Giampiero, 20 anni: «Così ho fatto della dislessia il mio dono»

Di
Redazione Millionaire
15 Settembre 2017

Vittima di bullismo a scuola, oggi Giampiero Errante vuole condividere la sua esperienza e portare un messaggio: «Se ce l’hanno fatta attori, scienziati, imprenditori, puoi farcela anche tu. Basta credere in se stessi».

«Sono Giampiero Errante, sto scrivendo un libro sulla dislessia e sul bullismo». Inizia così l’email che Giampiero, 20 anni, ha scritto alla redazione di Millionaire per condividere la sua esperienza. Un’infanzia e un’adolescenza fatte di prese in giro ed emarginazione, ma anche una storia di forza e riscatto.

Giampiero è cresciuto a Castelvetrano, in provincia di Trapani. In prima elementare una maestra si accorge che il bambino ha difficoltà a leggere e scrivere. La madre lo porta da un logopedista che lo aiuta. Ma, nonostante i progressi, lui fa fatica e i compagni, in classe, lo prendono in giro. «Ricordo che mi cadevano le lacrime sul libro» ci racconta. A casa legge alcune lettere che il padre aveva salvato sul computer. E così inizia a scriverne qualcuna anche lui. La prima è «Ti voglio bene mamma». Giampiero sottolinea gli errori che fa, li riscrive su un quaderno. Si impegna.

Alle scuole medie e superiori, il rapporto con i compagni non migliora. «Non facevo conoscenza con nessuno. Gli altri ragazzi mi insultavano, mi prendevano in giro. Dal primo superiore ho avuto un insegnante di sostegno. E tutti mi trattavano come se fossi diverso da loro. Ero isolato. Alle superiori ho avuto un solo amico». Giampiero finisce gli studi, si diploma. Durante l’esame di maturità un professore gli dice che anche il presidente della Coca-Cola, di cui lui parlava nella tesina, era dislessico. «A 18 anni ho capito che cos’è la dislessia. Gli psicologi la definiscono disturbo dell’apprendimento. Per me è un dono, che ha permesso anche ad attori, scienziati, imprenditori di spingersi avanti, di superare i loro limiti. Il messaggio che voglio dare è: credi di più in te stesso».

Per parlare ai compagni e cercare di fermare gli atti di bullismo, Giampiero scrive delle lettere anche a loro: «Scrivevo “scusami se ti disturbo” e spiegavo tutto quello che passavo. Cercavo di farmi capire, ma loro le strappavano e continuavano comunque a ridere di me. Oggi ho deciso di raccogliere quelle lettere in un libro, che autopubblicherò per condividere la mia storia. Lo sto scrivendo con l’aiuto di una ragazza. Si chiama Gloria, ha 18 anni e ha 10 in italiano». L’obiettivo? «Fare aprire gli occhi ai ragazzi sul bullismo». E in futuro? «Sogno di aiutare altri bambini dislessici».

Ecco una delle lettere scritte da Giampiero alla madre:

«Ciao mamma, sai ieri ho cominciato la scuola, c’erano tanti ragazzi nella mia classe e tutti avevano lo zainetto firmato che a me piaceva tanto e che tu non hai potuto comprarmi. Fa niente, sono contento così.
Ciao mamma, ieri un mio amico mi ha presentato a una delle ragazze perché ero troppo timido per farlo da solo. Loro mi hanno sorriso e poi si sono dette delle parole nell’orecchio, non so cosa abbiano detto però. Fa niente, forse parlavano di fatti loro.
Ciao mamma, oggi la maestra ha cambiato di posto il mio amico, ci sono rimasto un po’ male perché sai siamo sempre state compagni di banco. Ora lui è seduto a fianco a quella ragazzina con i capelli rossi che aveva lo zainetto firmato. Fa niente, comunque staremo insieme al cambio dell’ora.
Ciao mamma, oggi mi sentivo tanto triste perché tutti andavano alla festa della ragazzina con i capelli rossi tranne me, lei non mi aveva invitato. Fa niente, forse ha dimenticato a casa il mio invito.
Ciao mamma, ieri sera ho chiamato il mio amico per uscire ma lui ha detto che era impegnato così ho chiesto a un altro mio compagno di uscire. Mentre tornavo a casa ho visto il mio amico con la ragazzina. Fa niente, forse si sono incontrate per strada e hanno deciso di tornare a casa insieme come facevamo sempre io e lei.
Ciao mamma, oggi alla ricreazione mi sono avvicinato al mio amico per chiedergli se questo weekend voleva passarlo a casa mia, ma lui ha detto che aveva di meglio da fare. Fa niente, ormai sono abituato a stare da solo.
Ciao mamma, il mio amico e quella ragazzina dai capelli rossi oggi mi guardavano arrivare e ridevano. Io gli ho chiesto il motivo delle loro risa e mi hanno detto che il mio zainetto era vecchio mentre i loro erano nuovissimi. Fa niente, sono abituato a difendermi.
Ciao mamma, oggi il mio amico ha detto che non può più uscire con me perché la ragazzina dai capelli rossi non vuole, dice che le rovino la reputazione. Stanotte ho pianto a dirotto, l’unica mia consolazione si trovava in un piccolo angolino del muro. Fa niente, starò bene.
Ciao mamma, tutti i ragazzi della mia classe mi hanno allontanato, mi prendono in giro e dicono che sono brutto e ho i capelli troppo ricci e gonfi. Ogni qual volta ne hanno l’occasione mi insultano e cercano di farmi abbattere. Fa niente mamma, ormai sono abituato.
Ciao mamma, oggi ti ho pensato e mi è venuta un’idea veramente bellissima. Di volerti tanto bene, se pure ci sono ragazzi che leggerano questo post di meno, ma ti voglio fatti capire che quello che ho passato a scuola con un tuo saluto è stato sempre con “Ciao Mamma”. Oggi sono qui a dimostrare cosa sei per me. Sei la mia mamma più forte del mondo. Ci fa tanto!» Giampiero Errante

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