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620 Passi: la birra artigianale italiana che va in crowdfunding

Di
Luca Francescangeli
15 Settembre 2022

Una startup con una proprietà “diffusa” e che oggi produce 5 tipi di birra per un totale di 2.500 ettolitri l’anno

La birra condivisa piace e sta raccogliendo soldi in crowdfunding. Parliamo di 620 Passi, birrificio italiano fondato nel 2019 a Gorgo, una frazione del comune friulano di Latisana, meno di 15mila anime. L’idea è partita da un gruppo di amici che, nel 2016, voleva autoprodurre la birra da vendere nel bar del paese, il 620 Passi appunto.

A distanza di circa 6 anni, quell’idea è diventata una startup con una proprietà “diffusa” e che oggi produce 5 tipi di birra per un totale di 2.500 ettolitri l’anno. Una cifra che si punta a raddoppiare nel 2023.

Alla guida della società c’è Andrea Menegon, amministratore delegato, con una carriera di oltre 10 anni spesa all’interno di Heineken, in Italia e all’estero: «Con 620 Passi sono tornato a casa, nel mio Friuli, lavorando su un progetto di vera birra artigianale. La nostra ispirazione è il successo del birrificio scozzese BrewDog: esistiamo e produciamo seguendo il loro stesso modello condiviso. Proprio per questo, con l’attuale aumento di capitale, vogliamo arrivare ad almeno 500 soci».

 

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La seconda campagna di crowdfunding

Il birrificio 620 Passi è alla sua seconda campagna di crowdfunding. Infatti, già nel 2020, la startup aveva raccolto, sempre sulla piattaforma CrowdFundMe, circa 300mila euro per l’avvio dello stabilimento. L’attuale campagna di crowdfunding ha già raccolto più di 100.000 euro in meno di un mese e punta a una soglia massima di 400.000.

L’operazione rientra all’interno di un complessivo aumento di capitale da 1 milione di euro, aperto sia a privati sia a investitori professionali e istituzionali. Come nel caso di Friulia, la finanziaria regionale del Friuli-Venezia Giulia, che ha appena investito 500.000 euro, di cui 300mila per l’aumento di capitale, più un prestito per altri 200.000 euro.

«L’avvio di un birrificio è un’attività molto costosa. Per questo siamo tornati a raccogliere fondi a distanza di circa due anni» spiega ancora Andrea Menegon. «Nello specifico i soldi raccolti ci permetteranno di finanziare i lavori previsti per lo sviluppo del nostro stabilimento a Gorgo di Latisana, di acquistare due fermentatori di grandi dimensioni e di fare nuove assunzioni».

E, con riferimento al futuro, continua: «Puntiamo a diventare un marchio conosciuto e apprezzato in tutta Italia entro i prossimi 3-5 anni. Una strategia di espansione che parte dal Nord-Est per poi allargarsi a macchia d’olio su tutto il mercato nazionale. Il nostro modello di birrificio condiviso, primo caso in Italia, è studiato per sostenere lo sviluppo industriale in tempi stretti: il piano prevede di generare EBITDA positivo già dal 2023, con un’ambiziosa curva di fatturato negli anni successivi».

D’altronde, il mercato della birra è in crescita, dopo la batosta rimediata nel 2020 a causa dell’emergenza Covid. Secondo gli ultimi dati di Assobirra, infatti, il 2021 ha registrato un record nel consumo pro capite: in Italia sono stati bevuti 35,2 litri di birra a testa. Nel 2020 il “birrometro” si era fermato a 31,7 litri. Insomma talvolta bere e investire possono stare nella stessa frase. Purché entrambe le cose vengano fatte con oculatezza.

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