Raul Gardini, noto imprenditore italiano tra gli anni ’80 e ’90, fu il fondatore e presidente del gruppo Montedison, una potente azienda chimica che sotto la sua guida ha espanso le sue attività in diversi settori industriali e commerciali.
Ma la storia di Raul Gardini non si è fermata qui. Nel 1993, proprio quando il suo nome era coinvolto in uno scandalo di corruzione noto come “Tangentopoli,” un capitolo oscuro ha concluso la sua carriera.
Fu proprio quell’anno quando un colpo di pistola metteva fine, in modo misterioso, alla vita dell’imprenditore e manager iconico. Aveva fatto sognare l’Italia con la sua barca, ma stava per essere convocato dal pool dei giudici di Mani Pulite
«Il vero imprenditore produce ricchezza, mettendo sul piatto tutto quello che ha». Questa è una delle tante frasi di Raul Gardini, morto suicida (anche se la sua fine è ancora in parte avvolta nel mistero) trent’anni fa. All’epoca aveva 60 anni ed era famoso, potente e rispettato in Italia e nel mondo. Dirigente, imprenditore, armatore. Guidò la Ferruzzi, tentò di scalare la Montedison, cadde sulla Enimont. Il sogno: il Moro di Venezia, barca con cui andò all’assalto della Coppa America di vela. L’incubo: l’inchiesta di Mani Pulite sul dilagare delle tangenti, con i giudici che stavano per arrivare fino a lui.
Oggi sono in molti a raccontare quest’uomo: autorevole e carismatico, spregiudicato e pionieristico. C’è il podcast “Chiedi chi era Gardini” di Carlo Annese. Il libro “Di vento e di terra. Raul Gardini, una vita di sfide” (di Pasqualetto e Trevisan, editore Solferino). Mentre è lui stesso a parlarci nell’autobiografia appena ripubblicata da Baldini+Castoldi: “Raul Gardini a modo mio. Trent’anni dopo”.
Millionaire ha guardato per voi, su RaiPlay, la docufiction “Raul Gardini” prodotta da Rai Fiction e Aurora Tv e interpretata da un magistrale Fabrizio Bentivoglio.
«La figura di Raul Gardini non può essere legata solo all’ultimo periodo della sua vita. Grazie ad attori straordinari, autori appassionati e una troupe sempre generosa ripercorriamo per la prima volta la sua visione imprenditoriale e l’epica partecipazione all’America’s Cup che ci ha tenuti svegli notti intere» spiega il produttore Giannandrea Pecorelli. Ma ecco il lascito di Gardini, raccontato attraverso le sue frasi più iconiche.
Il ruolo dell’imprenditore. «Sperimenta, innova, guarda avanti con coraggio». Il tocco in più. «Bisogna fare quello che fanno gli altri. Ma meglio». Capitalismo all’italiana. «Per gli americani consiste nella produzione di ricchezza. Noi italiani dobbiamo puntare su un capitalismo inteso come strumento di bene comune, che crea lavoro e non solo profitto».
Ottimisti o pessimisti? «Gli ottimisti fanno troppo, i pessimisti troppo poco». Il futuro. «Dobbiamo pensare ai giovani, trovare in azienda ruoli per loro. Avere a cuore l’ambiente. Puntare su materiali riciclabili alternativi alla plastica». Gli errori. «Capita di sbagliare e perdere, ma se non ne capisci il motivo, hai perso due volte. Io ho sempre paura di sbagliare perciò, prima di prendere una decisione, penso. Penso molto».
Ironia. «Mai sopravvalutare, mai sottovalutare, dell’ironia sempre buon uso fare». Le sconfitte. «Aiutano a migliorare. Se siamo stati in grado di gareggiare con grazia anche sotto sforzo e in condizioni di stress, allora abbiamo raggiunto una vittoria anche nella sconfitta». Come si vince in barca (e nella vita). «La tecnica, lo scafo, la tecnologia: tutto è importante. Ma alla fine la differenza la fanno gli uomini e la loro capacità di sognare, divertirsi, sentirsi liberi».