Italia: incubatori & innovazione

Di
Redazione Millionaire
14 Dicembre 2022

Esistono solo 5 acceleratori di cui si fidano i VCs Europei

 

Dopo lo scoppio della dot.com bubble negli Stati Uniti nei primi anni 2000, nacque la necessità per gli investitori startup (VCs) di tutto il Mondo di avere maggiori garanzie sui propri investimenti early-stage. Sotto il profilo finanziario infatti, le startup erano (e sono tutt’oggi) considerate da molti dei “Junk asset” ovvero “attività spazzatura”, visto l’elevato grado di rischio dell’investimento e l’altissima probabilità di fallimento a cui esse sono esposte. Diverse fonti autorevoli calcolano che ogni 10 startup, 9 falliscono nei primi anni. Eppure, quell’unica startup di successo su 10 potrebbe far recuperare l’investimento di tutte, promettendo ritorni di 10x – 50x o addirittura 100x.

Per far fronte a questo rischio di sistema, negli ultimi venti anni sono proliferati nel mondo, e soprattutto in Europa (dove è presente una generalizzata maggiore avversione al rischio), numerose organizzazioni a supporto delle startup: gli incubatori e acceleratori di business. Il gioco degli acceleratori è un gioco di quantità: questi investono poco capitale in fase early-stage in tante diverse startup, creando un portafoglio ben diversificato di imprese che vengono supportate e appunto, accelerate. Gli acceleratori europei sono storicamente considerati un pilastro di innovazione in Europa. Essi fungono da ponte tra gli imprenditori e gli investitori più grandi, i Venture Capital, che tra le migliaia di startup sul mercato, sanno che quelle ospitate dagli acceleratori hanno più probabilità di successo. Ma è davvero così?

Sifted, nota rivista economica online, ha pubblicato un articolo in cui si afferma che, tra più di 1200 acceleratori presenti in Europa, i VC europei si fidano soltanto del giudizio di 2-5 di loro. L’articolo mette in luce che, in fin dei conti, non è detto che un percorso di accelerazione incrementi le possibilità di ricevere “scale-up money”, ovvero investimenti più grandi dei VC europei necessari a scalare il mercato. Sono solo pochissimi quegli acceleratori di cui si fidano i VC europei.

 

Quali sono gli acceleratori di cui si fidano i VC europei?

Entrepreneur First: Rispetto ai 20 VC europei intervistati, più della metà ha speso buone parole per il “talent investor” Entrepreneur First, nato a Londra nel 2011 e operante ad oggi a Toronto, Londra, Berlino, Parigi, Singapore e Bangalore. Il focus di EF è sui singoli individui con potenziale imprenditoriale, che vengono “accoppiati” al fine di formare un team. Attraverso questo metodo, EF è arrivata ad investire in più di 600 startups in circa 11 anni. In media EF investe £80k per il 10% delle proprie startups.

Y Combinator: È considerato il primo acceleratore al mondo, fondato dal famosissimo Paul Graham nel 2005 a Cambridge, Massachusetts. Attualmente opera anche e soprattutto online. Il focus di Y Combinator sono le startup in fase seed, di qualsiasi settore. Airbnb è una delle startup di successo del suo portfolio. Y Combiator è una garanzia come brand, avendo supportato più di 3,000 startups sin dalla fondazione. In media fornisce un investimento di $500k ad ogni startup. Di cui $125k per il 7% dell’equity, e il resto in servizi agevolati per le proprie portfolio startups.

Startup Wise Guys: È l’acceleratore europeo per startup B2B più attivo in Europa. Nato a Tallinn, in Estonia nel 2012, ha investito in più di 300 portfolio di startups, appartenenti a diversi settori come SaaS, fintech, sustainability, AR/VR e cybersecurity. Investe circa €90k per il 9% di equity di ciascuna startup, con possibilità di investimenti aggiuntivi. SWG è inoltre uno degli acceleratori più attivi in Italia, attraverso i due programmi di accelerazione SaaS a Milano, e Cybersecurity a Cosenza.

TechStars: Dal 2006, anno della sua fondazione, Techstars ha investito in più di 3,300 startups, essendo uno degli acceleratori più attivi al mondo. Ha sedi e uffici in diversi paesi d’Europa come la Germania, Svezia, Italia, Norvegia, Olanda e Francia. In media investe $20k in cash per il 6% di equity, e un addizionale $100k attraverso note convertibili. Techstar è agnostico in termini di settore, ciò significa che accettano startups appartenenti a diversi verticali.

Plug and Play: Ha un modello di business diverso rispetto agli altri, perchè più che essere un acceleratore puro è un early-stage VC con programmi di accelerazione. Lavora al fianco di partner aziendali più grandi, governi e NGOs che hanno delle specifiche esigenze di innovazione e sono disposte a comprare o investire in giovani aziende (le startup). Questo modello collaborativo ha permesso a P&P di investire in 5,200+ startup dal 2013 ad oggi.

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