Le stampanti 3-D rappresentano per molti la vera rivoluzione tecnologica dei prossimi decenni.
Dall’industria aerospaziale, a quella automobilistica (per realizzare modelli e pezzi sofisticati di veicoli) fino alla medicina (per protesi), disparati sono i campi di applicazione di questa straordinaria invenzione.
Per approfondimenti: “Una stampante che rivoluzionerà il mondo”
Oggi anche l’architettura intende sfruttarne le potenzialità con il lavoro di scienziati, come Khosheniv ed Enrico Dini, da anni all’opera per creare la prima stampante 3-D, in grado di riprodurre una casa.
Tuttavia, malgrado i loro sforzi c’è ancora un solco tra la fase di design e di realizzazione, soprattutto a causa delle dimensioni colossali che un tipo di “stampante 3-D per case” dovrebbe avere.
Un’impasse che potrebbe – condizionale più che mai d’obbligo in questi casi – essere superata grazie al progetto, Protohome, che lo studio di ricerca e design, Softkill, ha presentato alla fiera dedicata alla tecnologia di stampa in 3-D, tenutasi a Londra lo scorso 21 ottobre.
Per entrare nell’ottica di “Protohome”, bisogna uscire per un attimo dall’idea di solidità che associamo ai modelli architettonici.
La Protohome, infatti, è progettata per essere realizzata non con mattoni e cemento, ma tramite una speciale sostanza fibrosa superleggera che, grazie ad un algoritmo, imita il modello di crescita delle ossa nel corpo umano.
Secondo il progetto della Softkill, il materiale utile alla costruzione dell’edificio, sarà stampato in 31 sezioni diverse, per essere trasportato e assemblato sul posto.
I vantaggi – promettono i designer – saranno molteplici:
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- La leggerezza del materiale fibroso in fase di trasporto
- La riduzione nei tempi di costruzione
- La fase di assemblaggio che grazie alle fibre non richiederà l’aggiunta di materiale adesivo
- Riduzione degli sprechi di materiale con un generale efficientamento dei costi
Molte le riflessioni e le critiche che la Protohome, sta generando sul web da quando l’idea è stata resa pubblica.
“Grande design per il set di un film horror, ma sembra un posto terribile per viverci. E poi come si pulisce?” scrive Mark, sul sito di Inc.com che per primo ha presentato Protohome.
E poi c’è chi come Elison ritiene il progetto “solo una provocazione e non il design di una casa reale”.
Qual è la vostra opinione a proposito?
Giancarlo Donadio