18 anni fa si trasferisce a Biella davanti a un risaia e, giorno e notte, vede riso. E vedendo bruciare la paglia in campo si chiede: cosa sono quegli scarti? Nativa ecologica e architetta, guarda oltre e pensa a una soluzione: come posso recuperare quello scarto e trasformarlo in una risorsa? L’Italia è il primo produttore di riso in Europa, ma il riso è prodotto in tutti i continenti. Con questa risorsa, Tiziana Monterisi, architetto, immagina di fare una rivoluzione. E ci riesce.
Nel 2016 fonda con il compagno e geologo Alessio Colombo Ricehouse, startup e società benefit che trasforma gli scarti derivati dalla lavorazione del riso in materiali per la bioedilizia. Negli anni si è aggiudicata numerosi riconoscimenti. E ieri ha vinto la quarta edizione di WPP Innovators 2021, il premio dedicato alle startup che si distinguono per innovazione. Una giuria composta da 150 imprenditori, business angel, accademici, giornalisti (c’eravamo anche noi di Millionaire) ha votato la vincitrice tra le cinque finaliste.
«Ho proprio immaginato una casa in una risaia. Tutto ciò che non è edibile può essere per noi una nuova risorsa. Gli scarti del riso sono una materia prima rinnovabile, un materiale fantastico per il futuro» ha raccontato Tiziana.
«Passione, perseveranza, guardare oltre sono stati i miei segreti. E dopo 5 anni oggi iniziamo a costruire case completamente in riso. Dove tutto, a esclusione della struttura portante, è in riso. Ne abbiamo costruite più di 90, tra il Piemonte e la Lombardia. Grazie a una miscela di calce, lolla e paglia i materiali ricavati sono leggeri, termici, traspiranti e sani». Quest’anno il team di Ricehouse è passato da 4 a 16 persone. «E stiamo cercando di decuplicare il fatturato» aggiunge Tiziana.
«L’edificio in cui viviamo è la nostra pelle e ho sempre pensato a come costruirlo in maniera sostenibile. La casa dove viviamo è a energia zero, a impronta zero: non consuma energia per funzionare (non ha riscaldamento e non ha condizionatore) e a fine vita a mia figlia che ha 12 anni non lascerò un rifiuto».