Javier Goyeneche, imprenditore eco: «Si può fare business e salvare il Pianeta»

Di
Tiziana Tripepi
22 Marzo 2017

Il fondatore di Ecoalf produce piumini, felpe, zaini e scarpe da bottiglie di plastica, reti da pesca, fondi di caffè. Ci insegna che anche la moda può aiutare il mondo a sopravvivere.

Ha riciclato 70 milioni di bottiglie di plastica e 60 tonnellate di reti da pesca. Produce filati di qualità raccogliendo rifiuti dal fondo del mare. Javier Goyeneche, 46 anni, spagnolo di Madrid, quattro anni fa ha deciso di vendere la sua attività precedente e aprire un’azienda di abbigliamento e accessori realizzati con tessuti riciclati al 100%. Piumini, borse, scarpe sono ricavati da bottiglie di plastica, fondi di caffè, reti da pesca, copertoni. Un’azienda sostenibile: dal filato al tessuto, dal tessuto al prodotto. Fino al negozio di Madrid, costruito interamente con materiali riciclati. «Quando ho iniziato questa avventura non sapevo nulla, ho imparato tutto sul campo».

Com’è nata l’idea di Ecoalf?

«Era il 2009 e stavo passeggiando sulla costa delle Asturie, nel nord della Spagna, quando ho incontrato un pescatore. Mi ha raccontato della quantità di rifiuti che le sue reti tiravano su ogni giorno, e della frustrazione di doverli ributtare in mare. L’incontro mi ha cambiato la vita. Mi ha fatto riflettere sull’enorme quantità di rifiuti che viene prodotta, ma anche di come le risorse naturali siano usate in modo eccessivo. La soluzione stava nel riciclo. Ho venduto la mia precedente azienda (Fun&Basics, che produceva accessori, ndr) per creare un marchio di abbigliamento completamente sostenibile. In quel periodo stava anche nascendo mio figlio Alfredo. L’ho chiamata Ecoalf, perché è ai figli che dovremmo lasciare questo pianeta».

Qual è stato il primo passo?

«Cercare tessuti che fossero prodotti da materiali riciclati. Ma sul mercato ne esistevano pochissimi e quei pochi erano di scarsa qualità. Così ho deciso di partire per un viaggio intorno al mondo alla ricerca di fornitori. Ho parlato con tante persone, aziende e artigiani. Fino a che, molti mesi dopo, a Taipei ho incontrato la signora Desie, che nella sua bottega realizzava tappeti dalla plastica riciclata. Con lei ho cominciato a sviluppare i primi filati. Durante quel viaggio ho trovato circa 15 aziende, con le quali ho iniziato a collaborare».

Questa ricerca ha comportato dei costi?

«Sì. Ho investito in ricerca e sviluppo un milione di euro, su un totale di 6 milioni di investimento. Per una piccola parte ho utilizzato i miei risparmi, per il resto ho dovuto coinvolgere degli investitori. I ricavi nel 2015 sono stati di 3,5 milioni, nel 2016 6 milioni, ma dobbiamo ancora crescere. E per farlo, deve aumentare la consapevolezza delle persone ad acquistare questo genere di prodotti».

Cosa bisogna comunicare?

«Stiamo usando risorse naturali in una quantità 5 volte superiore a quanto la Terra produca. Per lavorare un kg di cotone, che tutti pensiamo essere la fi bra naturale per eccellenza, si utilizzano 2.500 litri d’acqua. Riciclare il cotone è invece un procedimento che non necessita di acqua. Per ricavare il fi lato dal petrolio occorrono 17 passaggi chimici, dalle reti da pesca solo 7. Innovazione significa risparmiare acqua ed energia».

Qual è la strada per il successo?

«Credi in quello che fai, mettici passione. Fai le cose in modo diverso dagli altri. L’innovazione può essere la strada. Ma ricorda che innovare significa non solo fare cose nuove, ma anche fare quelle vecchie in modo nuovo».

INFO: http://ecoalf.com

 

Tratto dall’articolo di Tiziana Tripepi Io, imprenditore eco:  «Si può fare business e salvare il Pianeta» pubblicato su Millionaire di novembre 2016.

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