Partito dal cuore dell’India con una valigia piena di sogni, è diventato il nuovo re della Silicon Valley. Si chiama Sundar Pichai. Entrato in Usa grazie a una borsa di studio, è approdato a Google, dove in 12 anni ha fatto una carriera staordinaria. È un Ceo low profile, ma è il più pagato al mondo. Ce l’ha fatta, grazie a un mix incredibile di umiltà, determinazione e competenze.
«Ci sono uomini e donne molto potenti nel settore tech. Sono fortunato a far parte di questo mondo. Ma questo non significa che penso di essere una persona potente». Si chiama Sundar Pichai, ha 46 anni, è l’uomo a cui Larry Page e Sergey Brin hanno affidato la guida di Google. Indiano, arrivato in America per una borsa di studio, è diventato l’uomo più potente della Silicon Valley. Gentile, pacato, è un Ceo low profile. Non ha niente a che vedere con i personaggi leggendari di questa parte di mondo. Non assomiglia a Steve Jobs, Mark Zuckerberg o Jeff Bezos. Eppure è tra i Ceo più pagati: il suo stipendio ammonta a 142 milioni di dollari l’anno. Appassionato di tecnologia, ha metodo, visione e strategia da vendere. È ambizioso, intelligente, talentuoso. È un nerd, con una capacità incredibile di prevedere il futuro. Larry Page il giorno in cui lo ha presentato al mondo, ha dichiarato: «Ha una profonda esperienza tecnica, grande occhio per il prodotto e fantastiche capacità imprenditoriali. Questa rara combinazione lo rende un grande leader».
Umili origini, istruzione eccellente
Indiano, figlio di un ingegnere e di una stenografa, è nato e cresciuto nella regione Tamil Nadu. Ha vissuto la sua infanzia come tantissime famiglie in India all’inizio degli anni 70, in un modesto appartamento di due stanze. Dorme con il fratello in soggiorno. Non ha un telefono, il televisore né l’automobile. Eppure nonostante le condizioni modeste, Sundar è un ragazzo fortunato. Perché ha accesso all’istruzione: i suoi genitori lo iscrivono a una scuola eccellente. Viene mandato all’Indian Institute of Technology Kharagpur, un’università prestigiosissima a livello asiatico. «Mio padre e mia madre hanno fatto quello che fanno tanti genitori. Molti sacrifici e hanno usato gran parte del loro reddito per assicurare ai loro figli un’istruzione» ha dichiarato a Bloomberg.
Si laurea in Ingegneria meccanica in tempi record. Titolo di studio e talento gli permettono di vincere una borsa di studio a Stanford, in Silicon Valley, l’università dove si sono laureati, oltre che i fondatori di Google, anche 21 premi Nobel. È il 1993. Sundar parte dall’India con una valigia piena di progetti. I suoi puntano a una carriera accademica, ma Stanford è troppo vicina al mondo delle startup per permettere ai suoi allievi più brillanti di vivere ai confini delle biblioteche. È uno studente talentuoso, si fa notare, vince premi. «Ho sempre amato la tecnologia e sono cresciuto sognando la Silicon Valley. Leggevo tutto quello che potevo su questo mondo, ascoltavo le storie che mi raccontava mio zio ma non pensavo di andare così lontano» ha dichiarato a Business Insider.
Il suo primo lavoro, poi arriva McKinsey, infine Google
Il suo primo lavoro è in un’azienda all’avanguardia nell’industria dei circuiti integrati. Si chiama Applied Material, Sundar ci arriva seguendo le orme di uno dei suoi insegnanti. Passa poi nella multinazionale di consulenza McKinsey & Company. E qui impara tutto. Quando esce è un manager straordinario. «Sundar è capace di dire le cose che direi io. E spesso lo fa meglio» ha confermato Larry Page.
Arriva a Google nel 2004, quando Microsoft era ancora il nemico numero uno da battere. Il suo primo incarico non è semplice: deve “pestare i piedi” a un uomo come Bill Gates. Sundar inizia a lavorare in silenzio. Dopo poco tempo, ecco la sua prima conquista: lancia la barra degli strumenti Google Toolbar, la funzione che ha permesso di fare ricerche direttamente dal browser senza andare sulla pagina di Google. E nel 2008 proprio mentre Microsoft cerca di ottimizzare Internet Explorer per rendere più difficile agli utenti accedere a Google, Pichai decide di lanciare il browser Google Chrome. Le difficoltà? Infinite. Il debutto? Un fiasco. Ma lui continua a lavorare in silenzio, con un piccolo team, credendo fermamente nel suo prodotto. «Non devi aver paura di correre dei rischi. Anche il fallimento fa parte del processo che ti porta avanti» dichiarerà in quegli anni.
È l’uomo che ha inventato Google Chrome
Nel 2012 Google Chrome diventa il browser numero 1 del mondo. La sua reputazione cresce sempre più all’interno di Google. In questi anni si conquista definitivamente la fiducia di Larry Page ed entra a far parte di quello che viene chiamato “L team”, il team esclusivo che fa riferimento direttamente a Larry. «Sundar ha talento per la creazione di prodotti che sono tecnicamente eccellenti e facili da usare. In più è un uomo che ama le grandi scommesse. Prendete Chrome, per esempio. Nel 2008, la gente si chiedeva se il mondo avesse davvero bisogno di un altro browser. Oggi Chrome ha centinaia di milioni di utenti felici e continua a crescere rapidamente grazie alla sua velocità, semplicità e sicurezza» ha dichiarato Page anni dopo.
L’apertura dell’articolo di Millionaire dedicato a Sundar Pichai
Mix incredibile di umiltà, determinazione e competenze
Intanto il capo di Pichai, Marissa Mayer passa a Yahoo!. Molti manager in posizioni strategiche vengono licenziati. Andy Rubin, capo di Android, si dimette (anche se i rumors dicono che sia stato messo da parte). A Pichai viene affidata anche la direzione di Android. Fino a quel momento, Android era gestito in maniera separata da Google. Con Pichar la divisione si è integrata completamente. Tutti iniziano a vederlo come il Ceo del futuro. Il segreto del suo successo? Un mix incredibile di umiltà, determinazione, competenze. Imperturbabile, concentrato, è capace di prendere decisioni difficili. Con lui Google punta a trasformarsi da motore di ricerca a intelligenza artificiale pura. «Viviamo in un’epoca esaltante. Affrontaremo sfide globali con strumenti sempre più intelligenti. Il machine learning e l’intelligenza artificiale stanno cambiando non solo il mondo dei computer, ma anche il modo in cui noi affrontiamo problemi che non siamo mai stati in grado di risolvere prima» ha dichiarato Pichai, che sull’intelligenza artificiale punta tutto.
Follia? Fantascienza? «Abbiamo fatto un sacco di cose che sembravano folli al momento. Molte di quelle cose folli hanno ora più di un miliardo di utenti, come Google Maps, YouTube, Chrome e Android. E non ci siamo fermati lì. Stiamo ancora cercando di fare le cose che gli altri considerano pazzi, ma noi siamo super eccitati». E per farle Sundar sembra proprio l’uomo giusto.
Estratto della storia di Sundar Pichai, di Eleonora Chioda, pubblicata su Millionaire di febbraio 2017.