granchio blu

Dopo la vespa cinese, la vongola filippina e la medusa portoghese, adesso è la volta del granchio blu.

Di
Redazione Millionaire
21 Agosto 2023

“Yo, listen up here’s a story
About a little guy
That lives in a blue world
And all day and all night
And everything he sees is just blue
Like him inside and outside”

Così inizia una nota canzone del gruppo italiano Eiffel 65, che a fine anni novanta divenne un vero e proprio tormentone globale. La canzone parla di un alieno blu, che vive in un mondo blu e tutto il giorno e tutta la notte tutto ciò che vede è blu, come lui, dentro e fuori.  Nella cultura pop il blu è il colore associato alla tristezza, come ad esempio il “blue Monday” che si riferisce ad un giorno triste. Nonostante sia presente in Italia da oltre 6 anni, questa estate il granchio blu si guadagna il titolo di “killer dei mari”.

Inutile dire che a sentir parlare del granchio blu da parte di tutti i media è subito tornata alla mente questa canzone e il suo messaggio universale.

Povero granchio blu, arrivato in Italia non si sa quando e non si sa come, alieno in acque italiche dove pare si sia trovato molto bene e dove si è dato alla Dieta Mediterranea al punto da prendere residenza e riprodursi a ritmo sostenuto. Alieno indesiderato, scoperto ora come causa di tutti i mali del Bel Paese, almeno fino alla fine dell’estate.

Non me ne vogliano i pescatori che si trovano in difficoltà in questo momento, ma almeno questo granchio ha ‘smosso un po’ le acque’ e generato un po’ di attenzione per un mestiere sicuramente duro e poco gratificante a livello economico.

Ormai tutti in Italia sappiamo ogni dettaglio scientifico più intimo del granchio blu che, originario delle coste atlantiche americane, si è diffuso rapidamente nel Mar Mediterraneo, in particolare nel Mar Adriatico, portando con sé significative sfide ambientali ed economiche.

Gli italiani sono un popolo di tuttologi. Tutti Commissari Tecnici della nazionale (Azzurri) e quest’anno più che mai, siamo anche affermati biologi marini impegnati in una crociata a tutto campo contro questo crostaceo vestito di azzurro-blu.

La sua comparsa nelle nostre acque, a dire il vero, non è un’assoluta novità. Da diversi anni si è registrato l’incremento di questa specie, senza tuttavia che nessuno si muovesse o allarmasse. Forse si sarebbe potuta controllare la situazione con l’autorizzazione alla pesca e commercializzazione massiccia del granchio blu prima che proliferasse a questi livelli. Tuttavia, il fenomeno sembra essere esploso negli ultimi mesi, complice il riscaldamento dei nostri mari e le condizioni particolarmente favorevoli alla sua riproduzione, ma di questo nessuno vuole parlare e sembra quasi che il granchio blu sia arrivato da un giorno all’altro.

Purtroppo l’incremento senza controllo della popolazione di granchi blu ha portato a squilibri nell’ecosistema marino, particolarmente nelle zone intorno al delta del Po, dove tende a cibarsi dei molluschi degli allevamenti locali, mettendo in crisi l’intero comparto.

Le autorità hanno finalmente riconosciuto la minaccia e hanno adottato misure per controllare la popolazione del granchio. Queste includono anche l’autorizzazione per raccolte d’emergenza in alcune regioni, con un investimento iniziale di 2,9 milioni di euro per sostenere gli sforzi di mitigazione.

Sebbene il granchio blu sia una sfida ed una minaccia per i pescatori, questo potrebbe, se controllato, presentare anche un’inattesa opportunità economica. Già popolare negli Stati Uniti come prelibatezza, sta infatti iniziando a guadagnare popolarità anche sulle tavole italiane. Questo interesse crescente ha portato alla sua inclusione in vari menu di ristoranti e ai banchi delle pescherie. Con il prezzo che può raggiungere fino a 15 euro al chilo, c’è un evidente potenziale di mercato.

E come molte storie di imprese innovative nate da crisi di mercato, anche in questo caso sembrerebbe esserci un aspetto positivo dall’alto potenziale.

Mariscadoras, una startup innovativa guidata da cinque donne romagnole, rappresenta un esempio lampante in questo caso specifico. Il nome “Mariscadoras” si ispira alle donne che raccolgono frutti di mare in Spagna, riconoscendo e onorando il duro lavoro spesso sottopagato svolto da queste donne. Questa visione di parità e riconoscimento si riflette nel cuore della loro missione aziendale ad alto impatto.

Attraverso il loro progetto Blueat, partito ben prima del clamore mediatico di queste ultime settimane, le imprenditrici di Mariscadoras sostengono che “alien is good, alien is food” e si propongono di dirottare l’attenzione dal pescato tradizionale alle specie ‘aliene’ come il granchio blu, viste non più come una minaccia, ma come una risorsa potenzialmente lucrativa. Il loro impegno non si limita solo alla valorizzazione commerciale del granchio. L’obiettivo principale è ottenere un impatto positivo a 360 gradi: dal mare, all’ecosistema, alla fauna locale, alle comunità di pescatori, al turismo.

Il progetto Blueat ha avuto un approccio particolare e molto pratico. Innanzitutto è stato necessario partire da una narrazione del prodotto che vuole togliere a questo ‘alieno’ la connotazione di pericoloso per la salute. Questa specie, come tutte quelle non autoctone, rappresenta un pericolo per le specie ‘indigene’, questo è vero, e sarà praticamente impossibile eliminarla dall’ecosistema in cui si è ormai insediata come dominante, ma è possibile controllarne la proliferazione con informazione, promozione del prodotto, conversione di alcuni allevamenti e una nuova politica della pesca.

Inoltre, a differenza di alcuni allevamenti intensivi, come quelli del salmone, pieni di microplastiche e rifiuti organici, la pesca del granchio blu porterebbe un prodotto dalle ottime proprietà nutritive e con una pratica sostenibile dal punto di vista ambientale. Dirottando il consumo intensivo da alcune specie autoctone a quello del granchio blu si potrebbe contribuire a liberare i nostri mari da questa ‘minaccia’ e al tempo stesso migliorare la condizione economica dell’industria della pesca.

Le Mariscoradas si sono attivate con una micro filiera locale affinché il prodotto possa essere trasformato e venduto non solo sui mercati locali, ma anche verso l’estero, in particolare verso gli Stati Uniti, paese che ha una forte domanda per questa ‘prelibatezza’.

E ora il temuto granchio blu, originario delle acque dell’Atlantico, viene (ri)spedito dall’Italia verso la Florida, uno dei mercati che ne fanno maggiore richiesta.

La storia del granchio blu nel Mediterraneo è una testimonianza del dinamismo degli ecosistemi e dell’ingegno umano. Attraverso iniziative come quella di Mariscadoras, ci viene ricordato che con la giusta visione e determinazione, anche le sfide più formidabili possono essere trasformate in opportunità. Speriamo che il loro modello possa avere il giusto credito ed espandersi a supporto dei pescatori del Mare Adriatico.

 

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