La storica multinazionale italiana ha presentato un piano di investimento da un miliardo di euro. L’obiettivo, come dichiarato da Guido Barilla, presidente dell’azienda, al Sole 24 ore, è quello di «giocare nella Champions League delle grandi aziende alimentari mondiali». I ricavi della compagnia famosa per la sua pasta e i sughi pronti sono aumentati del 18 per cento nel 2022 rispetto all’anno precedente, superando i 4,6 miliardi. La spinta, con questi risultati positivi, è quella di investire per una crescita ulteriore.
Barilla con le mani in pasta
Il piano quinquennale di Barilla prevede che la metà degli investimenti affluiscano in Italia, che rimarrà “il cuore del gruppo”, come afferma Guido Barilla in un’intervista con il Sole 24 Ore. L’italianità è il punto di forza del gruppo, ma il Made in Italy non può rimanere solo una bella etichetta svuotata di reali contenuti. «Mi piace usare un concetto leggermente diverso (dal Made in Italy), che combina la nostra storia e le nostre competenze con la capacità italiana di essere degli innovatori: il Made by Italy. Guardiamo con gli occhi degli italiani qualunque tipo di prodotto».
Anche al fine di mantenere la vera identità tricolore, dunque, circa 16 milioni dell’investimento saranno destinati a un nuovo centro di ricerca gastronomico a Parma. Lì si trova il “cuore e la testa di Barilla”: la città ha dato i natali all’azienda oltre 145 anni fa.
I piani di espansione all’estero e i valori
Nei programmi dell’azienda campione della pasta al sugo anche l’apertura di una sede a Amsterdam e un rafforzamento delle attività britanniche, nonostante la crisi del Regno Unito post- Brexit. Poi, «le priorità sono Nordamerica, Europa e Medio Oriente», afferma Barilla. L’ottica di espansione rimane in chiave sostenibile. Trattandosi di un’azienda familiare, è importante per chi si trova ai vertici far ereditare alla prossima generazione «un’azienda sana e forte, ma anche un ambiente sano in cui lavorare», afferma Barilla.
L’azienda inoltre punta sempre di più a uno stretto rapporto con le filiere di produzione, come sostiene Gianluca Di Tondo, di recente nella carica di amministratore delegato. »Vogliamo fare progetti con gli agricoltori e crescere con loro. Seguendo due direzioni. Prima di tutto la qualità della materia prima, da cui non possiamo prescindere per avere dei prodotti buoni. E poi la riduzione dell’impatto ambientale. In totale lavoriamo con oltre 10 mila agricoltori in tutto il mondo».