Il panorama italiano dell’innovazione sta per vivere una trasformazione importantissima grazie a un emendamento al disegno di legge sulla concorrenza. Questo cambiamento, elaborato dal Ministero del Made in Italy con la collaborazione di esperti e operatori del settore, mira, tra le diverse novità, a coinvolgere i fondi pensione nel sostegno al venture capital e alle startup tecnologiche.
Il provvedimento, in discussione in Parlamento, potrebbe segnare una svolta per il sistema produttivo italiano, mettendo il Paese al passo con realtà avanzate come Stati Uniti e Israele, dove il risparmio previdenziale è un motore essenziale per lo sviluppo dell’innovazione.
Le nuove misure varate dal Ministero guidato da Adolfo Urso sono state possibili soprattutto per aver ascoltato il settore dell’innovazione (cosa che in Italia è a prescindere una novità importante) e, tra gli esperti, ci fa piacere ricordare Gianmarco Carnovale, consigliere dell’associazione mondiale Allied for Startups, e contributore di Millionaire nel recente passato.
Un nuovo ruolo per i fondi pensione
L’emendamento prevede che i fondi pensione e le casse previdenziali private destineranno almeno il 5% del portafoglio investito in fondi di venture capital entro il 2025, quota che salirà al 10% dal 2026. Questo requisito è condizione necessaria per mantenere l’esenzione fiscale sul capital gain (26%). In altre parole, una parte significativa del risparmio previdenziale sarà indirizzata verso settori strategici dell’economia reale, come imprese produttive, infrastrutture e startup innovative.
Beneficiari diretti saranno anche i fondi di venture capital, nella speranza che anche in Italia possano davvero crescere (ora i valori italiani non sono lontanamente comparabili a quelli di altri paesi occidentali) e anche nella speranza che le startup destinatarie dei loro investimenti possano essere numerose e diverse dalle solite poche realtà.
L’obiettivo è duplice: da un lato, incentivare la crescita di startup e scaleup tecnologiche, dall’altro, garantire rendimenti competitivi ai fondi pensione, che potranno beneficiare delle opportunità di guadagno offerte da un ecosistema imprenditoriale in espansione.
Un modello europeo e internazionale
La misura si ispira a esperienze consolidate in paesi leader nell’innovazione. Negli Stati Uniti, i fondi pensione svolgono un ruolo chiave nel finanziare il venture capital, contribuendo allo sviluppo di aziende che hanno rivoluzionato il mercato globale, come Google e Tesla. In Israele, l’integrazione tra investimenti previdenziali e startup ha reso il paese uno dei principali hub tecnologici mondiali.
In Europa, l’iniziativa italiana potrebbe fare scuola. L’incentivazione dei fondi pensione a investire in innovazione è un tema centrale per l’Unione Europea, che punta a ridurre il gap tecnologico con altre aree economiche avanzate. La misura recepisce anche alcune raccomandazioni del Rapporto Draghi sulla competitività, che sottolinea l’importanza di orientare i risparmi privati verso settori ad alta crescita.
Startup e scaleup: una nuova definizione di innovazione
L’emendamento introduce criteri più stringenti per accedere e mantenere lo status di startup innovativa. Dopo tre anni, le imprese iscritte nel Registro delle Startup Innovative dovranno soddisfare almeno uno dei nuovi requisiti.
Tra questi:
1. Incremento del 25% delle spese in ricerca e sviluppo.
2. Crescita del 50% dei ricavi, o dell’occupazione, tra il secondo e il terzo anno.
3. Ottenimento di almeno un brevetto o di un contratto di sperimentazione con enti pubblici.
4. Trasformazione in società per azioni (Spa).
Questi parametri mirano a favorire un ecosistema imprenditoriale più solido, premiando le aziende con maggiore capacità di crescita e innovazione. Inoltre, il periodo massimo di permanenza nel Registro sarà esteso da cinque a sette anni per le startup e da cinque a nove anni per le scaleup, ossia quelle imprese che hanno raggiunto uno stadio avanzato di sviluppo.
Incentivi fiscali per gli investitori
L’emendamento riformula anche le agevolazioni fiscali per chi investe in startup innovative. Dal 2025, la detrazione per le persone fisiche salirà dal 50% al 65%, ma sarà limitata ai primi tre anni di vita dell’impresa. Dopo il terzo anno, l’agevolazione scenderà al 30%, allineandosi agli standard per gli investimenti in Pmi innovative.
Le imprese beneficiarie di tali incentivi dovranno rispettare nuovi paletti, come il divieto per i contribuenti di detenere partecipazioni qualificate superiori al 25% o di fornire servizi alla startup per un valore superiore al 25% dell’investimento agevolato.
Un impatto sul mercato del lavoro e sull’economia
L’innovazione tecnologica non è solo una leva per la crescita economica, ma anche uno strumento per creare occupazione di qualità. Le startup tecnologiche hanno un potenziale significativo nel generare nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani altamente qualificati. In Italia, il settore conta già oltre 12.800 startup innovative, nate grazie alla legge del 2012 promossa dall’allora ministro Corrado Passera.
Con le nuove regole, il governo punta a rendere il sistema più selettivo, favorendo la scalabilità delle imprese e il loro inserimento nei mercati internazionali. L’obiettivo è costruire un ecosistema che non solo produca innovazione, ma attragga anche capitali esteri e talenti globali.
Le sfide e le prospettive future
Sebbene le premesse siano promettenti, il successo di questa riforma dipenderà da diversi fattori. In primo luogo, sarà fondamentale sensibilizzare i fondi pensione e gli investitori privati sull’importanza del venture capital. La cultura del rischio, ancora poco diffusa in Italia, rappresenta uno degli ostacoli principali per il decollo di questo settore.
In secondo luogo, il governo dovrà garantire che i nuovi criteri di selezione non penalizzino startup con modelli di business non convenzionali, ma potenzialmente rivoluzionari. Infine, sarà necessario monitorare attentamente l’impatto della riforma, per apportare eventuali correttivi in corso d’opera.
L’emendamento al dl Concorrenza rappresenta un passo significativo verso un sistema economico più innovativo e competitivo. Coinvolgere i fondi pensione nel finanziamento delle startup potrebbe innescare un circolo virtuoso, accelerando la crescita del settore tecnologico e migliorando la sostenibilità del sistema previdenziale.
Se approvata in forma definitiva, questa misura potrebbe collocare l’Italia tra i paesi più avanzati in Europa nel sostegno all’innovazione. Ma per trasformare questa opportunità in realtà, sarà necessario un impegno condiviso da parte di istituzioni, imprese e cittadini. Solo così sarà possibile costruire un futuro dove tecnologia e benessere sociale camminano di pari passo.
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