ugo biggeri banca etica

«Diamo credito a chi produce valore sociale e ambientale»

Di
Tiziana Tripepi
16 Febbraio 2021

Si può creare una banca che dà credito solo a imprese e organizzazioni capaci di produrre valore sociale e ambientale. Nel campo della cooperazione sociale, internazionale, dell’ambiente e della società civile. L’ha fatto un gruppo di persone, che nel 1999 ha dato vita a Banca Etica, (17 filiali oggi). Tra loro Ugo Biggeri, presidente dal 2010 al 2019, e oggi presidente di Etica Sgr.

Perché avete deciso di creare Banca Etica?

«All’inizio degli anni 90 era cresciuto un movimento di opinione che affermava di non voler più servirsi di banche coinvolte nel commercio di armi o che investissero in attività nocive per la salute e il Pianeta, come l’estrazione di petrolio e carbone. Inoltre in quegli anni le organizzazioni senza scopo di lucro facevano fatica a ricevere credito. Così abbiamo voluto creare una banca che da una parte fornisse trasparenza ai correntisti, consentendo di sapere esattamente dove andava a finire il loro denaro, e dall’altra fosse disposta a dare credito a realtà non profit».

Come avete fatto?

«Per prima cosa abbiamo creato una cooperativa, la “Cooperativa verso la Banca Etica”, che aveva l’obiettivo di raccogliere il capitale sociale minimo (a quei tempi era 6,5 milioni di euro) per chiedere alla Banca d’Italia l’autorizzazione per creare una banca popolare e cooperativa, cioè di proprietà di tanti piccoli azionisti e non di pochi. Dal 1994 al 1998 si sono riuniti in maniera spontanea migliaia di cittadini, che potevano versare anche poche decine di migliaia di lire a testa (un’azione valeva 50mila lire). Il primo sportello è stato aperto a Padova nel 1999».

Quali le differenze con una banca “normale”?

«Banca Etica offre tutti i servizi finanziari necessari a persone, famiglie, organizzazioni e imprese. La differenza immediata è che dal sito della banca si possono visualizzare tutti i finanziamenti erogati alle persone giuridiche: in Italia non lo fa nessuno. L’altra differenza sta nel modo in cui valutiamo a chi dare credito: alla tradizionale valutazione economica sulla sostenibilità e redditività del prestito, affianchiamo una valutazione socio-ambientale (per la quale ci siamo dotati di precise metodologie) tramite cui cerchiamo di misurare gli impatti ambientali e sociali dei progetti che andiamo a finanziare. Inoltre alcuni settori controversi sono esclusi a priori, tra cui le fonti fossili, le armi, il tabacco».

Finanziate anche startup?

«Certo, tra queste: Verde21, progetta e vende macchine per la produzione e l’accumulo di energia termica ed elettrica. The Sea Opportunities, che fornisce tecnologie sottomarine. O Radiomotive, incubata in Como-Next, che si occupa di IoT e sicurezza. Siamo molto orgogliosi anche dei tanti finanziamenti che facciamo ai Workers Buyout, aziende fallite recuperate dai lavoratori che si costituiscono in cooperativa e ricomprano l’azienda salvando i propri posti di lavoro e la produttività. Un esempio è la bellissima storia della Bontempi».

Quali soddisfazioni?

«Le soddisfazioni sono nel vedere un’utopia che si avvera: Banca Etica sembra un ossimoro e invece oggi è sul mercato da 21 anni, impiega più di 300 lavoratori e lavoratrici, è diventata un Gruppo Bancario con una Fondazione Culturale e una società di gestione del risparmio. La soddisfazione è nel vedere quanto risparmio raccogliamo (quasi 2 miliardi per Banca Etica cui si sommano 5 miliardi di patrimonio in gestione di Etica Sgr) e quante belle realtà riusciamo a finanziare con quel risparmio: imprese sociali che creano green jobs, occupazione in settori ad alto valore aggiunto come i servizi di cura alle persone, la protezione del Pianeta, la cultura, la cooperazione. Fino a 10 anni fa ci consideravano eretici della finanza, oggi quasi tutte le banche usano la nostra terminologia: finanza sostenibile, social bond…».

INFO: www.bancaetica.it

Tratto dall’articolo “I sostenibili” pubblicato su Millionaire di novembre 2020. 

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