I manager italiani all’estero non sono tentati dal ‘Rientro’

Di
Matteo Cerri
14 Marzo 2024

Un’indagine condotta su 514 manager espatriati, per conto di Manageritalia, ha scosso l’attenzione sulle dinamiche che coinvolgono i professionisti italiani all’estero. Molte delle conclusioni emerse da questa ricerca ci raccontano qualcosa che forse si può comprendere solo se si vive all’estero – o almeno si è fatta una simile esperienza.

 

Solo il 22,8% dei manager intervistati vuole rientrare (nel 2013 erano il 43.6%)

Uno dei dati più significativi è l’inversione di tendenza riguardo al desiderio di tornare in Italia. Non sappiamo se sia stata causata dall’inciampo di fine 2023 sul trattamento fiscale, di cui Millionaire ha ampiamente trattato, ma i dati sembrano parlare chiaro. Solo il 22,8% dei manager intervistati ha espresso una volontà ferma di rientro, a fronte del 43,6% registrato dieci anni fa. Questo dato non sorprende affatto, considerando l’evoluzione del panorama lavorativo e delle opportunità professionali fuori dai confini nazionali.

Uno degli elementi chiave che emergono dall’indagine è il ruolo determinante dei compensi e dei benefit nel trattenere i manager all’estero. Come sottolinea il presidente di Manageritalia, Mario Mantovani, “non c’è fisco che tenga quando i compensi sono troppo bassi”. È un fatto incontrovertibile che spesso i salari offerti all’estero siano nettamente superiori a quelli praticati in Italia, rendendo l’idea del rientro meno allettante.

 

Merito e crescita, non solo soldi

Ma non sono solo le questioni economiche a influenzare la permanenza all’estero. La ricerca evidenzia anche l’importanza attribuita alla meritocrazia e all’innovazione, due aspetti che, purtroppo, in Italia spesso risultano essere in secondo piano rispetto ad altri fattori. Molti manager italiani all’estero sperimentano una maggiore valorizzazione del merito e maggiori opportunità di crescita, elementi che rendono il loro percorso professionale più soddisfacente e gratificante.

L’esperienza all’estero, per chi ha avuto modo di farla, ha rappresentato una continua fonte di crescita professionale e personale. La ricerca di percorsi stimolanti e interessanti è stata una delle ragioni principali che spingono ad attraversare i confini nazionali. E questa ricerca di nuove sfide è condivisa da molti altri professionisti italiani all’estero, come dimostrato dal dato che il 60,1% dei manager intervistati ha indicato la ricerca di percorsi professionali più interessanti come motivazione principale per la propria emigrazione.

 

Permane il desiderio di riavvicinarsi all’Italia

Tuttavia, non possiamo ignorare il desiderio di molti di riavvicinarsi alla famiglia e alla qualità della vita che l’Italia può offrire. Ma anche in questo caso, il rientro non è sempre scontato. L’82,9% dei manager all’estero apprezza il valore attribuito alla meritocrazia nel Paese ospitante, un aspetto che talvolta manca nel contesto lavorativo italiano.

La recente modifica normativa che riguarda il rimpatrio dei cervelli ha complicato ulteriormente la situazione per chi stava valutando il ritorno in patria. La riforma fiscale, che ha introdotto criteri meno vantaggiosi e più stringenti, ha indotto molti manager a riconsiderare la propria decisione di rientro, rendendo l’offerta italiana meno attraente.

 

La ricerca riguarda i manager, ma gli altri italiani all’estero?

La ricerca riguarda l’esperienza dei manager italiani all’estero, non l’intera comunità di oltre 6 milioni di italiani all’estero. È una fotografia complessa e variegata, influenzata da una serie di fattori che vanno oltre la mera questione economica. Mentre molti apprezzano le opportunità professionali e la meritocrazia presenti all’estero, non possiamo ignorare il legame emotivo con il nostro Paese d’origine e la voglia di contribuire al suo sviluppo. Tuttavia, affrontare una realtà lavorativa spesso complicata e una normativa fiscale poco favorevole rende il ritorno in Italia una decisione difficile da prendere per molti di noi.

Ricordiamoci che gli italiani all’estero svolgono ogni sorta di lavoro, in condizioni non sempre vantaggiose e che stare lontano da casa non è mai la prima scelta. Gli italiani che ricoprono ruoli dirigenziali sono una minoranza di questa enorme popolazione spesso dimenticata da Roma (come visto nel nostro report di fine 2023 – 100 storie di Rientri). Secondo le stime di Manageritalia, i dirigenti all’estero come expat e con altri contratti sono circa 30.000, in aumento del 40% negli ultimi 10 anni. Tanti, ma pur sempre una minoranza.

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