Somari alla riscossa

Di
Redazione Millionaire
18 Ottobre 2013

Per il latte d’asina, panacea per le allergie al latte vaccino e per gli anziani, è boom. Sono nati in Italia molti piccoli allevamenti. Fattorie con 20 capi al massimo. Ma c’è anche chi investe denaro ed energie in grande. E ottiene grandissimi risultati.
Davide Borghi, 38 anni, ha avviato a Montebaducco (Re) il più grande allevamento di asini in Italia ed Europa. Qui ci sono circa 700 esemplari di varie razze: fattrici, puledri, stalloni. La sua azienda è un modello da imitare. Davide è figlio di contadini, che usavano l’asino per coltivare la terra. Lui e suo padre ne erano innamorati. Negli anni 90 ha acquistato un piccolo podere. «Volevamo allevarli per il latte, ma non potevamo concentrarci solo su quello. Procedemmo a piccoli passi, comprando tre capi alla volta e sistemando la struttura, un antico convento. Abbiamo realizzato un agriturismo: 60 ettari di colture bio, ristorante da 80 coperti, fattoria didattica, laboratorio di produzione di cosmetici, persino un museo contadino, con duemila attrezzi». La diversificazione dell’attività ha permesso a Borghi di sopperire ai momenti di calo delle vendite di latte. E di realizzare liquidità da reinvestire nell’azienda, per l’acquisto di nuovi capi e di attrezzature per la mungitura e il trattamento del latte sempre più sofisticate. «Lavoro sette giorni su sette. Ma lo faccio con passione. Io mi dedico al latte, mio padre segue la fienagione e la produzione agricola, mia madre l’agriturismo». Fino a poco tempo fa, la vendita di latte avveniva solo in azienda. Oggi Borghi cede parte della produzione a Eurolactis, una giovane azienda creata in Svizzera da Pierluigi Orunesu. «Molti vogliono buttarsi sul business della produzione. Ma niente si improvvisa» sostiene Borghi.

Cosa sapere per fare grandi numeri
«Una femmina può essere ingravidata solo dai due anni e mezzo in poi. La gestazione di un’asina dura 12 mesi. E solo un quinto della produzione giornaliera di latte può essere sottratto al puledro. Una fattrice può partorire tutto l’anno, anche se il maggior numero di nascite avviene tra maggio e luglio. Produce circa 200 litri all’anno. È importante alimentare bene gli animali. Abbiamo scelto di coltivare foraggio bio. È più costoso, ma i benefici sul latte sono eviden-ti». Sul latte, si studia: Borghi collabora da 10 anni con varie università, tra cui la Statale del Molise e Campobasso, che manda a Montebaducco i suoi ricercatori. «Vendiamo latte crudo, su prenotazione, con autorizzazione sanitaria. E lo etichettiamo. Garantiamo noi la qualità. Ogni giorno facciamo l’esame sierologico, per l’Asl ne basterebbero tre al mese. Altra voce di costo da tenere d’occhio, sui grandi numeri, sono i “Passaporti per l’anagrafe equina” che vanno fatti per ogni nuovo nato, ossia l’iscrizione all’apposito albo con inserimento di microchip nel collo». Borghi ricorda i punti critici di un allevamento: le spese per organizzare la struttura del ricovero, l’alimentazione, la mungitura. «Serve un locale e autorizzato e macchine specifiche. Per controlli e manutenzioni, ogni due mesi, interviene uno specialista, che costa circa 3.000 euro l’anno. Meglio imparare a fare da sé».

I maschi al macello
Altro problema, che diventa però un guadagno, sono i maschi. «Dei nostri capi, circa il 70% sono femmine, il 20% puledri. Molti maschi devono essere sacrificati, all’età di due anni e mezzo. Non obblighiamo gli ospiti a mangiare carne d’asino. Molti non riescono, conoscendo gli animali. Me compreso». La carne si cucina in stracotti e piatti tipici, oppure si usa per la mortadella, preparata con un’antica ricetta. I salumi si comprano direttamente in fattoria e on line: mortadella 13,50 euro al kg, salame 24,50 euro al kg). Il pranzo al ristorante costa tra 18 e 28 euro, l’ospitalità (15 posti letto) 60 euro a notte, con colazione. I cosmetici piacciono: chi acquista, ritorna. Una crema da viso costa sui 14 euro. Servono 10 litri di latte per un vasetto, le produzioni avvengono per piccoli lotti, data la minima presenza di conservanti. Nel business di Montebaducco, del 50% dall’attività agrituristica, il 10% arriva dai cosmetici, il 40% dall’attività agricola (latte e animali). Borghi vende capi a chi vuole avviare un allevamento, ma è parco nell’erogare consulenza. «Io allevo asini, non sono un formatore. E non voglio incentivare l’acquisto di molti capi, quando alle spalle non ci sia esperienza, capacità imprenditoriale, un progetto concreto. Si rischia troppo. Poi ci dev’essere l’amore per gli animali, cui bisogna avvicinarsi con lentezza. Perché la lentezza è una loro qualità. Do lavoro a 10 persone, a primavera parte l’attività didattica, che seguo personalmente. E organizzo eventi, da noi. Come l’Asino Day, raduno mondiale di asini, con produttori da tutto il mondo».

Finanziamenti?
«Ho goduto di un aiuto di cinque milioni di lire anni fa, come giovane imprenditore. Ora i contributi per i giovani al primo insediamento sono più significativi. Poi riceviamo un piccolo contributo per la zootecnia biologica». La prossima scommessa? Il latte in polvere. «Voglio produrlo in azienda. Abbiamo allestito un laboratorio autorizzato a norme Ce e studiato una macchina apposita, utilizzata nell’industria farmaceutica. Questo ci permetterà di spedire il latte senza il problema della conservazione».

Investimenti? Una femmina di qualità può costare da 800 a 4.000 euro. Per uno stallone ci vogliono anche 8.000 euro. Per una struttura con almeno 30-50 asini, più di 100mila euro

10 consigli per avviare un allevamento Ecco le dritte di Filippo Paolicelli, veterinario a Matera, esperto di allevamenti. Ha creato un sito
www.lattediasina.it, dove si trovano elenchi di allevamenti, indicazioni e normative sulla produzione.

1Informatevi. Visitate molti allevamenti, soprattutto quelli che offrono consulenza o vendono capi. E leggete. Fondamentale per le indicazioni pratiche sull’allevamento, anche se un po’ datato, L’asino il mulo il bardotto di Raffaele Baroncini (Il Sole 24 ore, 45,96 euro).

2 Scegliete una zona non troppo fredda e piovosa. Un terreno umido diminuisce la produttività e provoca patologie dello zoccolo.

3 Attrezzate ambienti già esistenti a stalla. I box devono consentire agli animali una certa libertà di movimento.

4 Alimentateli correttamente. Scegliete fieno, paglia, avena e crusca. Poi il pascolo libero nei terreni marginali. Stabilire il quantitativo di alimenti in base al lavoro dell’animale e al potere calorico degli alimenti.

5 Per produrre latte. Rivolgetevi all’ufficio veterinario della vostra Asl e chiedete come allestire la sala mungitura. Preferite le mungitrici automatiche, adattamenti di quelle per le pecore. Una mungitrice a secchio portatile potrebbe costare circa 1.000 euro. Attrezzate gli spazi secondo l’unica norma relativa (Regio Decreto 9 maggio 1929, n° 994). Sono i Comuni a imporre regolamenti di igiene.

6 Come vendere. Il latte di asina può essere venduto direttamente dal produttore al consumatore oppure ceduto a un’industria. Per la vendita in azienda, serve l’autorizzazione dell’Azienda sanitaria locale (legge 30 aprile 1962, n°283) e l’adeguamento a eventuali norme comunali. L’autorizzazione sanitaria è concessa dopo la presentazione di un’apposita domanda.

7 Locali per la vendita. I locali per la conservazione e la vendita del latte d’asina devono essere adibiti a uso esclusivo, con attrezzature idonee alla pulizia, refrigeratori, acqua potabile e servizi igienici non comunicanti.

8 Controllate il latte. Applicate un autocontrollo periodico. Se vendete a un’industria, lo stabilimento produttivo dovra essere regolarmente autorizzato (legge 283/62) e dovrà essere instaurata una prassi di autocontrollo (D.L.vo 155/97).

9 Scegliete animali grossi, più facili da mungere. Tra le razze: Martina Franca e la Ragusana. Ogni animale ha un atto di razza, che lo identifica. Per le varie razze: Associazione italiana allevatori (www.aia.it/ tecnico/equini/a_ra.htm).

10 Definite i prezzi, che variano a seconda dell’animale. I puledri costano meno, ma per la produzione di latte, un’asina dev’essere addestrata alla mungitura, con la presenza e l’allontamento del piccolo. La mammella si deve svuotare ogni tre ore. Del latte munto, solo una parte si può vendere, il resto deve nutrire il piccolo.

onoterapia: così si impara la lentezza
«Sono nato in un posto dove c’erano somari, ma poi mi sono trasferito a Roma. Quando venni a sapere, all’inizio degli anni 90, che gli asini erano a rischio di estinzione, ci rimasi malissimo. Così comprai due asini, per compagnia». A parlare cosi è Eugenio Milonis, psicoterapeuta. Ha fondato un’associazione, Asinomania, che ha base a Introdaqua, vicino a Sulmona, in Abruzzo, dove si pratica la onoterapia, ossia la terapia coi somarelli e si formano operatori specializzati. Il corso. Il corso all’Asinomania Academy dura un anno, cui si sommano 140 ore di tirocinio. La prossima edizione parte nel 2010, le iscrizioni si raccoglieranno nell’autunno del 2009. Costa 2.300
euro e finora ha formato circa 500 operatori. Sono 30 i centri nati da quelli più attivi. Centro di onoterapia. Ma esiste una seconda possibilità: 7.000-8.000 euro per sette-otto asinelli, una struttura di accoglienza per trekking, onoterapia e didattica (con iscrizione alla rete di fattorie didattiche delle singole regioni). Può essere un’attività in più per un agriturismo. I prezzi: un’attività di mezz’ora, ludica, con operatore: sette euro a persona. Passeggiata per gruppi di 20 persone: otto euro a persona. «Noi siamo al pareggio, come azienda, ma abbiamo un progetto: organizzare un corsorzio nazionale per il latte d’asina, che raccolga il prodotto dei piccoli allevamenti e lo venda alle aziende».
Consulenza gratis. Milonis si mette a disposizione per colloqui gratuiti e miniconsulenze su come organizzare un centro di onoterapia e gestire il latte. «Per i finanziamenti, però, bisogna rivolgersi alla propria Regione e a un tecnico locale o a un’associazione di agricoltori per preparare un business plan». INFO: tel. 340 3367322, www.asinomania.com

il latte? te lo trasformo io
Eurolactis, nata in Svizzera da Pierluigi Oronesu, imprenditore di origine sarda, con tre soci, produce latte liofilizzato e sciroppo di latte d’asina, che si trova già sul mercato. «Stiamo creando una “via lattea”. L’azienda è nata con lo scopo di integrare la filiera, dall’asina alla commercializzazione» racconta Oronesu. «Gli allevatori vendono il latte in azienda a 15 euro al litro. Noi lo paghiamo meno, ma garantiamo di assorbire tutta la produzione. Possiamo acquistare da allevatori che abbiano almeno 60-80 capi e che ci possano fornire una produzione settimanale di 50-100 litri, congelato con un abbattitore a -20 °C (che richiede un investimento di circa 30mila-40mila euro)». Oronesu si appoggia a Borghi e altri allevamenti in Europa e nel Mediterraneo. La produzione potenziale è di tre-quattro tonnellate annue di latte in polvere, pari a 45mila litri di latte fresco. Il fatturato deriva dai prodotti nutraceutici, pediatrici e cosmetici: 400mila euro l’anno, raggiunto solo dopo due anni di presenza sul mercato. Interessanti i margini sui cosmetici, la linea Calinesse (www.calinesse.com): prezzi ragionevoli, grande qualità. «Siamo disponibili a dare consulenza a quelli che volessero iniziare. Intendiamo portare avanti un progetto sostenibile, a lungo termine». Info:www.eurolactis.com

di Silvia Messa – s.messa@nuovo.millionaire.it. L’articolo è pubblicato su Millionaire di settembre 2009.

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