Il numero 17 è noto per essere sfortunato. Per milioni di viaggiatori che hanno prenotato voli con compagnie low cost rischia di esserlo anche più del solito
Domenica 17 luglio è ormai prossima e molti cittadini che hanno scelto di allontanarsi da casa (o tornarci) in questa data, si troveranno a fare i conti con l’aggravarsi della situazione scioperi che da un po’ di tempo colpisce il settore del trasporto aereo. Per la giornata di domenica, infatti, è previsto un grandissimo sciopero, uno di quelli che coinvolge compagnie estremamente gettonate come Ryanair, EasyJet, Volotea e operatori indispensabili come i controllori di volo. Come si è arrivati a questa situazione?
La crisi dei trasporti aerei è una delle innumerevoli conseguenze che il razionamento delle risorse dovuto alla Pandemia di Covid-19 prima e al conflitto tra Russia e Ucraina poi ha generato a casata sull’encomia mondiale
Si sa, il razionamento è il peggior nemico del low cost. Virus e guerra hanno determinato un calo della domanda turistica che, a sua volta, si è tradotto in un elevato numero di licenziamenti per fare fronte al periodo drammatico. La forte ripresa della domanda nell’ultimo periodo, tuttavia, ha colto di sorpresa gli operatori del settore turistico: troppa richiesta a fronte di poche risorse per soddisfarla.
La carenza di organico non renda più sostenibili i voli low cost
Illuminanti, a questo proposito, le parole di Michael O’Leary, il celebre fondatore di Ryanair: “I low cost li ho creati io, e ci ho fatto un sacco di soldi — ha detto al Financial Times — ma alla fine non credo che l’industria dei viaggi sia sostenibile nel medio termine a una tariffa media di 40 euro a biglietto. È troppo economico”.
Da qui il disagio per milioni di viaggiatori dal momento che, rispetto a Wizzair e alla stessa Ryanair, le quali hanno comunque registrato rispettivamente un 16,7% e un 13% in più di voli rispetto al 2019, quasi tutti gli altri carrier (comprese le compagnie di bandiera come Lufthansa o Air France) sono sempre meno in grado di resistere allo shock strutturale.
Infatti, come sostiene Lupo Rattazzi, presidente di NEOS, “Le low cost non saranno più, come un tempo, low fare. Difficile però che la domanda di collegamenti da punto a punto, che è il loro forte, possa essere soddisfatta da altri operatori. Le marginalità sono ancora più basse. La sfida sarà sulla qualità dei servizi e soprattutto sulla diminuzione dell’impatto di ogni viaggio sull’ambiente”. Di fatto, però, già da domenica farne le spese saranno gli “ex-cittadini in volo”.