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Dove c’è vacanza, c’è impresa

Di
Lucia Ingrosso
17 Maggio 2022

Accoglienza, l’opportunità è per i giovani. Lavorare in luoghi da sogno fra persone in vacanza: l’aspirazione di tanti. Ecco come trasformarla in realtà.

I numeri del turismo in Italia

La pandemia ha dato una spallata al settore, che si sta però riprendendo, grazie ai punti di forza dell’Italia: clima, arte, natura, accoglienza, gastronomia…

1° Paese per siti UNESCO (58) | 5° Paese più visitato al mondo | 7% valore del Pil

1,7 milioni di addetti | 33mila esercizi alberghieri | 185mila esercizi extra-alberghieri

55,7 milioni di turisti nel 2020 (131 milioni nel 2019).

Il turismo punta sui giovani. E la chiave di volta per fare il salto di qualità è la formazione. Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia si è appena impegnato a triplicare il numero degli istituti tecnici per il turismo e a creare in Italia 3 grandi centri di formazione per l’accoglienza. Di recente, è stato firmato un accordo quadro tra Federalberghi e la rete degli ITS per ridurre le distanze tra i bisogni delle aziende turistiche e le competenze dei ragazzi, in modo da favorirne il pronto inserimento nelle strutture ricettive. Nel Paese, si moltiplicano fiere e occasioni di incontro fra domanda e offerta. Ai giovani lavorare nel turismo piace, anche molto. Del resto, a chi non piacerebbe stare in bei posti, a contatto con tante persone felici e in vacanza?

Eppure sempre più spesso gli esercenti si lamentano della difficoltà di trovare personale. Perché? «Professioni come quelle di camerieri e baristi, che poi sono fra le più ricercate, spesso comportano condizioni di lavoro e retribuzioni non ottimali. Inoltre, tanti giovani non le trovano abbastanza creative. Un ulteriore handicap è rappresentato dalla mancata possibilità di gestire il proprio tempo, come avviene invece per altre figure del settore» risponde Isa Grassano, giornalista esperta di turismo e ideatrice del blog amichesiparte.com.

Una recente indagine di Skuola.net ed Elis ci dice alcune cose interessanti sulla GenZ. La prima: il 45% dei ragazzi lavora già durante gli studi superiori, specie durante le pause della didattica. La seconda: la maggior parte sceglie dei lavoretti (camerieri, fattorini, baby sitter…), ma 1 su 7 privilegia occupazioni digital. Ed ecco pronto il ritratto dei nuovi lavoratori nel turismo, pronti a mettere creatività e competenze (tecniche e social) al servizio dei nuovi lavori pensati per (e da) loro.

Identikit dei lavoratori più gettonati

Giovani, entusiasti, positivi, pieni di idee e voglia di fare. Una buona base culturale permette di relazionarsi con clienti di ogni tipo. La conoscenza del territorio è la base per aspirare al ruolo di guide turistiche. Le lingue sono ormai un must have (l’inglese, più almeno un’altra, a seconda della struttura e della destinazione). Essere socievoli (on e offline) aiuta a muoversi bene in Rete e nella vita vera. Competenze artistiche e sportive aprono la strada dell’animazione, nei villaggi come sulle navi da crociera.

Turismo: ecco i lavori “giovani”

«Per gli esponenti della GenZ, nel mondo del turismo si moltiplicano le opportunità di lavoro. Alcuni alberghi di lusso cercano giovani figure in grado di promuovere con entusiasmo le esperienze messe a disposizione dalla struttura e assicurarsi che tutti gli ospiti trascorrano un soggiorno gradevole e senza problemi. Inoltre, li incentivano a condividere le loro esperienze positive sui social e diventano il loro punto di riferimento durante i giorni di vacanza» prosegue Grassano.

Al crescere delle competenze, anche social, le opportunità si fanno più qualificate.

«Sta prendendo piede l’idea che l’hotel non sia più solo un luogo di passaggio, ma anche uno in cui incontrarsi e socializzare. Per questo un’attività nuova nel settore è quella del connector. In pratica, si tratta di curare la presenza online e sui principali social delle singole strutture. Bisogna saper confezionare testi attraenti, ma anche ideare avventure per gli ospiti, creare un calendario di eventi, organizzare party, mostre d’arte o attività sportive. Diverse catene alberghiere stanno mettendo in campo questa figura, come The Student Hotel» prosegue Grassano.

Alza l’asticella Stefano Civiero, esperto di comportamento del consumatore e autore del libro Neuromarketing per il turismo online (Flaccovio). «Le strutture ricettive si sono rese conto che il Web è una grande fonte di fatturato. Perciò hanno capito che devono curare la loro comunicazione online almeno quanto quella offline. Questo apre grandi opportunità per tutte le professionalità legate alla verifica  dell’usabilità e dell’efficacia dei siti. E così avranno sempre più lavoro figure legate all’user experience design, cioè alla progettazione di siti in grado di soddisfare le aspettative del cliente e convincerlo all’acquisto. Nel settore turistico questo è particolarmente importante, visto il ruolo centrale delle emozioni».

«Chi è appassionato di social può proporsi anche come social media sitter, cioè curare i profili social degli ospiti mentre si rilassano in vacanza. Ormai sono molti i turisti che, specie nella fascia più giovane, scelgono i luoghi di vacanza in base alla loro “instagrammabilità”».

Spunti & strumenti

Dritte e indicazioni per orientarsi nel mondo dei nuovi lavori turistici:

Chi ama la sostenibilità può formulare una proposta rispettosa dell’ambiente. Da leggere: Ripensare il futuro del turismo. Verso la destination sustainability, di A. Miotto e S. Marchioro (Franco Angeli).

Chi ama le parole può mettere le sue abilità al servizio dello storytelling turistico. Da leggere: Il turismo come discorso. Generi e testi dal racconto al web, di Donella Antelmi (Audino).

Chi ama la natura può scegliere un’attività in campagna. Da leggere: Modelli di turismo rurale nel mercato extra-alberghiero. Realizza il tuo business in campagna, di Pietro Isolan (Flaccovio).

Chi ama il vino può unire turismo ed enogastronomia. Da leggere: Marketing del vino, di Slawka G. Scarso (Edizioni LSWR).

Professione: travel blogger

Trasformare la passione per il viaggio in un business di successo. È il sogno di tantissimi. Uno su mille ce la fa. Qualcuno riesce a farne un secondo lavoro e portare a casa un reddito integrativo. «Per il momento, riesco a viaggiare riducendo drasticamente le spese. In prospettiva, conto di trasformarla nella mia principale attività lavorativa».

A parlare così è Fabio Petrucci, in arte GoMoro, 34 anni, travel blogger con oltre 12mila follower su Instagram.

«Tutto comincia a fine 2015, quando metto le mie passioni per il videomaking e i viaggi al servizio anche degli altri. L’esperienza di viaggio è il cuore, ma poi conta anche la capacità di raccogliere materiale (foto, video e testi). E produrre contenuti interessanti e utili. Per conquistare i follower, conta la qualità. Per attirare gli sponsor, a volte, più della qualità conta il numero di follower. La verità è che serve tanta costanza. E preparazione. Prima di partire per un viaggio, mi documento molto bene. Una volta lì, lascio spazio all’intuizione. Ma le immagini giuste arrivano solo se hai un occhio preparato» spiega lui.

La fonte principale del guadagno dei travel blogger è la sponsorizzazione di strutture e località turistiche. Ma c’è anche chi monetizza con articoli, servizi fotografici, libri, podcast. A fare la differenza, spesso, è la capacità di differenziarsi e trovare una lente di osservazione originale. Di certo l’ha trovata Giovanni Arena, 26 anni, oltre 1 milione di follower su TikTok, specializzato in viaggi low cost e autore del libro Benvenuti in economy class. Le mie avventure da 9,99 per viaggiare in giro per il mondo (Mondadori). Punto di riferimento per tutti è l’Associazione italiana travel blogger, travelbloggeritalia.it

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