Fabi: Criptovalute in Italia, un mercato in forte crescita, ma non privo di rischi
Le criptovalute continuano a guadagnare terreno tra gli italiani, con un mercato che nel giugno 2024 ha raggiunto i 2,22 miliardi di euro, in crescita del 64% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati diffusi dalla Federazione autonoma bancari italiani (Fabi), sono 1,35 milioni gli italiani che hanno deciso di investire in criptovalute, con una spesa media di circa 1.600 euro. Questa tendenza riflette un fenomeno globale: il valore complessivo del mercato delle criptovalute è salito a 3.000 miliardi di dollari, con un incremento significativo rispetto ai 1.680 miliardi registrati a inizio anno.
Bitcoin al vertice del mercato globale
Tra le migliaia di criptovalute presenti sul mercato, i Bitcoin si confermano i più diffusi, rappresentando il 60% del valore complessivo, seguiti da Ethereum con il 13%. Tuttavia, il mercato delle criptovalute rimane una realtà di nicchia se confrontato con i mercati finanziari tradizionali, che vantano una capitalizzazione di 112.000 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti guidano la classifica mondiale con il 16,58% del mercato, seguiti da India e Brasile.
Un mercato volatile e poco regolamentato
Nonostante la crescita, il mercato delle criptovalute presenta caratteristiche che lo rendono altamente rischioso. Non essendo emesse da autorità centrali riconosciute, le criptovalute non hanno corso legale né offrono garanzie istituzionali. In caso di frodi o fallimenti delle piattaforme che le gestiscono, gli investitori rischiano di perdere interamente i loro capitali, senza possibilità di tutela legale.
La volatilità è un altro aspetto critico. In Italia, il valore complessivo delle criptovalute è passato da 1,35 miliardi di euro a giugno 2023 a un picco di 2,9 miliardi nel primo trimestre 2024, per poi ripiegare a 2,2 miliardi a giugno dello stesso anno. Queste oscillazioni, che possono raggiungere il 92% in pochi mesi, rappresentano un elemento di forte incertezza per gli investitori.
Chi investe e come
Il mercato italiano delle criptovalute è dominato dalle persone fisiche, con i Millennials (circa il 37% degli investitori) a guidare la classifica. Nonostante rappresentino una quota numerosa, i loro investimenti valgono circa il 39% del totale, mentre gli investitori tra i 40 e i 60 anni, pur essendo il 28%, detengono il 49% del controvalore complessivo. Nel primo semestre del 2024, sono state effettuate operazioni di conversione per un controvalore di quasi 2,8 miliardi di euro, con una media di 9 transazioni per cliente.
I rischi operativi e la necessità di regolamentazione
Tra i principali pericoli, spiccano i rischi di natura operativa legati alla sicurezza informatica. Le piattaforme che gestiscono le criptovalute sono spesso bersaglio di attacchi hacker, con conseguenti perdite totali per gli utenti. Inoltre, una parte significativa del mercato italiano sfugge al controllo delle autorità, poiché molti investimenti vengono effettuati su piattaforme non registrate in Italia, rendendo il fenomeno ancora più difficile da monitorare.
L’importanza di educazione e regolamentazione
Secondo il Segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, è essenziale che chi investe in criptovalute comprenda appieno i rischi associati. Le criptovalute non sono valute tradizionali, ma strumenti speculativi non regolamentati. Questo implica che, in caso di perdite, non esistono meccanismi di protezione per gli investitori. Sileoni sottolinea la necessità di un’informazione chiara e trasparente, accompagnata da una maggiore educazione finanziaria per consentire ai cittadini di gestire consapevolmente i propri investimenti.
“Non demonizzo le innovazioni, ma serve un quadro normativo solido che garantisca maggiore sicurezza agli investitori,” ha dichiarato Sileoni. Le criptovalute rappresentano una frontiera affascinante e controversa dell’economia digitale, ma per trasformare i rischi in opportunità è indispensabile accompagnare questa rivoluzione con regole eque e trasparenti.
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