Musk e il dipartimento DOGE: l’offensiva contro la burocrazia e le polemiche
Da quando Elon Musk ha lanciato il Department of Government Efficiency (DOGE) sotto l’amministrazione Trump, il progetto ha sollevato un’ondata di critiche e controversie. Il dipartimento è stato creato con l’obiettivo dichiarato di ridurre gli sprechi e razionalizzare la spesa pubblica, ma molti vedono nell’iniziativa un pericoloso tentativo di accedere a dati sensibili e influenzare le finanze federali in modo diretto.
Questa presidenza Trump ci ha abituato a continui cambiamenti di fronte
Trump 2.0 è al potere da pochissimi giorni e chi ha abituato a continui aggiornamenti, cambiamenti, contraddizioni e instabilità strutturale. Questo non riguarda solo gli Stati Uniti, perché ogni mossa di Trump (e a seguire di Musk), ricade anche su di noi dopo poche ore, al massimo giorni. Basti pensare ai dazi, alle regolamentazioni, alle guerre a pochi chilometri dai confini nazionali…
Negli ultimi giorni, l’opposizione al DOGE si è fatta sempre più forte, con 19 procuratori generali democratici che hanno portato la questione in tribunale. Il principale timore riguarda il fatto che Musk e i suoi collaboratori possano ottenere informazioni riservate sui pagamenti governativi, comprese le pensioni e i sussidi per milioni di americani.
Ora, un giudice federale di New York ha bloccato temporaneamente Musk e il suo team dall’accesso ai dati del Tesoro USA, segnando un primo colpo alla sua iniziativa.
Il blocco legale: cosa ha deciso il giudice
L’ordinanza, emessa dal giudice Paul Engelmayer della Corte Distrettuale del Southern District of New York, sottolinea il rischio che il nuovo sistema di accesso ai dati “comporti un’elevata possibilità di divulgazione di informazioni sensibili e riservate” e che possa rendere i sistemi governativi più vulnerabili agli attacchi informatici.
Il provvedimento stabilisce che qualsiasi funzionario politico, impiegato speciale o dipendente governativo esterno al Dipartimento del Tesoro non potrà accedere ai dati dell’agenzia. Inoltre, tutte le informazioni già ottenute dopo l’insediamento di Trump dovranno essere distrutte.
Il giudice ha quindi accolto le richieste avanzate dagli avvocati degli Stati democratici, che avevano denunciato l’eccessiva discrezionalità del DOGE e il rischio che Musk possa utilizzare i dati federali per finalità private o per aumentare la propria influenza politica ed economica.
L’ordine rimarrà in vigore almeno fino all’udienza fissata per il 14 febbraio, quando il tribunale dovrà decidere se confermare o revocare il blocco.
Il rischio di abuso di potere e l’impatto sulla privacy
La sentenza rappresenta un duro colpo per le ambizioni di Musk, che sperava di trasformare il DOGE in un organo chiave per la riforma della spesa pubblica americana. Tuttavia, la vicenda si inserisce in una battaglia più ampia su privacy, trasparenza e abuso di potere esecutivo.
Recentemente, un altro giudice federale del Distretto di Columbia ha stabilito che soggetti esterni non dovrebbero avere accesso ai dati del Tesoro, rispondendo a una causa intentata da gruppi che rappresentano pensionati federali e dipendenti pubblici.
Nel frattempo, la Casa Bianca ha cercato di ridimensionare le preoccupazioni, sostenendo che Musk, in qualità di “dipendente governativo speciale”, opera nel rispetto della legge. Ma il fronte democratico continua a esprimere allarme sul crescente ruolo di Musk nella gestione delle finanze pubbliche.
Nel dibattito si inserisce anche la Social Security Administration, che ha manifestato preoccupazione per l’accesso del DOGE ai dati relativi alle pensioni, temendo che un’eventuale riforma guidata da Musk possa minacciare la stabilità del sistema previdenziale.
Per ora, il Dipartimento del Tesoro non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla decisione del tribunale.
Ma chi può davvero fermare Musk?
Elon Musk, con il suo Dipartimento per l’Efficienza Governativa (Doge), ha scatenato una rivoluzione nel governo federale, tagliando spese e personale con una rapidità senza precedenti.
Ha licenziato (o mandato mail per anticipare un licenziamento) decine di migliaia di funzionari, smantellato intere agenzie e ottenuto accesso a dati sensibili, mentre il Congresso e la giustizia tentano invano di reagire.
Ma chi può davvero fermarlo? Anche se le sue azioni fossero dichiarate illegali, Trump potrebbe sempre proteggerlo con un perdono presidenziale. Le istituzioni democratiche americane, già sotto pressione, riusciranno a resistere all’assalto di Musk e del suo modello di governo ultraliberista?
E intanto Musk lancia “Make Europe Great Again”
Mentre negli Stati Uniti Musk si trova bloccato dalla magistratura, in Europa lancia un nuovo progetto: “Make Europe Great Again” (MEGA). L’iniziativa sembra ispirata alla filosofia di Trump, ma con un focus più specifico sulla riduzione della burocrazia e il recupero della sovranità nazionale dei singoli Stati europei.
In Italia, il progetto ha già trovato sostegno tra i cosiddetti “patrioti”, un insieme di forze politiche e movimenti sovranisti che vedono l’Unione Europea come un ostacolo alla libertà e allo sviluppo economico del Paese. Secondo questi gruppi, Bruxelles rappresenta una macchina burocratica inefficiente, dominata da élite tecnocratiche e vincolata a una regolamentazione eccessiva.
L’obiettivo di MEGA è quello di smantellare l’attuale struttura burocratica europea, semplificando i regolamenti e restituendo più autonomia ai governi nazionali. Tuttavia, questa prospettiva potrebbe avere conseguenze geopolitiche rilevanti.
Un’Europa più debole e frammentata favorirebbe soprattutto gli Stati Uniti, la Cina e la Russia, tre potenze che potrebbero trarre vantaggio dalla riduzione dell’influenza dell’UE sui mercati e nelle dinamiche geopolitiche internazionali.
Se Musk dovesse riuscire a spingere l’Europa verso una deregolamentazione e un ritorno alla sovranità nazionale, il risultato potrebbe essere una maggiore dipendenza dei singoli Stati dagli USA e una maggiore esposizione alle pressioni economiche e strategiche di Cina e Russia.
Mentre negli USA i giudici bloccano le sue mosse, in Europa Musk potrebbe trovare un terreno più fertile per la sua visione anti-burocratica. La vera domanda, però, resta sempre la stessa: chi trarrà realmente vantaggio da tutto questo?
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