business settore 2020
Illustrazione di Ramona Iurato (pubblicata su Millionaire di dicembre-gennaio 2020)

Business: dal food ai robot, ecco i settori caldi del 2020

Di
Tiziana Tripepi
26 Febbraio 2020

Fintech, beauty tech, robotica. Ma anche cibo, cura, rispetto degli animali. Ecco i trend su cui puntare nel 2020

1. Pagamenti digitali: il telefono diventa bancomat

Se il fintech in generale è un settore in grande sviluppo, è sui pagamenti che ci sono tante opportunità. In particolare nei New Digital Payment, come definiti dall’Osservatorio mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano. Cioè non quelli realizzati tramite i Pos, ma da cellulare. Sul totale dei pagamenti con carta (240 miliardi), i NDP nel 2018 erano il 33% (80), il 56% in più dell’anno precedente. Nel 2021 saliranno a 125 miliardi. Al loro interno, i pagamenti da mobile sono cresciuti del 650%. Il numero di persone che usa il cellulare per gli acquisti è più che raddoppiato. Ciò è stato favorito dall’arrivo in Italia di Apple Pay nel 2017, Samsung Pay nel 2018, cui seguirà l’arrivo di Huawei Pay e di OnePlus Pay. Ma oltre a questi wallet “nativi”, c’è spazio per le startup che si occupano di pagamenti, che hanno un grosso impulso dalla direttiva PSD2, che permette alle terze parti di accedere ai dati dei clienti delle banche e obbliga le banche ad aprirsi ad attori terzi.

2. Robot? No, mezzo per socializzare

Makr Shakr, il primo bar al mondo completamente robotizzato, riproduce tutte le operazioni che compie un barman provetto: shakera, pesta gli ingredienti nel mortaio per fare i mojito o affetta il limone. È stato progettato dall’architetto Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab al Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston. Ha due bracci meccanici che preparano i cocktail, 158 bottiglie sul soffitto dotate di valvole che servono a dosare i liquidi e due schermi illuminati che permettono ai clienti di visualizzare lo stato dell’ordine. «Le tecnologie digitali stanno modificando le interazioni tra le persone e gli oggetti» ha spiegato Ratti alla stampa. «Con questo progetto vogliamo consentire alle persone di crearsi il proprio drink, di provarlo e di condividerlo con gli amici». I cocktail sono infatti scelti attraverso un’App che dà suggerimenti su come mixare gli ingredienti. Poi condividono l’esperienza, le ricette e le foto sui social network.

3. La pasta con farina di insetti

Megafrutti, alghe, micoproteine, meduse e insetti: sono i 5 cibi alternativi sui quali aziende e startup stanno concentrando la loro attenzione. Lorenzo Pezzato, cofounder di Fucibo, da metà 2020 commercializzerà la prima linea (pasta, patatine e cracker) di prodotti 100% Made in Italy a base di farina di insetti. «A oggi se qualcuno vuole produrre o commercializzare novel food in Europa, deve rispettare le norme comunitarie che disciplinano la materia, in particolare il regolamento 2283 dell’1/1/2018. «Le aziende devono depositare la richiesta di autorizzazione presso la Commissione europea. Poi Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, verifica i dossier delle richieste. Se tutto è conforme, la procedura si conclude con una approvazione e la successiva autorizzazione. È un iter lungo, ma questi passaggi sono necessari a garantire la salubrità dei nuovi alimenti, tutelando i consumatori». Il fornitore della materia prima di Fucibo ora è olandese. «L’Olanda è molto avanti nel campo dell’allevamento degli insetti commestibili. Nel nostro Paese ancora non ci sono allevatori e produttori di queste farine che abbiano già ottenuto l’autorizzazione o il cui iter sia a uno stadio avanzato».

4. Gli allevamenti diventano etici

«La mutata sensibilità dell’uomo nei confronti del mondo animale aprirà un nuovo filone di attività legate agli allevamenti. Crescerà l’attenzione nei confronti degli allevatori che producono in armonia con la natura e che rispettano animali e territorio» spiega Francesco Morace, sociologo e fondatore di Future Concept Lab. Slow Food ha lanciato la campagna Meat the Change per sensibilizzare i consumatori sull’impatto degli allevamenti intensivi e incentivare un consumo di carne ridotto e di qualità. E c’è chi fa impresa.

«Dal 1990 abbiamo introdotto nella nostra tenuta agricola degli animali autoctoni in via di estinzione» ci ha spiegato Silvia Pigozzo, Programs Director della tenuta di Spannocchia, in provincia di Siena. «Tra questi, un centinaio di maiali cinta senese, che facciamo vivere allo stato semibrado, secondo le regole del consorzio di tutela. I maiali possono usufruire dei 400 ettari di bosco della nostra tenuta e si procacciano il cibo da soli, nutrendosi di ghiande. Il nostro, oltre a essere un allevamento biologico, è anche etico. Abbiamo a cuore il benessere degli animali per esempio curandoli con la fitoterapia». Quanto costa avviare un allevamento così? «Non è un piccolo investimento. Occorre terra, acqua (se si vuole anche fare un’attività di trasformazione, infrastrutture). Ma si può anche iniziare con una piccola produzione: 4 o 5 maiali che poi si possono vendere a un ristorante o a un macellaio gourmet».

5. Beauty + tech

22,1 miliardi di dollari è il valore attuale del mercato del beauty. Crescerà a 27,8 miliardi nel 2022. Aumenta il numero di clienti che fanno acquisti di beauty online. Più di un consumatore su due nel mondo (il 60%) ha acquistato online prodotti health & beauty almeno una volta nell’ultimo anno. In Italia Abiby, l’ecommerce delle beauty box, sta attirando investimenti: a maggio ha annunciato un aumento di capitale da 1,5 milioni di euro. Cresce l’uso della realtà aumentata e dell’intelligenza artificiale, che in un futuro non troppo lontano fungeranno da “assistenti personali” nella scelta di creme e makeup. Il brand americano Urban Decay ha lanciato una linea di rossetti che, grazie a un’App mobile, permette di provare virtualmente le diverse nuance sulle nostre foto. Negli Stati Uniti sono diversi i casi di Millennial che hanno costruito un impero partendo dall’online. Come il caso di Emily Weiss, che a partire da un blog e da alcuni post su Instagram ha fondato Glossier, un brand oggi valutato 1,2 miliardi di dollari (ha lanciato anche una linea per cani).

6. La care economy: l’economia della cura

«Non tutte le competenze umane saranno rimpiazzabili nel breve-medio termine da sistemi di intelligenza artificiale e non lo saranno quelle legate a cura, assistenza ed emozioni» spiega Morace. «Le professioni del futuro riguarderanno due campi: la cura, cioè il prendersi cura gli uni degli altri, dal parrucchiere alla badante e la creatività, quella di ingegneri, architetti, scrittori». Ed ecco Ugo, la piattaforma attiva a Milano, Genova, Torino e Roma che offre un accompagnatore personale su chiamata che si prende cura dell’anziano malato, disabile o in parte autosufficiente, nelle attività quotidiane, che siano terapie, percorso casa-ospedale, spesa al supermercato o compagnia. Ugo guida la macchina al tuo posto se non vuoi guidare. Gli operatori oggi sono 300, la tariffa parte da 15 euro per un’ora, ma il servizio può essere preventivato anche su misura. Ugo può guidare la vettura dell’assistito, con una tariffa oraria di 5 euro, oppure la propria, con un rimborso a km. Ogni attività è assicurata, tracciata e recensita.

7. Il mondo vegetale crea nuovi business

Sapevate che tutti gli animali messi insieme (compresi gli uomini) costituiscono solo lo 0,3% di tutto ciò che è vivo sulla Terra, mentre le piante sono l’85%? L’osservazione può
sembrare un po’ estrema ma è sinonimo di un nuovo interesse che si svilupperà ancor di più nei prossimi anni verso tutto ciò che è vegetale. «Tutti i business e le professioni che abbracciano il mondo vegetale avranno un grande sviluppo» spiega Francesco Morace. «Dove per mondo vegetale intendiamo tutto: dalle piante da appartamento alle foreste fino alla crescente importanza del verde urbano». Serre, vivai, fiorai ma anche professioni
come il plant designer e tutti gli architetti che inseriscono il verde nei loro progetti avranno importanza sempre maggiore.

«Abbiamo individuato, online e sui social, un movimento internazionale molto diffuso in Nord Europa, che sta arrivando ora in Italia. È legato all’hashtag #urbanjungle, ed è partito da alcuni designer olandesi che hanno unito il gusto per l’arredamento a tutto il mondo delle piante» ci spiega Pasquale Falco, 35 anni. Insieme a Valeria Perrucci ha aperto a Milano Wild, un negozio di piante da interno. «Abbiamo ampliato l’offerta, proponendo anche oggetti artigianali come i terrarium, gli attrezzi, i coprivasi, oltre a libri e cuscini sul tema delle piante» continua Pasquale. «Poi abbiamo introdotto, un po’ per gioco, alcuni eventi, che hanno avuto un grande successo, tanto che abbiamo stilato un vero e proprio calendario. Dagli incontri teorici sulla cura delle piante a quelli più pratici, per esempio su come costruire il proprio terrarium, a corsi di acquerello o di beeswax (cera d’api), che non riguardano strettamente le piante, ma sono comunque coerenti con la filosofia del negozio. Oggi costituiscono una parte importante del business. Ma soprattutto hanno permesso di creare una comunità di persone, che torna in negozio a comprare».

Tratto dall’articolo pubblicato su Millionaire di dicembre-gennaio 2020. 

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