Non è solo l’Italia che ha difficoltà a valorizzare i talenti immigrati. Un recente articolo su Sifted (la piattaforma del Financial Times che si occupa di startup europee) evidenzia come anche la Germania abbia problemi simili. Il report dettaglia le difficoltà che lavoratori qualificati affrontano per trasferirsi in Germania. Alcuni, per esempio, dopo aver lavorato per anni all’interno di aziende tedesche, presa la decisione di avviare una propria startup, sono stati costretti a lasciare la Germania a causa di problemi con il visto. Nonostante anche la Germania, come l’Italia e gran parte dei Paesi europei, abbia bisogno di lavoratori qualificati per rafforzare la sua economia e colmare una carenza di 700.000 lavoratori tecnici, gli ostacoli burocratici rimangono significativi. Il governo tedesco ha avviato una serie di riforme per semplificare il processo di visto e ridurre i requisiti linguistici e salariali, ma molti ritengono che questi cambiamenti non siano sufficienti.
La sfida inizia con i visti: molti lavoratori devono aspettare sei mesi per un visto, anche se hanno già un contratto di lavoro. Inoltre, i processi per ottenere un codice fiscale, aprire un conto bancario o richiedere un prestito con un passaporto straniero possono essere ostici. E anche l’ottenimento di appuntamenti presso l’ufficio immigrazione può essere un’impresa. Sembrerebbe uno scenario italiano, eppure la descrizione riguarda la ‘perfetta’ Germania. Come dire: “Tutto il mondo è Paese”. Una volta in Germania, gli immigrati che desiderano creare un’impresa si trovano di fronte a ulteriori ostacoli, come la necessità di compilare una vasta documentazione in tedesco giuridico e la ricerca di consulenti fiscali e avvocati che parlino inglese. A causa di queste complicazioni, molti fondatori preferiscono non stabilire legalmente la loro attività in Germania, nonostante le opportunità offerte dai programmi di accelerazione e i finanziamenti a fondo perduto disponibili.
«Cercare di capire quale struttura aziendale usare, se AG o GmbH, e poi assicurarsi che la tua struttura azionaria e gli accordi tra azionisti siano corretti, tutta la documentazione diversa che devi preparare, può essere un incubo», rivela a Sifted Alina Bassi, fondatrice di Kleiderly, che crea plastica sostenibile da abiti dismessi, trasferitasi in Germania dal Regno Unito nel 2018. Molti fondatori arrivano in Germania per i programmi di accelerazione e l’ampio finanziamento a fondo perduto disponibile, ma scelgono di non stabilire legalmente la loro attività nel Paese perché è troppo complicato farlo.
Insomma, l’attrazione dei talenti e la valorizzazione dei migranti con competenze tecniche e propensione imprenditoriale è una sfida per il ‘vecchio continente’. Millionaire, da diversi mesi, ha avviato un osservatorio sulla realtà italiana e ha incontrato realtà che di questa sfida hanno fatto un punto di eccellenza, come (spoiler alert) Startup Without Borders o Mygrants. Ma di questo parleremo nelle prossime settimane.