Cosa succede al Reddito di Cittadinanza nel 2023

Di
Redazione Millionaire
10 Marzo 2023

Dopo accesi dibattiti, quella del Reddito di Cittadinanza sembra essere una discussione che sta arrivando a una conclusione definitiva. “Mia – Misura di inclusione sociale”, è il nome del nuovo sussidio contro la povertà proposto al Governo per sostituire il Reddito di Cittadinanza. Un provvedimento composto da 12 articoli che mira a ridurre gli assegni della platea coinvolta, portando a un risparmio totale di circa 2-3 miliardi di euro l’anno, rispetto ai 7-8 miliardi spesi invece per il RdC. 

I beneficiari della Mia dovrebbero essere divisi in due gruppi. Da una parte le famiglie con persone “occupabili” al loro interno, cioè i cui membri hanno tra i 18 e i 60 anni e non hanno disabilità. Dall’altra le famiglie non occupabili, cioè quelle in cui almeno una persona ha meno di 18 anni, più di 60 anni o ha una disabilità. In linea con l’intenzione di creare una maggiore inclusione sociale, il MIA dovrebbe aprirsi anche a una platea più ampia, grazie all’abbassamento del numero di anni di residenza in Italia necessari per richiedere il sussidio, che passerà da 10 a 5. La modifica prende vita principalmente su richiesta della Commissione Europea, che ritiene discriminatorio il limite dei 10 anni.

 

Come funziona la nuova Misura di inclusione sociale

Secondo le stime, le prima famiglie “occupabili” ammonterebbero a circa 400 mila, di cui 300 mila composte da una persona sola. Anche loro potranno fare domanda per ricevere la Mia, ma riceveranno un assegno più basso e di durata inferiore rispetto all’attuale Reddito di Cittadinanza, e anche rispetto alla Mia erogata alle altre famiglie. Secondo indiscrezioni non ufficiali, l’importo base della Mia per una famiglia composta da una sola persona non occupabile resterà di 500 euro al mese, come con il RdC. Mentre, per quanto riguarda l’extra previsto per chi deve pagare un affitto, potrebbe essere ridotto da 280 euro fissi a una quota variabile in base a quanto è numerosa la famiglia che riceve il sussidio. Per le famiglie occupabili invece, l’importo base dovrebbe ridursi 375 euro al mese, con una riduzione prevista anche in termini di tempistiche, che dovrebbero passare dai 18 mesi di sussidio assicurato a 12. 

Anche i minori con almeno 16 anni non impiegati in un percorso di studi saranno tenuti all’obbligo di partecipazione attiva, formazione e lavoro nel nuovo sussidio. Tutti gli altri minori saranno invece esclusi dalla scala di equivalenza e avranno diritto, se usufruiscono dell’assegno unico e universale, di 50 euro al mese nel Mia in quota fissa. Questo è quanto emerge dalla bozza proposta per riformare l’attuale Reddito. 

 

Le tempistiche

Nel caso delle famiglie “non occupabili”, il sussidio avrà una durata complessiva di 18 mesi, come il Reddito di Cittadinanza, con la possibilità di richiedere ulteriori 12 mesi di proroga. Molto più stringenti sono invece le regole per gli occupabili: il sussidio per questi soggetti potrà essere richiesto per soli 12 mesi, con la possibilità di prorogarla per ulteriori 6 mesi. Per poterlo chiedere un’altra volta poi, si dovrà aspettare almeno un anno e mezzo. Una chiara intenzione di rendere complesso il totale sostentamento con la sola misura di inclusione attiva. 

 

I Requisiti

Anche per quanto riguarda i requisiti necessari per poter accedere al sussidio sembrano esserci delle modifiche: il tetto Isee per avere accesso alla Mia dovrebbe infatti scendere dai 9.360 euro richiesti per il Rdc, a una nuova soglia di 7.200 euro. Secondo le stime, questo dovrebbe escludere anche un terzo delle persone che attualmente ricevono il sussidio. Al contrario, sarà rivista la “scala di equivalenza” in base al numero di persone che compongono la famiglia: più sarà numeroso il nucleo, più si alzerà la soglia Isee entro il quale bisogna restare. “Il parametro della scala di equivalenza – si legge nella bozza – è pari a 1 per il primo componente adulto del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente maggiorenne che non usufruisce dell’assegno unico e universale, fino a un massimo di 2,1 e 2,2 in presenza di componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienza.”

 

Preoccupazioni e perplessità 

Naturalmente la nuova misura mette discordia molti sindacati che non tardano ad esprimere il proprio punto di vista sulla nuova misura. Cgil, ad esempio, esprime preoccupazione e perplessità sulla bozza: “Non condividiamo il metodo e il merito – spiega la segretaria confederale Daniela Barbaresi -. Siamo in una situazione delicata con l’inflazione che avanza e colpisce soprattutto le famiglie in una situazione di povertà, il tema è prioritario. La povertà – prosegue – è un fenomeno complesso, non basta la presa in carico dal punto di vista economico. C’è il disagio abitativo, la povertà educativa, ci vorrebbe prima una presa in carico complessiva e poi andrebbe poi chiarito l’aspetto economico. Dalla prima lettura il giudizio non è positivo”.

Al contrario invece, Codacons si esprime mettendo in evidenza i dati: “Il reddito di cittadinanza, dal 2019 ad oggi è costato alle casse statali all’incirca 27,8 miliardi di euro. A evidenziare il fatto sono i dati ufficiali dell’Inps. Nel dettaglio, nel suo primo anno di vita sono stati erogati sussidi per 3,9 miliardi di euro, di cui hanno beneficiato 1,1 milioni di famiglie e 2,7 milioni di italiani. Nel 2020 la spesa per il Rdc è salita a 7,14 miliardi di euro, per raggiungere quota 8,79 miliardi nel 2021. “Il Reddito di cittadinanza è costato complessivamente circa 1.078 euro a ogni famiglia italiana che con i propri soldi ha finanziato la misura – spiega il presidente Carlo Rienzi – Senza entrare nel merito delle questioni politiche, riteniamo senza dubbio necessario intervenire su tale sussidio al fine di superarne le criticità, ma soprattutto per evitare quegli abusi e quegli squilibri che fino ad oggi hanno contraddistinto il Reddito di Cittadinanza. E’ importante quindi lottare contro le truffe e l’illegalità che spesso prende di mira proprio queste misure, che finiscono poi per pesare sulle casse pubbliche e sui contribuenti.”

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