Raffaele Terrone, uno dei cofondatori di Scalapay, il primo unicorno italiano, ha raccolto 3,3 milioni di dollari per la sua nuova startup Desia, una piattaforma di intelligenza artificiale dedicata ai professionisti degli investimenti.
Il round di finanziamento è stato guidato da Dig Ventures con la partecipazione di 2100 Ventures, Exor Ventures e Octopus Ventures.
Raffaele Terrone, ex CFO di Scalapay, l’azienda specializzata nel “compra ora, paga dopo”, ha fondato Desia insieme ad Alessandro Amaro e Mehmet Öner Yalçin, ex dipendenti del gigante del private equity Advent International.
Su cosa stanno lavorando?
Il trio sta sviluppando una tecnologia che utilizza l’intelligenza artificiale per analizzare e valutare i dati relativi a potenziali obiettivi di investimento. Questo processo, come ha spiegato Terrone a Sifted, viene tradizionalmente svolto manualmente e richiede molto tempo, soprattutto per i ruoli junior nel settore dei servizi finanziari.
“È un po’ come un copilota, simile a quelli sviluppati da Microsoft, ma completamente verticale e dedicato ai professionisti del private equity e degli investimenti”, afferma Terrone.
Desia, che esce oggi dalla fase di sviluppo segreto, segue l’esempio di altre startup che negli ultimi sei mesi hanno raccolto fondi per sviluppare strumenti di intelligenza artificiale per i professionisti degli investimenti. All’inizio di questo mese, la società britannica Outward ha guidato un round di 1,7 milioni di sterline per Capsa AI, una startup che sta creando un sistema operativo basato sull’IA per gestire la due diligence nei fondi di private equity. A maggio, Grasp, un assistente virtuale per banchieri d’investimento e aziende di private equity con sede in Svezia, ha ottenuto un finanziamento di 1,9 milioni di dollari.
Il volano fintech italiano
Il round di finanziamento di Desia è un segnale che la nascente scena fintech italiana sta iniziando a maturare. Oltre a Scalapay, anche Satispay, un’azienda di pagamenti fondata nel 2013 in Italia, ha raccolto fino ad oggi 511 milioni di dollari, ottenendo una valutazione di 1,1 miliardi di dollari nel 2022.
Francesco Filia, Ceo di Fasanara Capital, ha dichiarato: “In tutta Europa, e soprattutto in Italia, c’è stata una carenza di capitali disponibili. Ora, le cose stanno cambiando.”
Filia sottolinea che una parte maggiore di capitali è stata destinata ai fondi di venture capital dalla Cassa Depositi e Prestiti, una delle principali banche di sviluppo italiane, e negli ultimi anni sono state fondate numerose nuove aziende focalizzate sull’Italia.
Tuttavia, Scalapay non può ancora considerarsi una vera e propria “fabbrica di fondatori”. Finora ha prodotto solo un’altra startup: Alexandros Fokianos, ex product manager di Scalapay, ha raccolto 1,6 milioni di euro a maggio per la sua piattaforma SaaS di intelligenza artificiale Zefi.ai.
Progressi da fare
Terrone spera di cambiare questa situazione. Agisce come consulente per imprenditori emergenti nell’ecosistema e ha fatto un investimento angel in Zefi. Afferma inoltre di ricevere numerosi messaggi da attuali ed ex dipendenti di Scalapay in cerca di consigli su come avviare un’attività imprenditoriale.
“Dico sempre loro di rimanere in Scalapay, perché sono ancora azionista, ma se proprio vogliono andare via, posso aiutarli a costruire qualcosa di interessante”, afferma.
Tuttavia, ammette che c’è ancora del lavoro da fare per incoraggiare la nuova classe di imprenditori italiani a costruire nel loro paese. Desia, ad esempio, ha sede nel Regno Unito, e mentre Scalapay mantiene una grande presenza in Italia, è registrata in Irlanda.
“L’Italia ha certi vantaggi. Sta crescendo, è in piena espansione e ci sono molti investimenti, quindi è sicuramente un buon mercato”, afferma. “Ma non possiamo negare che in Europa, il Regno Unito è di gran lunga il mercato numero uno per le startup”.
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