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Foto Apple

Essere Tim Cook, tutti i segreti del Ceo di Apple

Di
Lucia Ingrosso
20 Novembre 2019

Ritratto dell’uomo che, raccogliendo l’eredità impossibile di Steve Jobs, è riuscito a rendere la Mela ancora più verde

Timothy Donald Cook, meglio noto come Tim Cook, ingegnere, gay dichiarato, quasi 59 anni, nel 2011 accetta un incarico da far tremare i polsi: succedere a Steve Jobs, imprenditore carismatico e iconico, alla guida della Apple. Il mercato e i media non la prendono bene. Perché Apple è spacciata è il titolo di un editoriale dell’Huffington Post. La prima uscita pubblica è imbarazzante. Afferma: “Sono entusiasta” ma dimostra il contrario: è sciatto, dimesso, imbarazzato. Nei mesi, seguono passi falsi, licenziamenti, insuccessi. Poi la vicenda prende tutta un’altra piega. Negli otto anni di Cook, la Apple inanella successi. Oggi il valore delle azioni è triplicato, l’azienda è la prima al mondo con una capitalizzazione di un trilione di dollari ed è diventata più etica, green, all’avanguardia. «Figlio di un operaio navale e di una casalinga dell’Alabama, Cook non ha sbagliato nulla. Con la sua pacatezza, la sua genuina umiltà e la sua forza tranquilla ha difeso l’eredità di Jobs, portando Apple a nuove vette e attuando i necessari cambiamenti con intelligenza e senza traumi» (Al Gore).

Ecco le sue scelte, raccontate nel libro Tim Cook. Il genio che ha cambiato il futuro di Apple, di Leander Kahney (Sperling&Kupfer).

1. Voler essere Tim Cook, non Steve Jobs. «Sapevo che l’unica persona che posso essere è la persona che sono. Ho cercato di essere il miglior Tim Cook possibile».

2. Impegno, al primo posto. «Chi cerca di ottenere successo senza un duro lavoro alla fi ne inganna se stesso e quel che è peggio è che inganna gli altri». È il primo ad arrivare, instancabile nelle trasferte, indifferente al jet lag, l’ultimo ad andare via.

3. Leadership “tranquilla”. «Non grida e non urla (come faceva Jobs, ndr). È calmo e posato, ma ti tempesta di domande. Ed è meglio conoscere le risposte» ha detto il manager Apple Greg Joswiak.

4. Fiducia allo staff. Cook si fida dei collaboratori a cui dà la possibilità di prendere decisioni autonome, favorendo creatività e leadership.

5. Ironia, cameratismo, porte sempre aperte. Tim Cook è uno che accoglie e favorisce il dialogo con colleghi, clienti e fornitori.

6. Beneficenza. A differenza di Jobs, Cook destina milioni di dollari per istruzione, sanità, cause civili.

7. Miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Affermando «abbiamo a cuore ogni operaio lungo la nostra catena di distribuzione, in tutto il mondo», Cook avvia iniziative concrete per far stare bene i lavoratori. Non solo, si impegna per la parità di genere, i diritti di donne e minoranze.

8. Sostenibilità. Un impegno concreto su vari fronti, dalle energie rinnovabili all’impatto zero.

9. Innovazione e diversificazione. Dall’Apple Watch all’auto a guida autonoma.

10. «Tim è una star, ma non si comporta mai da star. Si comporta come Tim» dice Joswiak. Nel 2014 fa coming out. «Sono orgoglioso di essere gay, lo ritengo uno dei doni più grandi che Dio mi abbia fatto».

Tratto da Millionaire di ottobre 2019. 

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