La Royal Society vuole espellere Musk per disinformazione e attacco alla scienza

Di
Redazione Millionaire.it
14 Febbraio 2025

La Royal Society, una delle più prestigiose istituzioni scientifiche al mondo, si trova al centro di un acceso dibattito sulla possibile espulsione di Elon Musk dal novero dei suoi membri. Il fondatore di Tesla e SpaceX, eletto fellow dell’istituzione britannica nel 2018 per i suoi contributi nel campo delle tecnologie spaziali e dei veicoli elettrici, è stato oggetto di ripetute critiche per la sua condotta pubblica e il ruolo nella diffusione di disinformazione tramite la piattaforma X, di cui è proprietario.

La polemica si è intensificata dopo la pubblicazione di una lettera aperta, firmata da oltre 1.700 accademici, in cui si chiede l’espulsione di Musk per violazioni del codice di condotta della Royal Society. Tra i firmatari vi sono anche diversi scienziati italiani, attivi principalmente tra il Regno Unito e la Svizzera. L’iniziativa è stata avviata da Stephen Curry, professore emerito di biologia strutturale all’Imperial College di Londra, il quale ha espresso perplessità sulla coerenza tra il comportamento di Musk e i valori della Royal Society.

Non riesco a capire come queste azioni siano coerenti con un codice di condotta che richiede ai membri di avere il dovuto rispetto per la dichiarazione di valori della Società, che includono l’impegno a mantenere i più alti standard di condotta pubblica e a promuovere un impatto positivo sulla comunità scientifica“, si legge nella lettera di Curry.

 

Precedenti richieste di espulsione

Già nel 2024 alcuni membri della Royal Society avevano sollevato preoccupazioni riguardo alle posizioni espresse da Musk sui vaccini e la sua promozione di teorie del complotto. In quell’occasione, una lettera firmata da Dorothy Bishop, professoressa emerita dell’Università di Oxford, e da altri 73 membri, chiedeva la rimozione di Musk dalla Società. Tuttavia, la richiesta fu respinta con la motivazione che le azioni di Musk non violavano formalmente il codice di condotta. In segno di protesta, Bishop decise di dimettersi, seguita recentemente da Andrew Millar, docente all’Università di Edimburgo, che ha denunciato l’immobilismo della Royal Society.

 

 

Le nuove accuse: disinformazione e attacco alla scienza

Le critiche nei confronti di Musk non si limitano alla diffusione di fake news su X, ma riguardano anche il suo presunto coinvolgimento nelle politiche dell’attuale amministrazione statunitense, guidata da Donald Trump. Secondo i firmatari della lettera aperta, Musk avrebbe sostenuto tagli significativi ai finanziamenti per la ricerca scientifica negli Stati Uniti e promosso attacchi contro l’inclusione e la diversità nella comunità scientifica.

L’accusa di disinformazione si è acuita dopo alcuni commenti controversi di Musk su X, tra cui dichiarazioni offensive nei confronti di esponenti politici britannici e scienziati. La mancanza di una reazione adeguata da parte della Royal Society è stata interpretata da molti come una “mancanza di coraggio morale”.

 

Il futuro di Musk nella Royal Society

La Royal Society conta circa 1.800 membri viventi e ottenere il titolo di fellow è considerato uno dei riconoscimenti più prestigiosi nel mondo accademico. Tuttavia, l’istituzione è ora chiamata a prendere una decisione difficile. Un portavoce della Royal Society ha dichiarato a Nature che le dimissioni di membri sono sempre motivo di rammarico e che ogni questione disciplinare viene trattata con la massima riservatezza.

Per discutere del caso Musk, è stata convocata una riunione del Fellowship della Royal Society per il prossimo 3 marzo, in cui si affronterà il tema del comportamento pubblico dei membri.

La lettera di Curry si conclude con un appello accorato: “Vi esorto, per amore della decenza e per offrire speranza in tempi così difficili, a dimostrare che la Royal Society ha il coraggio di difendere la comunità scientifica e i valori in cui afferma di credere“.

Il verdetto sulla permanenza di Musk nella Royal Society sarà dunque un test cruciale per la credibilità dell’istituzione e il suo impegno nella difesa dei principi scientifici.

 

 

 

 

 

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