La Google House è una villetta su tre piani in pieno centro a Milano. Sulla porta, in strada, c’è una Vespa personalizzata. In garage c’è l’auto con cui si fa Street View. Poi scale, stanze e giardino dove ovunque dominano i colori blu, rosso, giallo e verde.
Non immaginate uno spazio supertecnologico. La Google House non è una casa domotica. Ci vuole soltanto un tablet e un’App per fare qualsiasi cosa. In cucina, si dà un comando a voce e il tablet si trasforma in assistente virtuale. Trova ricette, svela le calorie, consiglia come preparare un piatto (così con le mani sporche di cibo non si tocca il device) e dove acquistare gli ingredienti nel supermarket più vicino.
Dalla cucina al soggiorno. Su Google Play acquisti un film che vedi in tv. Non ci sono fili, non ci sono decoder. Basta una chiavetta che costa 35 euro (si chiama Chromecast), per connettere smartphone e tv senza fili. Poi c’è la stanza dello studio e quella del divertimento.
Nella mansardina, hanno ricostruito persino un aeroporto. Siamo in Brasile, a Rio de Janeiro, arrivi dopo un lungo viaggio e accendi il tuo tablet. Se ti capita un imprevisto Google ti aiuta a ritrovare una borsa, orientarti facilmente, capire e farti capire. E anche dall’altra parte del mondo c’è un’App per ogni cosa. Si chiamano Google Now, Google Photos, Mappe e Traduttore. Provate a scaricare l’App del traduttore e troverete un’interprete che traduce a voce qualsiasi cosa. Così se andate in Brasile per i Mondiali, tutto è più semplice.
La Google House rimarrà tre giorni a Milano. Poi verrà smontata e rimontata in un’altra città del mondo.
Obiettivo? «Mostrare la vita ai tempi di Google, imparare a gestire in modo più semplice le attività di ogni giorno e risparmiare tempo» ci spiegano. Insomma, se credevate che l’invenzione di quei due ex studenti di Stanford, Larry Page e Sergey Brin, si limitasse al motore di ricerca più importante del mondo, beh… vi sbagliate di grosso.
Eleonora Chioda