I 5 falsi miti del social media marketing

Di
10 Dicembre 2012

Chiunque si avvicina per la prima volta al social media marketing ha nella sua testa una serie di idee preconfezionate di cui farebbe bene  a sbarazzarsi subito per due ordini di motivi:

1.    Sono, nella maggior parte dei casi, considerazioni, se non proprio false, che non si poggiano su alcuna base statistica.

2.    Accettarle acriticamente rischia di compromettere seriamente le proprie strategie di marketing.

Con l’aiuto degli esperti di Hubspot,  vediamo insieme quali sono i 5  falsi miti sul social media marketing da cui è meglio allontanarsi il più presto possibile.

 1.    I social media sono il futuro e devo provarli tutti

Non tutti gli abiti del tuo negozio preferito ti calzano a pennello.  Hai preso un bel giubbotto, ma forse quel pantalone non esalta le tue forme e ti fa sembrare troppo grasso.

Il primo falso mito da sfatare sui social media è che un’azienda debba provarli tutti, lasciandosi trascinare da un’insensata mania di protagonismo.

Il bravo marketer, al contrario, è colui che riesce ad identificare quali Social sono utili alla comunicazione del suo brand e quali no. E a lavorare solo sui mezzi giusti senza sprecare tempo ed idee su strumenti che non gli daranno mai i risultati che si aspetta.

Per approfondimenti: “Facebook vs Twitter: sfida all’ultimo post”

 2.    Il social media marketing non costa nulla

Molti leader di aziende che assumono personale per gestire le strategie social della loro azienda si aspettano risultati miracolosi senza spendere un euro.

Se, da una parte, è vero che l’iscrizione ai Social Media non costa nulla, dall’altra, è altrettanto vero che per far funzionare la propria strategia di marketing occorre investire.  Come, d’altronde, avviene in ogni altro campo della comunicazione.

Più alto sarà l’investimento iniziale, più solida sarà la possibilità di trasformare i fan in clienti, in tempi ragionevolmente brevi.

3.    Google + non serve

Nel nostro paese Google + ha più di 3 milioni di utenti.  Siamo d’accordo: si tratta di dati ancora bassi se paragonati a Facebook che supera i 20 milioni di iscritti, o a Twitter che va spedito verso i 5 milioni.

Al di là dei dati, un marketer bravo e attento non può sottovalutare lo straordinario valore del SEO su Google +.

Anche se un profilo non ha infatti un grande successo in termini di interazione, la sola presenza sul Social garantisce, tuttavia, un bel salto nel ranking della ricerca su Google, con la conseguenza di aumentare la visibilità del brand in Rete.

4.     + Hashtag = + visibilità del tweet

“Mi piace questo #articolo sui #socialmedia che parla anche di #pinterest e #google”

Nella tua esperienza su Twitter ti sarai senz’altro imbattuto in un tweet come questo, così pieno di hashtag da diventare quasi illeggibile.

La forza degli hashtag è quella di unire le conversazioni degli utenti, in modo da spingere l’interazione. 

Per questo andrebbero usati con moderazione: per una circostanza particolare, come un webinar o un evento che vuoi segnalare, o per cavalcare l’onda di un trend che si associa bene al tuo brand.

Abusarne, al contrario, è controproducente.

5.    L’amministratore delle pagine social deve essere giovane

Un altro mito da sfatare è senz’altro quello sull’età  che dovrebbe avere chi gestisce le strategie di social marketing di un’azienda.

Il dibattito è tra chi ritiene che per usare al meglio i Social bisogna appartenere alla generazione che li ha visti nascere (i ventenni – trentenni di oggi, per intenderci), o chi viceversa pensa che l’esperienza vince sempre sulla giovane età (dai quarant’anni in su).

La verità è che si può essere bravi sui social media avendo 21 o 41 anni.  Basta solo essere capaci di imparare rapidamente gli strumenti e le strategie. E di coniugare creatività e organizzazione.

 

Questi sono i nostri 5 miti da sfatare. Ma nell’esperienza di lavoro tuo e del tuo team ne avrai conosciuti tanti altri.

Commenta qui con le tue osservazioni!

Giancarlo Donadio

 

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