Saviano apre il Campus Party: “Non vergognatevi dei fallimenti”

Di
Redazione Millionaire
21 Luglio 2017

Lo scrittore è intervenuto al festival per l’innovazione, dedicato ai ragazzi, dal 20 al 23 luglio a Milano.

4 giorni, 400 ore di speech e workshop, più di 2000 innovatori in tenda. Sono i numeri del Campus Party, il festival dell’innovazione dedicato ai giovani dai 18 ai 28 anni, dal 20 al 23 luglio, alla Fiera Milano Congressi (MiCo). Tra gli ospiti internazionali, anche Roberto Saviano, che ieri ha aperto la manifestazione con un intervento su successo e fallimento.

Ecco i passaggi più significativi.

Il fallimento è più interessante del successo

«Si ragiona spesso su un equivoco, il fatto che il racconto di se stessi tenda a nascondere errori e fallimenti e a narrarre successi e risultati. In realtà nel racconto del fallimento c’è molto di più, c’è il sogno, il tentativo, il percorso. Mentre, quasi sempre, nel successo c’è un’unica strada, sì, anche lì di sforzo, in molti casi, di fortuna. Ma ho sempre trovato nei fallimenti un interesse maggiore. Siamo soprattutto fallimenti. Il 99% delle cose che facciamo falliscono. Falliamo perché sbagliamo, perché nasciamo in un luogo dove le idee non hanno valore. In molti casi nel nostro Paese è così».

Se Steve Jobs fosse nato al Sud

«Immaginate se Jobs fosse nato a Napoli, a Reggio Calabria o a Palermo. La fatica abnorme, le banche che gli chiudevano la porta in faccia… Magari idee brillantissime non potevano realizzarsi o si sarebbero realizzate in un altro posto, o al contrario, se Jobs fosse nato al Sud avrebbe avuto ancora maggiore passione per un’evoluzione civile delle sue idee, non soltanto commerciali. Chi lo sa. Noi siamo i nostri fallimenti, il gioco assurdo che ci porta a nasconderli e a non raccontarli ci priva del sogno dell’osare, dello sperimentare, dello spingersi all’impossibile».

Non cercare il successo, cerca il talento

«Se invece volete il successo, il rischio è percorrere le strade di altri, sicure. Non è più il tempo. Oggi che tu scelga di suonare la tromba o di fare il dentista la strada sarà piena di precariato, difficoltà, nessuna sicurezza. Quindi scegli il talento. Questo può significare fallire, ma la parola fallimento è piena di storie, ipotesi, possibilità. Più le osserviamo, più le celebriamo, più troviamo noi stessi. Spesso invece in una storia di successo non ci sono i sogni. C’è l’impegno magari, ma non è quello che io volevo diventare… Figure che non hanno alcun talento, che hanno solo i soldi per puro caso e fortuna, sono stimati, messi in simpatia, perché non ti giudicano, invece chi ce la fa per talento, per intelligenza, per capacità è subito visto con odio, con diffidenza, perché ci fa chiedere “e io che cosa ho fatto? il mio talento qual è?” Ma chiediamoci qual è il vero fallimento».

Anche io ho fallito, non il mio lavoro, ma la mia vita

«Quando ho iniziato a scrivere, avevo il sogno di potermi realizzare come scrittore. Ma tutto immaginavo tranne la vita che ho fatto. Nel momento in cui ero lo scrittore più conosciuto del mondo, mi sono trovato a essere l’essere più solo del pianeta e quindi mi è sembrato di aver fallito completamente, non il mio lavoro ma i miei sogni, non i miei progetti ma la mia vita. Solitudine, diffidenza, un trauma talmente grande, quello della visibilità, che maledici te stesso. Ma ormai sei dentro e continui. Tutto ciò che gli altri mi invidiano, in realtà nella quotidianità a cosa mi porta? Sì, sono fiero di mantenermi da solo da quando ho 26 anni. Ma la distruzione che ha portato la fama. La fama allontana i tuoi amici. Spariscono tutti e si avvicinano solo quelli che da te vogliono qualcosa. Io che avevo sognato una vita libera di improvviso mi trovo sotto protezione, da 11 anni. Io non volevo essere questo, non volevo diventare un simbolo».

Celebrate i vostri fallimenti

«Non vi scoraggiate. Trovate il coraggio di fallire, di fallire nel modo più pirotecnico e radicale possibile. Significa che avete creduto nel sogno. Trovate la possibilità di riconoscere l’errore. Se è vero, come gli psicanalisti dicono, che noi non siamo i nostri errori, è altrettanto vero che celebrare i nostri fallimenti è meraviglioso, trovare il Dna di noi stessi nei nostri fallimenti. Perché c’è tutto quello che noi volevamo essere e non siamo riusciti a essere, ma che possiamo sempre tentare di riuscire a essere. Il fallimento è il coraggio di osare, è la prova che noi ci abbiamo provato e che continueremo a provarci. Possiamo farlo solo se ci diciamo che una cosa sicuramente continueremo a fare: a fallire e a fallire sempre meglio».

 

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