Giacomo Zucco, bitcoin evangelist e fondatore di Blockchain Lab, alla Blockchain Conference organizzata da Codemotion lo scorso giugno indossa una maglietta che dice Don’t trust. Verify (Non fidarti, verifica). Parla del trilemma delle Ico, cioè della scelta di due fra le tre caratteristiche che le contraddistinguono: «Un’operazione che ti fa guadagnare ma che va regolata, che si fa senza chiedere permessi ed è resistente alla censura, o che rientra in una organizzazione strutturata e quindi facile da censurare».
Da dove nasce il tuo amore per i bitcoin?
«Nel 2012 lavoravo in Accenture come technology consultant, ero insoddisfatto e volevo fare lo startupper. Ovunque vedevo i bitcoin. Ho iniziato a studiare la blockchain. Così di giorno lavoravo su una tecnologia noiosa e di sera e nel mio tempo libero mi occupavo di una tecnologia cool. Sono un convinto sostenitore dell’abolizione delle banche centrali e della privacy finanziaria. Frequentavo un gruppo che vuole il sound money, la moneta solida come l’oro non manipolata dalla banche centrali. E un altro gruppo, distinto, che vuole la privacy nelle transazioni. In entrambi i gruppi saltavano fuori i bitcoin. A un certo punto mi sono reso conto che questa passione poteva diventare un lavoro. Mia moglie mi ha spinto a seguire i miei sogni e ho creato un’azienda, un laboratorio di ricerca, incubatore e startup».
Consiglio per chi vuole avvicinarsi a questo mondo?
«Siate cauti, ci vuole un sano scetticismo, in giro si vedono solo quelli che fanno soldi. Ma non è così».
Che significa…
«Puoi fare i soldi, ma se sei un improvvisato c’è il rischio che li perderai. Studia, informati. Non inventarti trader se non lo sei di professione. Il mio consiglio? Prendi una piccolissima parte dei tuoi investimenti, soldi che puoi perdere, e compra bitcoin. È come se, nel 1993, intuendo le potenzialità di Internet avessimo cominciato a registrare un po’ di domini, tipo Pizza.com. Non per rivenderli subito dopo, ma per aspettare il momento giusto».
Le ICO sostituiranno i venture capitalist?
«Non a breve. Però potrebbero distruggere la regolamentazione sul venture capitalist che oggi tiene fuori dagli investimenti molte persone. Uno dei motivi per cui la gente investe in ICO e in storie che non hanno senso è perché è tenuta fuori da investimenti importanti. Vuole guadagnare, sente che il nuovo valore è nell’equity, specialmente in aziende di settori innovativi, ma ha pochi risparmi e non può investire come venture. Per cui sfoga la sua voglia di guadagno o la paura di essere tagliato fuori principalmente in ICO che sono imbrogli. Più capisci la tecnologia, più ti rendi conto che spesso sono cose senza senso. Per come vedo le ICO oggi, si prepara un bagno di sangue stile dot.com».
Davvero?
«Amo la verità. È più semplice. La menzogna è più conveniente, ma è faticosa».
Tratto dall’articolo “Cosa abbiamo imparato alla conferenza sulla blockchain” pubblicato su Millionaire di luglio-agosto 2018. Per acquistare l’arretrato scrivi a abbonamenti@ieoinf.it