Crescono ancora le restrizioni per gli Airbnb in Italia

Crescono ancora le restrizioni per gli Airbnb in Italia

Di
Alessandra Ponti
9 Settembre 2023

Vincoli temporali, limiti nel numero degli appartamenti da locare, multe salate per chi trasgredisce: questi i punti inseriti nell’ultima bozza del ddl sul tema. Coinvolte 14 città metropolitane ed oltre 900 comuni ad alta densità turistica

No ad affitti brevi di una durata inferiore a due notti consecutive e multe fino a 5 mila euro per chi non rispetta il vincolo. Mentre a New York sono appena entrate in vigore le nuove norme che limitano severamente il settore degli affitti brevi tramite piattaforme come Airbnb, Vrbo e Booking.com, misure restrittive arriveranno probabilmente presto anche in Italia per i centri storici dei comuni capoluoghi delle città metropolitane. Come si legge nella bozza di ddl fatta circolare in questi giorni dal Ministro del Turismo, Daniela Santanché. 

Le limitazioni, gli obblighi e le sanzioni previsti dal ddl affitti brevi

Il nuovo testo della proposta normativa sulle locazioni, ora in mano alle associazioni che hanno partecipato alle discussioni di questi mesi, introduce importanti restrizioni sugli affitti brevi anche in Italia. Il contratto di locazione non potrà avere una durata inferiore a due notti consecutive se l’immobile è situato in zone che rivestono nei comuni capoluoghi delle città metropolitane, un carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale.

Per assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità, a tutte le case ad uso turistico così come alle strutture alberghiere ed extra alberghiere, verrà assegnato un Codice identificativo nazionale (Cin), che dovrà essere richiesto dal locatore in via telematica. L’obbligo di indicare il Cin è anche per i soggetti che gestiscono portali telematici, dove è possibile trovare annunci per gli affitti degli immobili. A controllare che case vacanze e alberghi abbiano ed espongano il Cin e a comminare eventualmente le multe, saranno i comuni, attraverso gli organi di polizia locale, e gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria, ciascuno nell’ambito delle rispettive competenze.

E per chi non lo richiederà o non lo esporrà all’ingresso del proprio appartamento o in qualsiasi annuncio pubblicitario, è prevista una sanzione pecuniaria da 800 euro a 8.000 euro. Stretta anche sul numero degli immobili: scende infatti da 4 a 2 il limite di appartamenti, dello stesso proprietario, in locazione breve (da 1 a 30 notti) che sul territorio nazionale possono essere tassati con cedolare secca. Superata questa soglia si presume che l’attività venga svolta in forma imprenditoriale. Infine accogliendo la richiesta di Federalberghi, gli immobili saranno sottoposti alla stessa disciplina degli hotel e quindi dovranno essere dotati di dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio e rispettare i requisiti igienico-sanitari e di sicurezza degli impianti.

I comuni coinvolti e le reazioni dei sindaci
Le limitazioni riguardano le 14 città metropolitane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Palermo, Catania, Bologna, Firenze, Venezia, Genova, Messina, Reggio Calabria, Cagliari) ed i circa 969 comuni ad alta densità turistica, anche se con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti.

“Il 75% dei casi di affitti turistici brevi si concentra nel 5% del territorio comunale: noi interveniamo in modo chiaro su questo 5%. Per una famiglia normale o una giovane coppia trovare ora un appartamento in affitto in centro a Firenze è praticamente impossibile”, ha osservato il sindaco di Firenze Dario Nardella intervenendo alle commissioni sviluppo economico e urbanistica, convocate online per parlare della delibera sullo stop in area Unesco ai nuovi Airbnb. Anche il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala era intervenuto nei giorni scorsi sulla gestione dell’offerta degli appartamenti.

“Il comune vorrebbe fare una scelta che se non è come quella di New York va in quella direzione – ha fatto sapere – bisogna lavorare sul numero di giornate e poi bisogna lavorare sul numero di appartamenti. Io ce l’ho con chi ha fatto razzia di appartamenti in questi anni per poi metterli sul mercato tutti per gli affitti brevi, ci sono intere palazzine a Milano che hanno avuto questa destinazione”.

I commenti delle Associazioni di settore   

Se da una parte il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca si dice convinto che “chi difende il tema degli affitti brevi dicendo che è un’integrazione al reddito familiare non considera che in Italia si comprano appartamenti appositamente per affittarli e questa è un’attività commerciale a tutti gli effetti, non un’integrazione del reddito ma un business”, dall’altra il presidente dell’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab) e amministratore delegato di Italianway, Marco Celani afferma senza remore che “di fatto, sono state accolte richieste del mondo alberghiero volte a introdurre limitazioni, restrizioni incomprensibili e a rendere più complicata la vita del proprietario”.

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