Il segreto della felicità

Il segreto della felicità

Di
Alessandro Paolucci @Dio
9 Aprile 2023

Oggi (e quindi anche nel pranzo di Pasqua) si parlerà molto del calo di natalità in Italia, perché sono usciti nuovi dati Istat: l’Italia è al minimo storico da un secolo e mezzo.

Il dato che trovo più interessante in questa faccenda è quello sull’ultimo anno in cui la natalità è stata in positivo, cioè il 2008. Lo so, con le date ci andate poco d’accordo, ma se ci ripensate quello è stato l’anno della grande crisi finanziaria di questa generazione, il botto dei botti: il crack di Lehman Brothers, che senza entrare nei dettagli ha proprio generato un impoverimento generale, e una sensazione (fondata, uh, fondatissima) di precarietà.

Per le grandi banche americane già tirava una brutta aria da prima, ma il grosso del disastro è avvenuto in autunno, e l’anno era praticamente finito quando ormai si era capito che quella era stata una botta molto grossa, diciamo paragonabile al 1929 che si studia a scuola.
Si trattava di alta finanza, CDO, CDS, meccanismi complicati, ma il succo era chiaro: era successo un casino epocale per cui l’economia, il lavoro, la stabilità, niente sarebbe stato più come prima. Gli adulti di allora erano stranamente tranquilli, per le famiglie era solo l’ennesimo casino, ne avevano visti tanti e nessuno aveva davvero cambiato il mondo… ma i giovani avevano snasato l’aria, avevano capito che non era proprio la solita roba, così hanno pensato: vediamo di non complicarci inutilmente la vita, vediamo di non infilarci in guai che possiamo evitare.

Insomma, a meno che non diventiamo milionari all’improvviso, vediamo di non comprare casa, e vediamo di non fare figli. Sì, sì, magari un giorno compreremo, faremo, ma per adesso no (anche perché il mutuo non ce lo danno mica). Aspettiamo un momento migliore, ecco, tanto le cose si aggiusteranno, non possono solo peggiorare.

Nel frattempo sono passati quasi quindici anni, e il momento migliore indovina un po’? Non è arrivato, decisamente no. Governi che non risolvevano nulla, economia che non ripartiva, paese che nel migliore dei casi galleggiava, e a una certa è arrivata anche una pandemia, tanto per celebrare il centenario della pandemia di un secolo prima, e poi anche le conseguenze economiche di una guerra.

Quando ti diverti il tempo passa in fretta, e quindi ridendo e scherzando eccoci al calo record di natalità: mai così pochi nati dall’unità d’Italia. A questo punto analizzando la situazione non vi sarà sfuggita la principale causa di questo tracollo. Avete capito di cosa sto parlando.

La crisi economica? No. La finanza tossica e sregolata? Ma no. La cronica mancanza italiana di politiche a sostegno della famiglia? Ma no!

Il vero, ineluttabile problema che ha spinto quei giovani italiani (ormai non più tanto giovani) a non fare figli è l’istruzione. Questa è la generazione più laureata della storia italiana, e non solo, perché è anche una generazione cresciuta nell’era del web, abituata a informarsi ogni cinque minuti. Questi possono sapere tutto in qualunque momento, e se non sono del tutto rimbambiti sanno anche sgamare le bufale e capire come vanno le cose con sufficiente precisione, così da farsi venire l’ansia del futuro diverse volte al giorno.

Ripeto: istruiti, quindi informati, quindi ansiosi. Una combinazione micidiale. Se i giovini che hanno vissuto la crisi del 2008 avessero letto di meno, non avrebbero avuto gli strumenti per capire (o almeno intuire) la vastità del casino intorno a loro, avrebbero avuto un orizzonte mentale più ristretto e rassicurante: come i cavalli di una volta, avrebbero avuto il paraocchi per andare dritti sulla strada già tracciata, e quindi non si sarebbero spaventati.

Si sarebbero alzati al mattino come in qualunque altro periodo, si sarebbero barcamenati come sempre e avrebbero figliato come le precedenti generazioni, per poi accorgersi che era tutto stranamente difficile e costoso. Chissà come mai? Boh, pazienza, ormai si tira avanti.

E invece questi hanno studiato. Capite la tragedia? Una generazione un minimo istruita purtroppo si accorge quando non ci sono prospettive, e quindi se ne va. I giovani vanno a lavorare dove possono investire la loro istruzione, cioè all’estero, e anche a fare figli. Perché li vogliono fare, certo che vogliono, solo che – per usare un termine tecnico – non sono scemi.

Eccoli, i danni dell’istruzione. In futuro siate più responsabili verso il vostro paese: dite ai vostri (pochi) figli di non studiare, così da poter affrontare il futuro con la spensieratezza e con il sorriso. Se non sai fare due più due, se non vedi arrivare le catastrofi finanziare, non ti spaventi, non ti metti lì a cercare un modo per risolvere i problemi, o almeno per schivarli: pensi solo a riprodurti.

Questo è il segreto della fertilità, e forse anche della felicità.

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