Il metodo player-coach è utilizzato anche nel business

Il metodo player-coach è utilizzato anche nel business

Di
Samuel Lo Gioco
14 Dicembre 2023

Ammettiamolo: per lavorare al giorno d’oggi serve una preparazione psico-fisica degna di un atleta, stando al passo serrato con obiettivi, scadenze e processi. Del resto non c’è una colpa, anche questo si chiama progresso e i mercati ne dettano le regole. Come succede anche nello sport, le aspettative sono sempre più alte, non cerchiamo semplici esecutori ma veri talenti, perché tutti vogliamo “fare la differenza”. Prendendo ispirazione proprio dal mondo dello sport e dai suoi attori, declinandolo nel contesto lavorativo, ecco che nasce la figura del player-coach manager style: il talento che genera talenti. In sostanza è un leader o manager che non solo riveste il ruolo di giocatore attivo all’interno del team, ma anche quello di allenatore o supervisore, guidando la squadra verso una crescita collettiva. Il termine “player-coach manager” ha le sue origini nel mondo dello sport, ma data la sua rilevanza è stato adattato anche ai modelli di leadership aziendale. 

Per chiarezza, possiamo citare alcune figure emblematiche nel panorama sportivo internazionale: Pep Guardiola, conosciuto per il suo approccio collaborativo, ha guidato al successo squadre come il Barcellona, il Bayern Monaco e il Manchester City; Jürgen Klopp, tecnico tedesco, è un altro esempio: sotto la sua guida il Liverpool vinse la Champions League, la Premier League e la Coppa di Lega inglese.

Poi c’è Mike Krzyzewski, coach della squadra di basket maschile della Duke University, che è stato un pioniere del player-coach management style. Sotto la sua guida, la Duke University ha vinto cinque titoli NCAA. In Italia, abbiamo esempi calzanti, come Roberto Mancini: da tecnico della Nazionale italiana, noto per il suo stile di gestione collaborativo, ha portato alla vittoria dell’Italia agli Europei 2021.

Poi abbiamo Stefano Pioli, tecnico del Milan, altro esempio di allenatore italiano che ha adottato con successo il player-coach management style. Sotto la sua guida, il Milan ha vinto lo scudetto 2021-2022. E per finire vorrei ricordare Alessandro Del Piero, ex capitano, è stato un leader carismatico sempre impegnato nel coinvolgere i suoi compagni di squadra durante le decisioni e nella definizione degli obiettivi. Ritornando al mondo aziendale, già da anni notiamo questa tendenza in alcune grandi realtà. Per citarne alcune abbiamo Google, dove è stata adottata una forma di coaching tra colleghi, e Netflix, nota per la sua cultura aziendale incentrata sulla performance, che offre programmi di formazione e sviluppo.

 

 

Questo metodo può essere adatto a tutte le realtà?

Assolutamente no. È fondamentale comprendere la situazione di partenza per valutarne l’effettiva applicazione, altrimenti risulterebbe sicuramente fallimentare e frustrante, sia per i registi che per i lavoratori. Il rischio è di investire tempo ed energie nel compiere un passo troppo lungo per le nostre gambe. Immaginiamo un’azienda che da oltre un decennio applichi un modello di governance piramidale, con un approccio alla leadership “vecchio stampo” (delega e controlla, non collaborazione), ecco che implementare un modello di player-coach management avrebbe un impatto devastante al punto che destabilizzerebbe senz’altro la produttività. 

In questi casi è assolutamente importante che un processo di change management del genere sia graduale e pianificato nel tempo, oltre a essere collaborativo. Per descrivere chiaramente un processo di cambiamento, che sia nella vita privata e lavorativa, o soprattutto in organizzazioni aziendali, possiamo prendere come esempio la teoria della “curva di Kübler Ross”, pensata dalla omonima Elisabeth Kübler Ross nel 1969. Essa analizza i processi nell’elaborazione di un lutto ma, sempre più spesso, viene utilizzata anche in processi di change management. In questa sua teoria sul cambiamento, rappresentato in un lasso temporale figurante una curva, inizialmente, spesso intimoriti, entriamo in una fase di negazione. Quando la realtà del cambiamento diventa evidente, possono emergere stati d’animo come rabbia o resistenza. Questa frizione, con il passare del tempo, porta a uno stato di accettazione positiva verso i nuovi scenari. 

In conclusione, possiamo senza dubbio affermare che il player-coach manager, l’allenatore che gioca al tuo fianco, potrà in un futuro non troppo lontano essere un valido alleato per le aziende moderne. Eppure coloro che saranno chiamati in campo dovranno stare molto attenti. Aguzzando la vista, dovranno essere capaci di intervenire e anticipare gli ostacoli con lungimiranza, per rendere quella tanto desiderata curva del cambiamento sempre meno spigolosa per tutti.

 

Articolo pubblicato su Millionaire di novembre 2023.

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