Dal 1° gennaio 2025 potrebbe arrivare una vera stangata per gli automobilisti italiani, con un sostanzioso aumento delle multe stradali. Il meccanismo di adeguamento automatico all’inflazione, sospeso per due anni dal governo Meloni, tornerà in vigore. Ma c’è incertezza sull’entità dell’incremento: si stima un rialzo del 6%, ma alcune interpretazioni parlano di un possibile aumento fino al 17%. Questo significherebbe, per le infrazioni più gravi, multe che potrebbero sfiorare i 4.000 euro.
Vediamo cosa prevede la normativa, le ragioni del rincaro, e quali potrebbero essere le conseguenze per automobilisti ed enti locali.
Un adeguamento obbligatorio previsto dal Codice della strada
L’aumento biennale delle multe è previsto dall’articolo 195 del Codice della strada, che stabilisce l’adeguamento automatico delle sanzioni pecuniarie all’inflazione rilevata dall’ISTAT per le famiglie di operai e impiegati (indice FOI). Questo meccanismo mira a mantenere il valore reale delle multe nel tempo, adeguandolo al costo della vita.
A fine 2022, il governo Meloni aveva sospeso l’aumento per il biennio 2023-2024, giustificandolo con le difficoltà economiche legate al caro energia e alla crisi post-pandemia. Tuttavia, la sospensione scadrà a fine 2024, e senza ulteriori interventi legislativi l’adeguamento ripartirà dal 1° gennaio 2025.
Quanto aumenteranno le multe?
Le interpretazioni divergono su come calcolare l’incremento:
1. Ipotesi del 6%: si considererebbe solo l’inflazione del biennio 2023-2024, corrispondente a circa il 6%.
2. Ipotesi del 17%: secondo alcune associazioni di consumatori, la sospensione del biennio precedente potrebbe essere intesa come un “rinvio” e non una cancellazione. Ciò implicherebbe il recupero dell’inflazione accumulata dal 2021, portando l’incremento al 17,6%.
Ecco alcuni esempi pratici dell’impatto:
– Eccesso di velocità oltre i 60 km/h: La multa massima potrebbe passare da 3.467 a quasi 4.000 euro.
– Divieto di sosta: Da 42 euro a circa 45 euro (con aumento del 6%) o fino a 49 euro (con aumento del 17%).
– Passaggio col semaforo rosso: Da 167 a 177 euro (6%) o fino a 195 euro (17%).
Le ragioni del possibile rincaro
La riattivazione dell’adeguamento inflazionistico avviene in un contesto di forte pressione fiscale sui cittadini. Gli enti locali, in particolare, traggono un beneficio diretto dall’aumento delle multe, che rappresentano una voce importante delle loro entrate.
Secondo le stime di Assoutenti, nel 2024 le multe stradali hanno portato nelle casse pubbliche circa 1,4 miliardi di euro, con incassi record nelle grandi città come Milano (136 milioni di euro), Roma (97 milioni) e Torino (49 milioni). Con un incremento del 17%, queste somme potrebbero aumentare sensibilmente, garantendo risorse aggiuntive per i bilanci comunali.
Le criticità dell’aumento
Tuttavia, il rincaro non è privo di critiche. Secondo i consumatori, un aumento delle sanzioni non garantisce automaticamente una maggiore sicurezza stradale. “Un piano educativo biennale nelle scuole superiori potrebbe ottenere risultati migliori di un aggiornamento delle sanzioni amministrative”, ha dichiarato Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti.
Inoltre, il forte aumento potrebbe gravare pesantemente sui cittadini, in un contesto in cui il costo della vita è già elevato. Per molti, le multe più alte potrebbero rappresentare un ostacolo insormontabile, rischiando di alimentare tensioni sociali.
Le prospettive per il 2025
Non è escluso che il governo decida di intervenire nuovamente per bloccare o limitare l’aumento. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, potrebbe optare per una proroga della sospensione o per un chiarimento normativo che limiti l’adeguamento al solo 6%.
Parallelamente, il nuovo Codice della strada – approvato dal Senato a ottobre e in arrivo alla Camera – introduce già importanti novità, come sanzioni più severe per l’uso del cellulare al volante e per la guida in stato di ebbrezza.
Se il governo non interverrà, il 2025 segnerà un ritorno al rialzo automatico delle multe, con conseguenze significative per automobilisti ed enti locali. Restano da valutare le reazioni politiche e sociali a un provvedimento che, pur giustificato dalla normativa, rischia di pesare ulteriormente sulle tasche dei cittadini.
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