finanza

Ci vuole educazione (finanziaria)

Di
Lucia Ingrosso
14 Giugno 2021

L’Italia è l’ultimo Paese del G20 in materia di educazione finanziaria. E non lo sa. Molti di noi sovrastimano la propria expertise. Ecco cosa sapere per risparmiare, spendere e investire meglio.

«Più di una volta una persona colta mi ha detto, quasi con orgoglio, “io di soldi non ci capisco nulla!”» testimonia Vincenzo Imperatore, ex manager creditizio e ora consulente aziendale e autore di libri inchiesta e divulgativi. L’Italia è l’ultimo Paese del G20 in materia di educazione finanziaria. Lo dice il Global Attractiveness Index 2020. Non solo, secondo l’ultimo Rapporto Consob, il 28% degli italiana sovrastima la propria cultura finanziaria.

Cosa possiamo fare allora per correre ai ripari?

«Innanzitutto dovremmo capire che ci serve. Avere cultura finanziaria ci aiuta a fare scelte positive per noi e per il mondo che ci circonda» spiega Cristina Diana Bargu, autrice con Ugo Biggeri del libro I soldi danno la felicità. «Invece pochi sanno tanto e tanti sanno poco. Ad allontanare l’abuso di un linguaggio tecnico, spesso respingente. E il pregiudizio che il denaro sia qualcosa di negativo. Invece è solo uno strumento né buono né cattivo». L’incertezza ha incrementato la quantità di denaro presente sui depositi in banca dell’8% anno su anno (fonte Abi) arrivando a fine 2020 a 1682 miliardi. Ciò frena lo sviluppo del mercato finanziario (non a caso l’Italia è all’ultimo posto in Europa per dimensioni del mercato venture capital).

Qual è la quantità di denaro che dovremmo lasciare sul conto corrente?

«Quella utile per la quotidianità, gli impegni finanziari già presi o previsti a breve, con un margine per goderci la vita e un altro che ci lasci tranquilli nell’affrontare emergenze o spese future. Il fatto che, invece, ne resti spesso una quantità molto superiore, a tassi di interesse zero o quasi, determina una perdita in termini reali di potere d’acquisto, in conseguenza dell’inflazione. Ma significa anche precludersi i guadagni che si sarebbero conseguiti investendola in modo oculato» spiega Mauro Rimoldi, consulente finanziario di Azimut capital management. Secondo stime, chi non ha investito negli ultimi 15 anni ha perso, in termini reali, circa il 30% di ricchezza potenziale.

Come scegliere la banca?

«Basta cercare qual è il Cet1 (indicatore di solidità e affidabilità) della banca. Oltre il 12% tutto bene, fra 8 e 12% da tenere d’occhio, sotto l’8% da evitare (o da abbandonare, se già correntisti). Suggerisco poi di farsi un “Google alert” con il nome della banca, per tenere monitorata la sua situazione» suggerisce Vincenzo Imperatore. «Chiediamoci anche come la banca impiega i nostri soldi» aggiunge Cristina Diana Bargu.

Come scegliere il conto corrente?

«Ci sono siti che mettono a confronto le varie proposte delle banche. L’importante è capire quali sono le nostre esigenze e scegliere l’offerta che più ci viene incontro» spiega Imperatore. Qualche sito: facile.it, qualescegliere.it, sostariffe.it. Utili anche le inchieste, come quella di Altroconsumo, che ha esaminato 400 conti correnti delle banche più diffuse. Primo dato: il costo medio dei 10 conti più convenienti per le famiglie è di 136 euro annui (+22%). Al top: Che Banca!, Mps e Banco Bpm.

Casa: affitto o acquisto?

«Ad avere un capitale di partenza e buone prospettive di guadagno nel medio-lungo termine, l’acquisto è favorito dai prezzi, scesi nell’ultimo periodo, e dai margini di trattativa, che sono invece aumentati. Non solo, i mutui oggi sono così convenienti, che la rata mensile diventa più che competitiva rispetto a un canone di locazione» illustra Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline.it.

Quale la situazione mutui, dunque?

«Molto favorevole, con tassi che vanno dallo 0,50 all’1,65%. Quelli a tasso fisso fanno la parte del leone. Naturalmente, al crescere della percentuale di capitale richiesto, i tassi possono aumentare » conclude Anedda. Per fare un raffronto fra le varie offerte: mutuionline.it.

Donne & finanza, binomio vincente?

A rispondere è Stella Boso, amministratore delegato di Trading Library, casa editrice che da oltre 20 anni si occupa di trading online e analisi di Borsa: «Negli ultimi anni, noi donne abbiamo moltiplicato le presenza nel settore. Abbiamo senso pratico, siamo abituate a fare i conti, confrontare i prezzi, gestire la quotidianità». Corsi di alfabetizzazione dedicati alle donne: questa è una delle attività portate avanti dalla Global Thinking Foundation.

Acquistare a rate a tasso zero: com’è possibile?

Elettrodomestici, mobili, auto: sempre più spesso l’utente viene attirato dalla possibilità di pagare in “comode rate e a tasso zero”, ma è proprio così? «È solo un modo di forzare i consumatori all’acquisto. Il Tan (tasso annuo nominale) può anche essere zero, ma il è Taeg (tasso annuo effettivo globale) che conta. Questo tiene conto di tutti i costi accessori e di certo non è pari a zero» spiega Imperatore.

Per decidere come investire: meglio il fai da te o farsi aiutare?

Secondo l’ultimo rapporto Consob, il 63% della popolazione non si fida degli intermediari finanziari e l’80% sceglie il fai da te o si affida al consiglio di amici e parenti, spesso non qualificati. «Il fai da te nasconde delle insidie. Il mio suggerimento è di farlo per frazioni minori del proprio patrimonio, studiando gli strumenti da acquistare e i comportamenti da tenere. Il consulente guida il risparmiatore verso comportamenti performanti, evitando errori di natura psicologica» spiega Rimoldi. I consulenti finanziari hanno un albo: www.organismocf.it/portal/web/portale-ocf

Quanto investire? Che rischio affrontare?

«La domanda giusta è: quanto posso permettermi di perdere?» spiega Stella Boso. «In genere, il 60% del reddito netto serve per sostentarsi. Il resto, può essere speso o risparmiato. Strumento fondamentale quello del bilancio familiare. Sul mio sito permetto di calcolarlo gratis (www.imperatoreconsulting. eu/bilancio-familiare)» illustra Imperatore.

Come gestire gli aspetti psicologici?

A sabotare gli investitori fai da te c’è anche la tentazione di vendere quando i titoli scendono e comprare quando salgono. Paura ed euforia possono essere pessime consigliere.

Su quali prodotti investire?

Due premesse: non mettere mai tutte le uova nello stesso paniere (saggezza popolare, ma anche insegnamento della London School of Economics) e a rischio basso/alto corrisponde rendimento basso/alto. C’è il mercato azionario, che permette di acquistare delle quote societarie, avere in cambio dei dividendi periodici e la possibilità di rivenderle. È rischioso nel breve, ma “sicuro” nel lungo periodo. «L’importante è non vederlo solo come luogo del profitto, ma anche come la possibilità di contribuire alle innovazioni, all’economia e alla sostenibilità. Il valore delle azioni cambia ogni giorno, rendendo questo investimento sconsigliabile agli ansiosi» spiega Ugo Biggeri, fondatore di Banca Etica.

E le obbligazioni?

«Sono prestiti che concediamo a chi le emette, che poi si obbliga a restituirci i soldi, con un tasso di interesse fisso o variabile in una volta sola alla fi ne del periodo o un po’ alla volta, con delle cedole. Il rischio è limitato al numero di anni di durata dell’obbligazione (5-7 anni. Quelle decennali sono per investitori esperti). Inoltre le obbligazioni non sono volatili. Di contro, meglio non chiederne il rimborso anticipato, perché non conviene» spiega Biggeri. E poi ci sono le obbligazioni emesse dallo Stato: i Titoli di Stato. Pregi: meno rischiosi e più trasparenti.

Che cos’è lo spread?

Misura la differenza di rendimento fra i Btp (buoni del tesoro poliennali) decennali e gli analoghi titoli tedeschi, presi come riferimento perché considerati sicuri. Rappresenta la differenza di fiducia che gli investitori hanno nell’Italia rispetto alla Germania.

E i fondi comuni di investimento?

«Sono come un grande salvadanaio in cui confluiscono i capitali dei piccoli e dei grandi risparmiatori. L’idea è delegare una società specializzata a investire per noi in uno dei panieri di tanti titoli diversi, in modo da ridurre i rischi e massimizzare i rendimenti. Ne esistono di tanti tipi, compresi quelli etici, che mirano ad avere un impatto positivo sull’ambiente e la società» scrive Biggeri.

Quali prodotti evitare?

Imperatore è chiaro: «Criptovalute, fondi immobiliari, diamanti e derivati: tutti investimenti troppo rischiosi per il risparmiatore medio».

Verità e bugie sul trading online?

«Si tratta di un’opportunità per imparare a gestire i risparmi in prima persona, ma servono tempo e studio. Secondo gli analisti occorrono almeno 6 mesi di paper trading, cioè di trading simulato, per farsi la necessaria esperienza. Vietato pensare che sia un modo per diventare ricchi in fretta» spiega Stella Boso.

Tratto da Millionaire di marzo 2021. 

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L’apertura dell’articolo pubblicato su Millionaire di marzo 2021.
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