Il Grande Fratello dietro smartphone e altri dispositivi ha riacceso il dibattito sulla privacy digitale

Il Grande Fratello dietro smartphone e altri dispositivi ha riacceso il dibattito sulla privacy digitale

Di
Redazione Millionaire
4 Gennaio 2024

Lo smartphone ci ascolta? La verità è ancora in dubbio

La notizia della società di marketing Cox Media Group che pubblicizzava un servizio per ascoltare le conversazioni degli utenti tramite smartphone, smart TV e altri dispositivi ha riacceso il dibattito sulla privacy digitale. La società, che ha poi rimosso la pagina web che pubblicizzava il servizio, affermava di poter utilizzare l’intelligenza artificiale per identificare le conversazioni rilevanti e fornire agli inserzionisti locali un elenco settimanale di consumatori che sono sul mercato per un determinato prodotto o servizio. In pratica, se una persona parlava di voler cambiare casa, avrebbe ricevuto immediatamente un’inserzione relativa a varie agenzie immobiliari su Google, YouTube, Bing e altri.

La smentita di Cox Media

Dopo la scoperta di 404 Media, Cox Media Group ha precisato che le sue aziende “non ascoltano alcuna conversazione, ma hanno accesso ad un set di dati aggregati, anonimizzati e completamente crittografati di terze parti che possono essere utilizzati per il posizionamento di annunci pubblicitari”. In pratica, secondo la società, l’accesso di CMG Local Solutions ai dati pubblicitari basati sulla voce viene raccolto da piattaforme e dispositivi di terze parti “secondo i termini e le condizioni forniti da tali app e accettati dai loro utenti”. In sintesi, secondo la società, i dati sarebbero raccolti attraverso applicazioni che scarichiamo e che hanno legalmente accesso al nostro microfono.

La posizione di Google, Amazon e Apple

Interpellati da 404 Media, Google ha dichiarato che con Android 11 e versioni successive, le app non possono accedere al microfono o alla fotocamera mentre sono in esecuzione in background, anche se gli utenti, con la loro installazione, hanno concesso l’autorizzazione esplicita per farlo (con i lunghissimi termini del servizio che non leggiamo mai). Amazon ha spiegato che «il prodotto descritto non sarebbe utilizzabile sui dispositivi Echo, perché non condividiamo le registrazioni vocali con terze parti». Apple, che proprio sulla privacy ha costruito una forte narrazione, si difende affermando che nessuna app può accedere al microfono o alla fotocamera di un iPhone o iPad senza autorizzazione, affermando inoltre che i dati raccolti per l’assistente vocale Siri «non vengono utilizzati per creare un profilo di marketing e vengono mai venduti a nessuno». Da parte di Microsoft non è pervenuta nessuna risposta.

La verità è ancora in dubbio

A parte il servizio pubblicizzato da Cox Media, non ci sono notizie di altre società che utilizzerebbero questo servizio per vendere pubblicità profilate. Che sia una bufala orchestrata per attrarre potenziali clienti o un servizio sperimentale, la nostra pulce nell’orecchio continua a darci fastidio.

Le implicazioni della vicenda

Se la vicenda fosse vera, avrebbe implicazioni molto gravi per la privacy degli utenti. Infatti, significherebbe che le nostre conversazioni private potrebbero essere ascoltate e utilizzate per creare profili di marketing senza il nostro consenso. Questo rappresenterebbe un’invasione della privacy senza precedenti, che potrebbe avere un impatto significativo sulla nostra libertà di espressione e sul nostro diritto alla riservatezza.

Cosa possiamo fare

Per proteggere la nostra privacy, è importante essere consapevoli delle implicazioni di ciò che consentiamo alle app di fare. Prima di installare un’app, è importante leggere attentamente i termini di servizio e le autorizzazioni che richiede. Inoltre, è possibile modificare le impostazioni del proprio dispositivo per limitare l’accesso delle app al microfono e alla fotocamera. Infine, è importante essere critici nei confronti della pubblicità che vediamo online. Se vediamo un annuncio che sembra troppo pertinente alle nostre conversazioni, è possibile che sia stato generato sulla base di dati raccolti dalle nostre conversazioni.

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