Melita Martorana, romana, 43 anni, ne aveva 27 quando ha percorso i 20mila km che separano Roma da Auckland. «In Italia avevo perso il lavoro. Sono venuta qui per imparare l’inglese. C’ero stata l’anno prima in vacanza, avevo seguito gli All Blacks nel Tri Nations. Non sono più tornata indietro». Oggi Melita ha due società: una con cui organizza eventi sportivi, un’altra con cui aiuta i giocatori e gli allenatori europei a venire in Nuova Zelanda per migliorare le proprie qualità rugbistiche.
Qual è stata la tua prima impressione?
«Mi sono subito sentita a casa. Ho avuto un senso di libertà, freschezza, rinascita. Tante cose qui si sono avverate e mi hanno cambiato in meglio. Ho avuto la possibilità di studiare e lavorare come dirigente sportivo. Ho un diploma universitario in Communication e una laurea in Sport Management».
Quali Visti hai dovuto richiedere?
«Ho iniziato con un Visitor visa per 6 mesi. Poi ho fatto il Working Holiday Visa per un anno, il Work visa per 7 mesi e la residenza via partnership defacto (perché il mio compagno è neozelandese). Dopo 4 anni, ho ottenuto cittadinanza e passaporto».
Come hai fatto a trovare lavoro?
«Ci sono siti specializzati in lavori nello sport. Per aprire una società, bastano 100 euro e un computer dove registrare il nome. Le tasse inizi a pagarle quando fatturi».
Il costo della vita è alto?
«È aumentato tantissimo. Se 15 anni fa con 30 euro al supermercato mangiavo per un mese, oggi ci cucino un paio di pasti. Il costo delle case è tra i più alti dei Paesi sviluppati».
È vero che la parola d’ordine è opportunity?
«Lo era sicuramente fino a 5-6 anni fa, oggi forse lo è un po’ meno. Però io continuo a dire che se non lavori in Nuova Zelanda è perché non vuoi lavorare, soprattutto per coloro che hanno un Visto che ti permette un lavoro indeterminato».
Tratto dall’articolo “Nuova Zelanda. Parola d’ordine: opportunity” pubblicato su Millionaire di settembre 2017. Per acquistare l’arretrato, scrivi ad abbonamenti@ieoinf.it