaginare un odore, anche se questo può provocare un torrente di emozioni e ricordi”.
Secondo Ferreira questo è dovuto alla struttura del sistema olfattivo. I messaggi provenienti dai recettori vengono inviati tramite il bulbo olfattivo a diverse aree del cervello che controllano tutto, dalla memoria, alla sete, alle reazioni e allo stress: “L’olfatto è il senso più diversificato. Si stima che esistano circa 400 diverse famiglie di geni dei recettori. Tra le altre cose, queste varie connessioni potrebbero spiegare come possiamo “annusare la paura” o “l’odore della vittoria”.
La magia deriva dalla natura stessa del profumo: “Conosciamo tutti l’uso delle fragranze nei cosmetici e nell’aromaterapia, ma queste applicazioni potrebbero incidere sui benefici terapeutici delle molecole odoranti. Il modo in cui il profumo può essere modulato per la salute o per altri scopi sarà in ogni modo uno studio che durerà per diversi decenni”.
Come spesso accade, non tutti sono entusiasti dell’uso dell’intelligenza artificiale nella creazione di profumi. Alcuni critici affermano che potrebbe togliere la creatività e l’abilità artistica dei profumieri che per anni hanno affinato le proprie capacità. Sono anche dubbiosi sul vero potenziale dell’intelligenza artificiale e su come possa davvero catturare la complessità e la sottigliezza delle emozioni e degli odori umani.
Ma siamo alle solite, innovazione contro tradizione. Non ci sarà da sorprendersi però se un giorno avremo la possibilità di fare clic su un pulsante e trovare immediatamente la nostra fragranza ideale.