Padre perdonali, perché (a Roma) non sanno quello che fanno.
Nomadi digitali: l’Italia apre le porte, piano piano e non a tutti.
Dopo quasi due anni di attesa, il decreto attuativo per il visto “Nomadi digitali” è stato firmato da quattro ministeri, definendo i requisiti e le procedure per ottenere il permesso di soggiorno e lavorare da remoto nel nostro Paese.
Un’occasione persa?
Nonostante l’entusiasmo iniziale, c’è da chiedersi se l’Italia non stia perdendo un’occasione importante. Rispetto ad altri “concorrenti” stranieri, come Portogallo, Spagna o persino Germania, l’Italia si dimostra ancora lenta e poco competitiva. Soprattutto si dimostra piuttosto miope e poco consapevole di quale che sia la vera opportunità su cui altri paesi, anche in Europa, sono stati molto più veloci e visionari.
Cosa prevede la norma, in massima sintesi?
Requisiti per il visto:
– Reddito minimo annuo di circa 28.000 euro.
– Assicurazione sanitaria.
– Dimostrazione di alloggio.
– Esperienza lavorativa di almeno 6 mesi come nomade digitale o lavoratore da remoto.
Richiesta del visto:
– Presentata all’ufficio diplomatico-consolare competente.
– Dichiarazione del datore di lavoro.
– Autocertificazione del lavoratore.
Rilascio del permesso di soggiorno:
– Richiesto alla questura entro 8 giorni lavorativi dall’ingresso in Italia.
– Validità di un anno, rinnovabile annualmente.
– Permette il ricongiungimento familiare.
Copertura previdenziale e assistenziale:
– Applicazione delle convenzioni bilaterali, se esistenti.
– In assenza, applicazione delle coperture previdenziali e assicurative italiane.
Codice fiscale e Partita Iva:
– Rilasciati dalla questura al momento del permesso di soggiorno.
– Richiesta di Partita Iva all’Agenzia delle Entrate.
Rifiuto o revoca del visto/permesso di soggiorno:
– Possibile per condanne penali o violazioni fiscali.
Se qualcuno di voi ha avuto bisogno di fare un qualsiasi documento in Italia, senza menzionare il disastro ‘Passaporti’, sicuramente sorriderà a pensare come i nostri uffici pubblici potranno gestire migliaia di richieste di giovani stranieri potenziali nomadi digitali in Italia.
Vediamo alcuni dei punti critici:
– Reddito minimo annuo elevato: il requisito di un reddito minimo annuo di circa 28mila euro è piuttosto alto rispetto ad altri paesi, che si aggirano intorno ai 17-20mila euro. Non solo. Si chiede di presentare la domanda con una lettera del datore di lavoro, quando quasi il 70% dei digital nomad al mondo sono freelance!
– Burocrazia complessa: la procedura per ottenere il visto e il permesso di soggiorno è ancora piuttosto complessa e richiede diverse formalità.
– Mancanza di incentivi: l’Italia non offre incentivi fiscali o sconti per attirare i nomadi digitali, a differenza di altri paesi che puntano su questa strategia per attrarre capitali e talenti. I nostri regolati si sono anzi preoccupati di attribuire subito un codice fiscale ed una partita iva ai nuovi arrivati…
– Connessione internet non sempre affidabile: la qualità della connessione internet in Italia è ancora un problema in alcune zone, soprattutto rurali, rendendola meno attraente per i nomadi digitali che necessitano di una connessione stabile e veloce.
L’Italia ha tutte le carte in regola per essere una destinazione ideale per i nomadi digitali:
– Bellezze paesaggistiche e artistiche: l’Italia offre un patrimonio storico e culturale ineguagliabile, con paesaggi mozzafiato e città d’arte ricche di fascino.
– Clima mediterraneo: il clima mite e piacevole per gran parte dell’anno rende l’Italia un luogo ideale per vivere e lavorare all’aperto.
– Costo della vita relativamente basso: rispetto ad altri paesi europei, il costo della vita in Italia è ancora relativamente basso, soprattutto al di fuori delle grandi città.
– Cucina eccellente: la cucina italiana è rinomata in tutto il mondo per la sua qualità e varietà, offrendo un’esperienza culinaria unica ai nomadi digitali.
Serve una strategia più efficace
L’Italia ha il potenziale per diventare un leader nel turismo dei nomadi digitali, ma deve accelerare il passo e semplificare le procedure. Per competere con i suoi rivali, l’Italia dovrebbe:
– Ridurre il reddito minimo annuo richiesto.
– Sburocratizzare il processo di richiesta del visto e del permesso di soggiorno.
– Offrire incentivi fiscali (o almeno semplificazioni) per i nomadi digitali.
– Investire nella infrastruttura internet per garantirne la qualità in tutto il territorio.
Con una strategia più efficace, l’Italia può finalmente sfruttare il suo enorme potenziale e attirare una grande fetta di nomadi digitali, con benefici per l’economia, il turismo e l’occupazione, soprattutto nelle aree interne vicine ad aeroporti internazionali, candidate ideali per nuovi hub.
L’apertura dell’Italia ai nomadi digitali è un passo nella giusta direzione, ma c’è ancora molta strada da fare per rendere il paese davvero competitivo a livello internazionale. A leggere la nuova norma sembra tuttavia che si prefiguri l’ennesima occasione mancata, perché a Roma, fin troppo spesso sembra proprio che non sappiano cosa fare.
Per questo, Padre perdonali! Ma per quanto ancora?