È morto il re dei wafer Armin Loacker, 78 anni, figlio di Alfons, l’uomo che nel 1925 fondò l’omonima azienda dolciaria. Insieme alla sorella Christine, Armin ha guidato per anni l’impresa di famiglia, trasformando la pasticceria di Bolzano in uno dei più grandi player del settore. Ha incrementato la produzione, rafforzato il brand. E ha portato i wafer made in Italy in tutto il mondo.

La storia
Dopo il diploma come pasticciere e alcune esperienze all’estero, Armin Loacker entra a far parte dell’azienda nel 1958, in qualità di responsabile della produzione. Dopo 10 anni lo affianca la sorella, che si occupa di amministrazione e distribuzione. Negli anni Settanta arriva anche il fratello più giovane, Rainer, nel ruolo di direttore delle vendite. Nel ’69 Armin decide di acquistare il primo forno automatizzato per i wafer, che incrementa la produzione del 500%. L’azienda cresce in modo costante. Rainer lascia l’incarico per dedicarsi alla viticoltura, mentre Armin diventa un esperto in tecnica di produzione. Nel 1974 apre il nuovo stabilimento ad Auna di Sotto (BZ), dove oggi ha sede l’azienda. Solo tre anni dopo, l’impianto viene ampliato per sostenere la crescente produzione. Sei forni consentono di realizzare 40mila confezioni di wafer al giorno. Dalla fine degli anni Settanta inizia l’internazionalizzazione, i Loacker conquistano nuovi mercati, arrivano in Medio Oriente, Cina e Giappone, puntando inizialmente sulla distribuzione in aeroporti e destinazioni turistiche. Cambia il logo aziendale e si introduce un nuovo design per le confezioni.
Oggi la Loacker produce in Italia e a Heinfels, in Austria, ed esporta in oltre 100 Paesi. È guidata dai figli di Armin, Andreas e Martin Loacker, e dal nipote Ulrich Zuenelli. Conta più di 1.000 dipendenti. Nel 2017 ha realizzato un fatturato di 335,4 milioni di euro, producendo 876 milioni di pezzi. L’azienda è leader nel settore dei wafer.