Bernardo Caprotti, oggi i funerali del “Signor Esselunga”

Di
Tiziana Tripepi
3 Ottobre 2016

È stato il primo a investire nella grande distribuzione italiana, fondando Esselunga nel 1957. Bernardo Caprotti imprenditore visionario, è morto venerdì 30 settembre. Oggi i funerali in forma privata

“Grazie per quanto ha fatto per tutti noi, per le nostre famiglie per la nostra quotidianità. È una grave perdita, l’omaggio più grande che si possa fargli è portare avanti Esselunga, con la sua stessa distintiva eccellenza”. “Ho avuto l’onore di stringerle la mano dottore, spero che chiunque prenda in mano le redini, sappia amministrare l’azienda come ha fatto lei per 60 anni. Grazie per averci assicurato un lavoro stabile. Buon viaggio”. Sono alcuni dei messaggi che da venerdi sera sono arrivati a fiotti sulla bacheca Facebook di Esselunga, sotto al post che annuncia la morte del suo fondatore, Bernardo Caprotti, 91 anni (li avrebbe compiuti il prossimo 7 ottobre), avvenuta venerdì 30 settembre. Sono migliaia, mentre i like ammontano a più di 20mila.

Il prototipo dell’imprenditore

Caprotti, laureato in legge, fonda Esselunga a Milano nel 1957, di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti dove il padre, imprenditore tessile, lo aveva mandato per fare esperienza nell’industria del cotone e della meccanica tessile. Negli Stati Uniti conosce il modello della grande distribuzione, e comprende che può essere rivoluzionario anche per gli Italiani. Investe così, insieme al miliardario americano Nelson Rockfeller, nella prima società mai fondata in Italia con l’obiettivo di realizzare supermercati. La chiama Supermarkets Italiani, il primo supermercato lo apre in una ex-officina di viale Regina Giovanna a Milano. La prima insegna era caratterizzata da una S la cui parte superiore era molto allungata. Fino al 1965 Caprotti rimane comunque alla guida della sua azienda tessile, ma con l’uscita di scena di Rockfeller rileva l’intero pacchetto azionario e si dedica a tempo pieno alla nuova attività.

Esselunga: 150 punti vendita, 22mila dipendenti

Da allora, lo sviluppo di Esselunga non si è mai fermato. Da Milano, rimasto il suo quartier generale, la società si espande fino agli attuali 150 punti vendita, presenti soprattutto nel nord e centro Italia, e 22mila dipendenti. Con una quota di mercato attorno al 9,7 per cento, a fine 2015 il fatturato complessivo ha superato i 7 miliardi di euro. «Rendere attraente il punto vendita è stata una delle chiavi del successo imprenditoriale di Caprotti» ha dichiarato Luigi Bordoni, presidente di Centromarca. «Aveva una grandissima attenzione per i particolari, la qualità e l’attrattività del punto vendita, la collocazione dei prodotti sugli scaffali, il modo di porsi del personale nei confronti dei clienti». Controllava personalmente la disposizione dei prodotti sugli scaffali. Conosceva scaffale per scaffale, e faceva moltissime ispezioni a sorpresa per controllare di persona che le cose fossero eseguite come lui voleva.

La sua formula

Comprende un insieme di tante cose: intuito nella localizzazione, idea chiara della grandezza del negozio, capacità nella logistica, ma soprattutto importanza della formazione e dell’organizzazione del personale. E dai messaggi che arrivano

Aveva intuito che la forma distributiva più efficace era quella del “Superstore”, un punto vendita di grandi dimensioni ma intermedio tra il supermercato tradizionale e l’ipermercato, che oggi infatti sta attraversando una fase di crisi”. E i superstore di Esselunga dovevano essere “ luoghi gradevoli, in cui è piacevole soffermarsi, realizzati con il contributo dei migliori architetti disponibili”

 

Forte personalità

Dotato di una forte personalità, Caprotti passerà alla storia non solo per i suoi successi imprenditoriali, ma anche per i suoi scontri sia all’interno della sua famiglia sia con i rivali storici della Coop, che racconta nel suo libro “Falce e Carrello”, che accusa di averlo ostacolato nello sviluppo in alcune regioni italiane. In entrambi i casi, la vicenda è finita nella aule di giustizia. I figli del primo matrimonio, Giuseppe e Violetta, hanno fatto causa per riavere le quote di Esselunga che il padre aveva prima loro assegnato e poi revocato. Il figli hanno perso in Cassazione, ma hanno presentato un nuovo ricorso.

 

Il progetto di vendita di Esselunga

Nonostante avesse ricevuto più di una offerta, non aveva mai voluto sentire parlare di vendita, ma con l’aggravarsi della malattia aveva cominciato a pensarci, fino a dare mandato a Citygroup di scegliere il compratore, tra le offerte di dei fondi Cvc Capital Partners e Blackstone. Il vincolo principale che aveva imposto Caprotti è la disponibilità a mantenere il marchio Esselunga nel lungo periodo.

INFO: www.esselunga.it

 

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