Un saloon digitale, pieno di chatbot che spacciano software illegale. Questo è il selvaggio West che secondo TechCrunch (sito specializzato in innovazione) si è aperto con Gpt Store, il negozio digitale di ChatGpt.
Da un lato, la bellezza dell’open source: chiunque può creare il proprio chatbot, dalla semplice ricetta della nonna all’assistente virtuale per la tua astronave. Dall’altro, il rischio che la situazione sfugga di mano, come in una puntata di “Ai confini della realtà”.
Secondo TechCrunch, il Gpt Store è pieno di software che violano copyright e le regole di OpenAI. Ci sono chatbot che sfornano immagini di personaggi Disney e Marvel come se fossero panini con la Nutella, e altri che ti fanno “parlare” con Elon Musk o Leonardo DiCaprio (ma è più probabile che sia un’intelligenza artificiale che ti imbroglia).
Non mancano i furbetti che offrono servizi a pagamento, nascondendoli dietro chatbot che sembrano innocui. E dulcis in fundo, c’è chi ha creato software per aggirare i sistemi che scopiazzano i contenuti AI. Insomma, un vero Far West!
OpenAI si difende dicendo che usa sistemi automatici, revisioni umane e segnalazioni degli utenti per scovare i furfanti. Ma con 3 milioni di chatbot nel Gpt Store, la sfida è davvero ardua.
Quindi, la prossima volta che usate un chatbot di ChatGpt, state attenti: potrebbe essere un vero amico virtuale, oppure un bandito digitale pronto a fregarti!
Ma c’è di più. La storia del Gpt Store ci fa riflettere su un tema importante: l’intelligenza artificiale è uno strumento poderoso, ma va controllata. Se non si prendono le dovute precauzioni, il Far West digitale potrebbe diventare realtà, con conseguenze imprevedibili.
Vi lasciamo con alcuni spunti di riflessione:
- Come possiamo essere sicuri che i chatbot siano utilizzati per scopi legali ed etici?
- Chi è responsabile per i contenuti creati dai chatbot?
- Quali sono i rischi per la privacy e la sicurezza degli utenti?
- Come possiamo educare il pubblico a un uso consapevole dell’intelligenza artificiale?
Sono domande a cui non è facile rispondere, ma è fondamentale iniziare a discuterne. Il futuro dell’intelligenza artificiale dipende da noi.
P.S.: Se vi serve un chatbot per fare le pulizie di casa, assicuratevi che non sia in realtà Terminator!